I giovani per salvare la Sinistra, socialista e internazionalista
Di seguito l’intervento di Andrea Zuddas, tenuto nell’assemblea nazionale dell’associazione giovanile Msg (Movimento Giovanile della Sinistra). A nome della federazione sarda, ha portato il contributo alla discussione concentrandosi sulle politiche del Mediterraneo. Argomento quanto mai attuale e centrale in questa fase storica, pensando che proprio partendo dal “Mare Nostrum” si possa intraprendere una via di rinascita a sinistra, socialista e internazionalista. Un’unione di popoli del sud Europa e del sud del mondo, una comunità che rinasce riscoprendo una comune origine, nettamente contrapposta al capitalismo finanziario e a una globalizzazione che oggi, a 30 anni dalla caduta del muro, mostra tutte le sue inequità e contraddizioni.
Vorrei cominciare col dire che è di grande auspicio per noi ma per la nostra generazione soprattutto vedere una sala piena e gremita come è oggi, di ragazze e ragazzi da tutta Italia.
Di questo penso dovremmo prenderne atto ma soprattutto sarebbe il caso che se ne prendesse atto là fuori.
Lo dico in riferimento ai fatti di appena pochi giorni fa. Tutti abbiamo visto le immagini di più di 100 mila ragazzi in piazza giovedì contro le politiche o per meglio dire le non politiche che il governo sta attuando. Quei ragazzi, noi, la nostra generazione siamo l’unica vera opposizione e speranza di una sinistra assente ed immobile.
La sinistra è in crisi: Non da ieri ma da trent’anni.
E dentro questa crisi ci stiamo tutti, noi compresi. Ma attenzione.
Crisi viene dal verbo krino = in greco separare, in senso più lato, discernere, giudicare. Nell’uso comune ha assunto un’accezione negativa in quanto presuppone un peggioramento.
Eppure riflettendo sull’etimo, possiamo coglierne anche una sfumatura positiva: crisi come riflessione, valutazione, discernimento. Presupposto necessario per migliorarsi, per la rinascita, per un rifiorire prossimo.
In crisi non è solo la sinistra. Ma necessariamente insieme ad essa l’Europa è in crisi, l’Italia. In fin dei conti la civiltà occidentale. Dal giorno dopo il 4 marzo, invece di capire cosa fosse avvenuto, si è parlato della necessità di costruire un fronte comune contro una destra xenofoba!
Già la xenofobia.
La paura del diverso che accomuna le destre leghiste, ungheresi, Trumpiste, di AFD. Per citare gli attuali e non attingere al passato.
Al diverso “Xenos” i greci (per stare in tema) accostavano la xenia: l’ospitalità sacrosanta, il rispetto del padrone di casa verso l’ospite. Zeus stesso era definito, tra i vari epiteti, come lo “xenios”, protettore dei viandanti.
Furono proprio i greci ellenisti, da Alessandro Magno in poi a gettare le basi per un’unione dei popoli che dalla Persia arrivava ad Alessandria d’Egitto. Capacità di integrazione che fu ripresa dai romani (ai quali taluni a destra si ispirano ma senza coglierne la lezione fondamentale).
L’Italia da quando Roma sconfisse Cartagine giocò un ruolo centrale come crocevia di popoli (e merci se volete), per la sua naturale posizione al centro del mediterraneo e come corridoio verso l’Africa.
I flussi migratori sono sempre esistiti, è antistorico pensare di fermarli. Non ci riuscì nemmeno la Reconquista spagnola in 700 anni. E lasciatemelo dire: Basta vergognarsi di quello che abbiamo fatto in materia di accogliena!. Da qui colgo l’occasione per rinnovare, credo a nome di Mgs tutta, la nostra solidarietà a Mimmo Lucano sindaco di Riace.
Dopodichè:
L’accoglienza è un tema sociale e come tale va fatto nostro. Altra cosa è la geopolitica. Il vero, drammatico errore che la sinistra social-democratica fece in Europa ma soprattutto in Italia fu ed è tuttora quello di seguire passivamente gli interessi atlantici. Grande tema questo, che dovrebbe distinguerci dalla Lega e dai Cinque Stelle.
Non è un caso che la Francia di Sarkozy, approfittando di questo grande vulnus italiano, tentò nel 2011 di sovvertire (riuscendoci) l’ordine libico. Dalle famose 30.000 mail hackerate dalla casella di posta di Hillary Clinton (a quel tempo Segretario di Stato poi per la miope visione dei Democrats, candidata presidente) emerge chiaramente quali fossero gli interessi francesi. Da un lato mantenere il controllo delle ex colonie col Franco centro africano (sottolineo che in Europa nessuno solleva un sopracciglio su questo) disarcionando Gheddafi che era sul punto di lanciare una valuta panafricana.
Un atteggiamento ottocentesco imperdonabile quello francese che avevamo il dovere di condannare.
L’altro grande interesse erano le commesse petrolifere. In quel tempo, per darvi due dati, la Libia era il primo fornitore di greggio e il terzo fornitore di gas per l’Italia. In Libia operavano circa 100 imprese italiane.
L’Italia copriva circa il 17,5% delle importazioni libiche, con un interscambio complessivo stimato nel 2010 di circa 12 miliardi di euro tra i due Paesi. L’Eni era il principale operatore internazionale nell’estrazione del petrolio e del gas.
