E’ guerra globale. Il gruppo Stato islamico (Is) è l’organizzazione terroristica più letale del mondo. Oggi in Iraq, un autobomba: 80 morti e 135 feriti. l’Isis ha fatto sapere che l’attacco era mirato a “una concentrazione di rinnegati”, riferendosi agli sciiti. L’altro ieri in Bangladesh, un commando di 9 uomini ha barbaramente sgozzato nove italiani a Dacca. Il terrorismo islamico nasce dal movimento salafita sunnita e, prima con Al Qaeda oggi con lo Stato Islamico, ha come obiettivo quello di combattere le opposizioni religiose, politiche e culturali in ogni parte del mondo. I musulmani sciiti in medio oriente e i i sufi dell’Africa occidentale sono di gran lunga le prime vittime dell’organizzazione jihadista, ma anche il popolo occidentale per la caratteristica culturale democratica e il capitalismo delle multinazionali, il potere che più fa più concorrenza ad Al Baghdadi.
Nonostante l’Isis abbia perso terreno in Siria e Iraq, il Califfato continua ad accrescere le sue file con nuove risorse infiltrandosi in molti Paesi e i varie culture. Lo Stato islamico ha un costante bisogno di nuove “imprese” per rimanere nelle prime pagine dei giornali occidentali. E se in Siria ha perso peso mediatico, allora tenta azioni eclatanti all’estero. Bisogna però precisare che le nuove cellule dell’Isis sparse nel mondo non sono composte da miliziani siriani. Si tratta di gruppi terroristici pre-esistenti nei singoli Paesi che in cambio dell’affiliazione con lo Stato islamico si vedono accrescere notevolmente il loro potere e la loro visibilità. In questa maniera l’Isis accresce la sua immagine sempre più attraente a nuovi possibili adepti. Il Califfato non possiede quindi confini visibili ma gruppi, più o meno fedeli, che operano in nome dalla sua bandiera.
Lo Stato islamico è in Libia come estensione del nucleo siro-iracheno. In Algeria il gruppo filo Isis più radicato nel territorio è Al Qaeda in Maghreb, ma nel Paese sono presenti altre formazioni come Al Murabitun. In Egitto è la milizia Wilayat Sinai unitasi allo Stato islamico nel novembre del 2014 a compiere gli attentati. In Tunisia, proprio per la caratterizzazione democratica, gli uomini del gruppo Ukba ibn Nafaa hanno organizzato una serie di attacchi terroristici tesi a colpire il turismo, cuore dell’economia tunisina. In Africa, in marzo 2015, il gruppo terrorista nigeriano Boko Haram ha ufficializzato in un videomessaggio l’alleanza con l’Isis. In Somalia è il gruppo Al Shabab ad essersi unito al Califfato. Lo Yemen è stato dichiarato provincia del Califfato dopo che la guerra civile tra gli Houti sciiti e il governo sunnita avevano distrutto il Paese.
Passiamo all’Asia. In luglio 2015, l’Isis ha annunciato la creazione di un nuovo governatorato nel Nord del Caucaso dopo che alcuni militanti nell’area hanno promesso il loro appoggio allo Stato islamico. In gennaio 2016, un gruppo di miliziani legato allo Stato islamico ha aperto il fuoco sulla polizia e provocato esplosioni nel centro di Jakarta, capitale dell’Indonesia. Centinaia di indonesiani si sono recati in Siria e in Iraq per unirsi al Califfato. Gruppi islamici radicali come Darul Islam e formazioni terroristiche come Jemaah Islamiah hanno ufficializzato il legame all’Isis. In gruppo Katibah Nusantara, malaysiano lotta per Stato islamico minacciando il governo di Kuala Lampur. In Bangladesh, lo Stato islamico ha rivendicato una serie di attentati fra il 2015 e l’altro ieri quello di Dacca, che ha colpito l’Italia e che, quindi, è stato maggiormente sentito nel nostro Paese che fino ad ora non ha ricevuto attacchi diretti sul territorio.
L’Europa non è esente ed è un obiettivo da lungo tempo, gruppi filo islamici sono stati coinvolti negli ultimi attentati di Bruxelles e Parigi ma sono 12 gli anni di continui attentati terroristici in cui l’Europa è stata sotto attacco, da Oslo a Madrid a Londra. Le Monde ha recensito un centinaio di attentati ed esecuzioni di ostaggi commessi dall’organizzazione e dalle sue diverse “filiali” in tutto il mondo dal giugno 2014, data di proclamazione del “califfato”. Al di là delle operazioni militari convenzionali contro eserciti in guerra e delle esecuzioni punitive o etniche in Iraq e Siria, l’Isis e i gruppi affiliati hanno provocato la morte di oltre 1.700 persone nel mondo.
Gli esperti di geopolitica internazionale stanno da tempo evidenziando la sempre più violenta versione dell’estremismo islamico e il coinvolgimento in un unica ideologia opportunistica i vari gruppi terroristici locali nei vari Paesi del mondo. La popolazione su cui fa presa questo estremismo ideologico è quella più povera e sfruttata e poco istruita. E’ evidente come la responsabilità occidentale e le guerre provocate in Medio Oriente negli ultimi 20 anni abbiano un peso non indifferente in tutto questo e come il Califfato voglia spingere ulteriormente sui meccanismi che facilitino il plagio delle masse per poter contare sempre su “armi umane” da mandare al macello in attentati suicidi. Il mondo occidentale e i meccanismi e gli interessi su cui è retto dovrebbero tenerne conto.