Governo di destra, Europa meno europeista e tanta confusione anche sinistra. Eppure c’è uno spazio socialista da colmare e rappresentare
Inutile farsi molte illusioni. Lo stato dell’arte è questo: in Italia un governo di destra, guidato da un partito molto di destra (la Lega), un’opposizione che stenta (molto) a fare il suo lavoro, un’Europa che (Merkel e Macron compresi) è pronta ad assorbire i bavaresi, gli Orban e persino i Salvini, candidando Weber alla guida della Commissione europea. Perchè se no, pensa la cancelliera tedesca, l’alleanza Cdu-Csu in Germania pagherebbe un prezzo elettorale troppo elevato. Intanto nella sinistra italiana non mancano, in un quadro di grande confusione, spiragli di novità: la marginalizzazione di Renzi e del renzismo all’interno del Pd, la ripresa di attenzione e attrazione nelle feste dell’Unità verso Pierluigi Bersani e altro, mentre (e questo lo considero un dato negativo) LeU non è riuscito ancora a diventare partito e continuano a confrontarsi nella sinistra preoccupanti sintomi di ulteriori sfilacciamenti.
Cominciamo dall’Europa e dal caso Weber. Quest’ultimo, cristiano sociale, sarà il candidato del Ppe per la Commissione europea. Questo vuol dire che alla fine la signora Merkel, che pure aveva resistito alle sbandate antieuropeiste della destra della sua coalizione ha infine deciso di appoggiare la linea “dei falchi bavaresi“, come ha osservato su “Repubblica” Stefano Folli. Il quale ha aggiunto: “Con ciò spera di salvare la coalizione Cdu- Csu e di contrastare la drammatica avanzata dell’estrema destra di Alternative“. Come dire che per contrastare i bavaresi Orban e Salvini, si aprono le loro le porte dell’Europa con buona pace dell’europeismo e della sua storia. Intanto oggi si sta votando in Svezia e non sono previste buone notizie.
Chi paga, ed ha già in larga parte pagato questo sono soprattutto i socialisti: in Germania ma non soltanto. I quali socialisti, vale anche per la Francia e altrove, si sono dissanguati in questi anni di grandi coalizioni per contrastare le derive di destra, perdendo credito a sinistra e ora si vedono ancora più in difficoltà dopo che i loro alleati di Ppe e dintorni aprono alle rispettive destre interne (Orban è già nel Ppe) ed esterne (Salvini e lepenisti). Potrebbe essere anche una buona occasione per la Spd e per altre forze di sinistra di tornare a fare il proprio mestiere, recuperando la propria storia europea ed europeista.
Veniamo ora alle cose di casa nostra. Del Governo e della sua confusa maggioranza abbiamo già detto più volte. Questa maggioranza è stata e viene più volte indicata come anti sistema. Anti sistema forse sì, ma siamo sicuri che sia anche anti establishment? Salvini è stato accolto con un certo calore dai convenuti all’ennesimo appuntamento dello studio Ambrosetti a Cernobbio (banchieri finanzieri confindustriali e quant’altro). Nè sfugge l’attenzione che quel mondo, in diverse occasioni, ha riservato alla Lega e a Salvini, anche in occasione del crollo del ponte di Genova. Si ha quasi l’impressione che l’establishment tutto sommato consideri la sponda leghista del Governo come una garanzia rispetto alle intemperanze di altri. Come dire: su reddito di cittadinanza e altro la Confindustria minaccia di scendere in piazza, ma poi, in fondo, la Lega è quella che anche se esagera un po’ contro i migranti, ha promesso di ridurre le tasse. E quindi meglio ritrovarci insieme. Magari a Cernobbio.
Quanto all’opposizione di sinistra è certamente positivo che anche nel Pd sia maturata la convinzione che la scelta dei pop corn come linea politica sia stata una sciocchezza pazzesca che ha non poco favorito la marginalizzazione di Renzi. Così come ha ragione D’Alema ad aver detto che se Zingaretti (aggiungeri: o altri) sarà alla guida del Pd al posto di Renzi sarà da valutare come un fatto positivo. In fondo cominciano a farsi strada in buona parte del partito democratico quelle che sono state le ragioni di chi ha lasciato, considerando del tutto sbagliata la battaglia per cambiare rilevantemente la Costituzione italiana.
Intanto però a sinistra del Pd Liberi e Uguali non è riuscito ancora a farsi partito. E penso che sarebbe un errore da sottolineare con la matita blu se non dovessimo percorrere rapidamente (settimane non mesi) quell’obiettivo. Guai ad essere tentati da interferire, magari organizzativamente, con il Congresso o altro del Pd. A ciascuno il suo. In politica ci possono essere scissioni e unificazioni. Mai riassorbimenti.
Peraltro c’è un vuoto anche culturale a sinistra. Un vuoto non solo italiano ma europeo. Un vuoto che ha un nome che molti hanno paura di pronunciare: socialismo. Questo ci offre uno spazio politico da colmare: quello che chiamerei spazio socialdemocratico, nel quale io credo si possa ritrovare, e bene, gran parte del mondo della sinistra cristiana: la quale in Italia ha radici antiche da Alessandro Manzoni a Don Milani e un riferimento, quello di Papa Francesco, che non è esclusiva dei credenti.
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Foto in evidenza: Il premier Giuseppe Connte al forum Ambrosetti di Cernobbio