Ora vi chiedo, è di destra dire che i nostri interessi internazionali non dovrebbero essere subordinati alle mire espansionistiche della Nato? Potevamo dire no?
È di destra dire che non dovevamo seguire la Francia e il Grande Fratello statunitense come fu in Jugoslavia e come facciamo oggi in Ucraina? Ma soprattutto, non è forse di sinistra capire che i libici sono i nostri fratelli lavoratori e la guerra in casa gliel’abbiam portata noi?
Sempre nel 2011 avvenne un secondo attacco agli interessi del Paese, da parte di un alleato dell’Italia e membro dell’unione. E contro il quale ancora una volta la sinistra non disse nulla.
L’espresso riporta un’inchiesta, fondata e comprovata dai fatti, secondo cui la Deutchbank vendette allo scoperto 9 miliardi di titoli di stato italiani nella primavera del 2011.
La crisi speculativa che ne derivò portò lo spread italiano oltre i 500 punti aprendo la strada al governo dei tecnici.
E se volete fu questo che portò il movimento 5Stelle a passare dal 4% al 15% alle amministrative fino al risultato che ottenne, tutto a svantaggio del pd nel 2013. Elezioni in cui dopo quanto era accaduto al Paese si scelse di inseguire in tutti i modi Casini e i Centristi.
Questo gonfiò le vele più di qualunque altra cosa alla destra populista.
Abdicare sul lavoro, sul welfare, dire sì ai tagli e alla macelleria sociale senza un patrimoniale che redistribuisse equamente la ricchezza e facesse pagare un po’ tutti fu il primo problema.
Ma allo stesso tempo, anche indebolire la nostra posizione internazionale ha portato non già acqua, ma una cascata al mulino dell’avversario.
Questo è il motivo per cui noi dalla Sardegna abbiamo scelto di occuparci di Mediterraneo. Il “Mare Nostrum”. Un grande lago che mette in comunicazione popoli e civiltà. Se volete era la principale arteria infrastrutturale dei tempi antichi.
La Sardegna ha visto passare più o meno tutti sopra il proprio territorio. I sardi stessi discendono dalle invasioni dei popoli del mare, dagli Shardana (da cui Sardi) provenienti dall’Anatolia, che dopo essersi battuti con gli egizi si stabilirono in Sardegna dove innalzarono le famosi torri, i nuraghi, da cui origina il nome del mare che ci collega con Roma. (Tirreno in greco si scriveva Turreno o mare di Turres, proprio dalle torri nuragiche).
Il nord Africa e il Mediterraneo orientale devono essere l’occasione di un riscatto per l’Europa e soprattutto per l’Italia. La Cina ha già capito da più di un decennio questa lezione.
La sinistra in Italia ha un ruolo storico in questa fase storica: spostare il baricentro europeo dal mercantilismo tedesco e olandese alla cooperazione tra gli stati che si affacciano sul mediterraneo. Dalla visione capitalista, calvinista, se volete anseattica del nord Europa si deve passare ad una concezione di fratellanza dei popoli e delle genti siano esse siriane, spagnole, greche, italiane o libiche. Abbiamo la missione storica di unire i lavoratori e gli emarginati vittime delle logiche affaristiche e guerrafondaie del capitalismo rispettivamente tedesco e americano, nel sud dell’Europa ma ancor di più nel sud del mondo.
La guerra tra poveri sta celando agli occhi dei cittadini la grande contraddizione di una destra xenofoba che non a caso si unirà, alle prossime europee, con i popolari conservatori. E noi chi sta a guardare, chi parla di alleanze con Macron?
Noi dobbiamo sbugiardare questa contraddizione e farci finalmente interpreti, attraverso una connessione di popoli e genti degli stravolgimenti che la globalizzazione ha portato.
C’è speranza. La Brexit, la vittoria di Trump, il 4 dicembre e il 4 marzo sono la carne viva del vulnus di una sinistra che non parla col linguaggio giusto. Che non è più popolare. Forse dopo queste disfatte qualcosa è cambiato anche nella percezione della politica delle persone. Dovrebbero farci da bussola nel capire “Che fare?” come diceva qualcuno ed indicarci la via.
Da classe politica del domani partiamo dagli errori compiuti forse addirittura da dopo la caduta del Muro dai nostri dirigenti e torniamo a parlare la lingua del popolo. Che non significa abdicare alla xenofobia ma capire che non basta un po’ di wellfare in più (ad oggi non c’è nemmeno più quello) per far digerire al disoccupato del mezzogiorno che Jeff Bezos detiene tanta ricchezza quanto è il bilancio di un paese in via di sviluppo. Si riparta dall’unione dei lavoratori e degli sfruttati, con le loro parole e coi loro sogni, in Italia, nel mezzogiorno e nel sud Europa e del mondo. Dobbiamo averne il coraggio.
I moti della storia compagne e compagni sono imprevedibili.
E se la spinta viene dal basso la sinistra non deve tirarsi indietro o aver paura perché questi accadimenti arrivano prima che i politologi li metabolizzino e soprattutto prima che gli intellettuali riescano a razionalizzarli!
Le tesi 2, 5, 8 e 9 che voteremo oggi parlano in sintesi di questo. Per questo vi chiedo, per dirla con le parole di un grande sardo Antonio Gramsci, fondatore dell’Unità e del Partito Comunista Italiano (parafrasate ci mancherebbe): “noi siamo il nuovo che nasce dove il vecchio muore” la Sinistra, da questa crisi, la salveremo noi!”