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GroKo: Molto pragmatismo, poca ispirazione

Traduzione dell’articolo di Stefan Braun pubblicato sulla Süddeutsche Zeitung con il titolo “Da fehlt etwas” (7 febbraio 2018).

La nuova vecchia Grande Coalizione non sarà una festa sfavillante e non farà magie. Dopo dodici anni di Angela Merkel, la speranza è rimasta un’illusione. In molti, nei partiti dell’Unione [CDU e CSU, ndr], sembrano esausti e nell’SPD si assiste a troppe lotte intestine sul futuro del partito. Il tira e molla delle ultime ventiquattr’ore lo ha decisamente confermato. E dà l’idea di quanto tutto sarà fragile nelle settimane a venire.

Nonostante questo, ciò che Angela Merkel, Horst Seehofer e Martin Schulz presenteranno come un accordo di coalizione è un tentativo onorevole di ristabilire quattro anni di cooperazione. Miliardi per scuole migliori, miliardi per una sanità migliore, investimenti nella digitalizzazione, più soldi per l’edilizia popolare – non è nulla di sensazionale, tantomeno una rivoluzione. Ma è un passo ragionevole e indispensabile per ridimensionare alcune grosse questioni in sospeso del Paese. Pragmatico, pratico, ragionevole – ecco come si potrebbe descrivere. […]

Ovviamente, questo accordo ispira davvero poco. Ed è questo il motivo per cui non susciterà grandi passioni. La sobrietà della Merkel – ce l’ha fatta ancora una volta, un’ultima volta. Non è sufficiente per sentirsi euforici. […]

Per quanto i programmi possano sembrare generosi, presi uno per uno, l’Unione e l’SPD possono permetterseli grazie a enormi surplus di bilancio. È impensabile cosa sarebbe accaduto se la Germania fosse stata in una situazione economica più difficile. […]

Quello che è stato deciso è difficile che sia sufficiente per rispondere agli attacchi e alle sfide dell’AfD. L’AfD mette in discussione l’esistenza stessa di partiti, parlamenti e governi. Quindi, era auspicabile una risposta più ambiziosa. Ma il trio Merkel, Schulz e Seehofer sembra esausto e, nonostante tutte le promesse economiche, esitante nel rispondere a queste sfide con qualcosa di più grande. […]

E c’è un punto ancora più serio: alla fine, i negoziati per la coalizione hanno funzionato, […] in modalità business as usual. L’Unione e l’SPD danno l’impressione di riprendere, in un certo senso, il discorso esattamente da dove lo hanno lasciato prima delle elezioni.

I rituali di dibattito, discussione e compromesso sono rimasti gli stessi: la posizione sulle pensioni, sul mercato del lavoro, la digitalizzazione ricordano altri tempi e altri accordi di coalizione. E il trascinarsi per giorni e giorni sembra proprio quello spettacolo di Stato che però non risulta più avvincente per molte persone, ma anzi, le allontana.

La domanda sorge spontanea: questa è la giusta risposta alla crisi dei partiti tradizionali?

Tutti e tre i partiti sanno che devono ricominciare da capo come perdenti. Sanno che gli elettori li hanno volutamente puniti. Che non c’è stato nessun errore e nessuna coincidenza. Che c’è un numero considerevole di elettori che si sono sentiti delusi, o forse completamente alienati, dai cosiddetti partiti tradizionali, che non hanno né idee nuove, né una rinnovata passione per la democrazia. […]

Sì, c’è anche qualcosa di speciale. Lasciare il ministero degli Esteri e delle Finanze ai socialdemocratici è abbastanza coraggioso. L’idea di fare Horst Seehofer ministro federale dell’Interno è altrettanto spettacolare […]. Una cosa è chiara: la CSU [l’Unione dei Cristiano sociali bavaresi] presidia il suo tema centrale. E se la prima impressione è che la CDU sembrava molto debole, la seconda non è certo migliore. Apparentemente, la rinuncia ai ministeri più importanti è una concessione dolorosa per il partito della Cancelliera […], che Angela Merkel aveva già anticipato. Non scatteranno certo applausi fra le sue fila.

Dietro queste scelte, non c’è alcun nuovo piano grandioso o pensiero. È una mera questione di tattica e non si rivelerà, per una parte o per l’altra, come una grande soluzione.

E cosa sarebbe successo se si fossero creati un ministero per il Digitale e uno per l’Integrazione?

Entrambi gli argomenti, se uno prende sul serio le paure subliminali di molte persone, sono diventati questioni centrali per il futuro. L’integrazione non dovrebbe essere limitata ai rifugiati, ma dovrebbe includere una nuova legge sull’immigrazione. Inoltre, sotto quella dizione, bisognerebbe prendere in considerazione anche quei tedeschi che sono tagliati fuori, sempre più frequentemente, dai grandi cambiamenti. Una riflessione completa e approfondita sull’integrazione – ecco, quella sarebbe stata una piccola rivoluzione.

Il discorso non è molto diverso per quanto riguarda il digitale. Che non significa solo espandere la rete di cavi in fibra ottica, ma pensare a programmi d’istruzione di massa che preparino le persone per i giganteschi stravolgimenti. […] Riguarda le drammatiche trasformazioni del mercato del lavoro. Questi temi andavano trattati sotto un unico tetto, piuttosto che assegnare qualche delega sul digitale a ministeri secondari. È una vergogna che sia mancata la forza e il coraggio.

Le risoluzioni sul clima e sul diesel sono fastidiose. Un impegno per gli obiettivi sul clima fino al 2030, dopo aver sotterrato quelli per il 2020 – chi prenderà questo punto seriamente nell’opinione pubblica? La messa in conformità per le macchine diesel – che risparmia l’industria automobilistica? Come possono le persone digerire questa misura, sapendo che i problemi li ha causati appunto questo settore? In questo caso la coalizione non è né troppo prudente, né troppo debole. In questo caso, certe azioni sono vergognose perché non hanno il coraggio di affermare chiaramente il primato della politica, almeno adesso – dopo lo scandalo del Dieselgate.

Le ultime settimane hanno mostrato come tutti e tre i partiti siano diventati deboli nella loro leadership. Anche se ci sono differenze fra CDU, CSU e SPD – piove da tutte le parti. E questa situazione difficile non si trasformerà in una scelta di rinnovamento da parte di Merkel o Seehofer. Martin Schulz ha già riconosciuto che il gelo può essere sciolto solo con un nuovo inizio in termini di risorse umane: vuole consegnare la presidenza del partito alla leader parlamentare Andrea Nahles e andare a fare il ministro degli Esteri.

Il trio Merkel-Schulz-Seehofer ha faticato per ottenere qualcosa di attuabile. Il risultato è un ponte sopra il quale potrebbe camminare chiunque. Cosa manca è il pensiero, un piano, una grande idea che avere potuto indicare la strada. Molto pragmatismo, poca ispirazione – vediamo se la base dell’SPD è ancora disposta a tutto questo.

(Foto:picture alliance / Bildagentur-online / Ohde)

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