Intervista a Lee Carter. Il socialismo in America con Bernie Sanders
Nelle elezioni locali di martedì scorso in Virginia, il socialista democratico Lee Carter ha battuto Jackson Miller, capogruppo uscente dei Repubblicani alla Camera dei Delegati di quello Stato. Sostenuto dall’entusiasmo per Bernie Sanders e appoggiato dal ramo di Washington DC dei Socialisti Democratici d’America (DSA), Carter ha fatto campagna sulla sanità universalistica, per togliere i “Big Money” dalla politica e mettere gli interessi della classe operaia della Virigina prima di quelli dei grossi donatori dei partiti. Ha vinto con un vantaggio di 9 punti. I suoi avversarsi hanno fatto campagna contro di lui inviando per posta volantini che lo paragonavano a Stalin, il partito Democratico della Viriginia lo ha abbandonato quando si è rifiutato di moderare il suo messaggio.
(leggi anche LE VITTORIE DELLA SINISTRA AMERICANA A UN ANNO DALL’ELEZIONE DI TRUMP)
Meagan Day di Jacobin Magazine lo ha intervistato (“Meet Lee Carter“, 10 novembre 2017). Ne proponiamo di seguito una traduzione parziale.
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Molte campagne locali riguardano questioni locali. Ma lei ha incentrato la sua su questioni grosse, come la sanità universalistica o togliere i soldi dalla politica, che sono andate oltre i confini dello Stato e parlano a tutti gli americani. Perché?
Non ci si concentra solo sulle questioni locali, ma anche su quelle materiali. Ho scelto temi grossi per la mia campagna perché quelle sono le cose che mi appasionano, che avranno l’impatto più duraturo sulle vite delle persone.
Quando si parla di “togliere i soldi dalla politica”, ad esempio, parliamo del fatto che molti politici fanno campagna su temi di cui non parleranno più dopo il giorno del voto, perché ai donatori non piacciono. Ecco perché ho rifiutato le donazioni corporative – dovevo dimostrare alle persone che combatterò davvero per gli elettori perché sono le uniche persone a cui devo rispondere.
Perché ti sei candidato con il partito Democratico, piuttosto che come indipendente? Come ha interagito il partito Democratico con la tua campagna?
Candidarsi da indipendente in Virginia sarebbe stato completamente proibitivo. In uno “stato in bilico” puoi correre fuori dalle liste tradizionali solo nelle piccole competizioni elettorali, come consigliere comunale, procuratore distrettuale o anche sindaco. Ma quando hai un elettorato di 84.000 persone e stai cercando di attirare l’attenzione in un anno in cui non ci sono le elezioni presidenziali, quando di base queste persone non sono interessate alla politica, non hai bisogno di altri ostacoli.
Per quanto riguarda i Democratici, per me aveva molto senso costruire una coalizione di gruppi incentrata sulle cose che la base elettorale del partito Democratico e i Socialisti Democratici d’America hanno in comune, ossia battersi per una società inclusiva, per l’emancipazione economica dei lavoratori, per eliminare la povertà e per abbandonare gradualmente i combustibili fossili. […]
Alla fine, però, mi sono scontrato con il partito Democratico della Virginia, soprattutto con i suoi elementi più di destra e alla fine ho fatto campagna senza il supporto della leadership. Ma sono riuscito comunque a vincere perché avevo il sostegno di una grande fetta della base del partito Democratico.
Cos’ha significato la campagna di Sanders per la tua campagna, il tuo programma e le tue politiche?
[…] Bernie Sanders ha dimostrato che se esprimi un messaggio di emancipazione economica per i lavoratori, se vai dritto per la tua strada e non accetti donazioni dagli interessi corporativi che controlano il governo su tutti i livelli e se coniughi queste due cose con una visione sociale e una società inclusiva, le persone di ogni estrazione sociale s’interesseranno a te.
Attirerai milioni e milioni di persone che si sono disaffezionate alla politica, stanche e che pensano nessun partito mi rappresenta, perché dovrei votare quando sono tutti uguali? – puoi restituire la speranza a queste persone, riportarle alle urne rispondendo alla loro richiesta di essere ascoltate.
Quando ti sei unito ai Socialisti Democratici d’America […]?
Sono sempre stato insoddisfatto come Democratico, ma è stata la campagna per Sanders che mi ha fatto superare la paura per la parola che inizia per “s”, come è stato per milioni di altre persone. Quindi ho iniziato a leggere saggi di teoria economica […] e mi sono reso conto che questo grande spauracchio è solo democrazia sul posto di lavoro. Fra l’inverno del 2016 e il 2017 qualcosa è scattato.
Secondo te perché così tante persone si stanno spostando a sinistra?
La storia inizia nel 2008. Abbiamo avuto la crisi finanziaria globale, in cui abbiamo visto il capitalismo neoliberista globale collassare su se stesso. Un sacco di persone hanno sottovalutato il danno che era stato fatto […]. E non abbiamo mai affrontato davvero i problemi strutturali della nostra economia che hanno reso possibile quel crollo. E quindi la ripresa che abbiamo avuto è stata lenta e incompleta.
Dieci milioni di lavoratori americani che, prima della crisi, avevano un lavoro a tempo pieno che permetteva loro di pagare le bollette, adesso hanno due-tre lavori part time e cercano di arrivare alla fine del mese. Abbiamo salvato le grosse banche con trilioni di dollari presi dai soldi dei contribuenti, con la promessa che le banche non avrebbero pignorato le case. E poi così non è stato.
E da allora il centro della politica americana e della politica globale è stato svuotato. Il centro non regge più. Ci sono grossi movimenti populisti sia a destra che a sinistra, perché le persone cercano risposte e la politica mainstream americana non le fornisce più. […] E nel 2016 abbiamo assistito all’ascesa di Bernie Sanders a sinistra e di Donald Trump a destra e questo rifiuto del centro in entrambi i partiti. […]
Qual è il futuro del socialismo democratico nell’arena elettorale?
Sembra luminoso. I Socialisti Democratici d’America hanno raddoppiato il numero dei loro membri e appoggiato candidati che, martedì scorso, sono poi stati eletti. Questo dimostra che appoggiare le questioni che riguardano la classe operaia, le comunità di colore, le donne e l’ambiente – con un approccio chiaro, dicendo che lotteremo con le unghie e con i denti – funziona. Mi piace pensare che questa sia una traccia per gli altri candidati. […]
Un’ultima domanda: Bernie 2020?
Spero che si candidi, perché vincerebbe.
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(Nella foto di copertina: Lee Carter | Code Blue)