Traduzione dell’articolo di Samuel Earle pubblicato su Jacobin Magazine con il titolo “The Corbyn Generation” (19 gennaio 2018).

Verso la fine dell’autunno del 2010 […] centinaia di migliaia di studenti scesero in strada in tutto il Regno Unito, uniti nella protesta contro l’intenzione del nuovo governo di coalizione di triplicare le tasse universitarie e stracciare la Educational Maintenance Allowance (EMA), una piccola borsa di studio per gli studenti più poveri. Per molti, quelle proteste furono il primo assaggio di attivismo politico. Alla fine – o, almeno, verso quella che allora sembrava “la fine” – sembrò più che altro una lezione in fallimento politico.

[…] Il Parlamento, infatti, votò a inizio di dicembre per alzare il tetto delle tasse universitarie annuali a 9.000 sterline. E mentre il governo insisteva che questa somma sarebbe stata riscossa solo in “circostanze eccezionali”, quasi tutte le università portarono le tasse a quel livello.

Le manifestazioni e le occupazioni contro la nuova legge continuarono anche l’anno successivo, ma attraendo folle più piccole e anche meno attenzione. Alle elezioni generali successive, nel 2015, i LibDem vennero puniti per la loro alleanza con i Tory […]. Ma i Conservatori furono premiati per i loro lavoro: vinsero la rielezione ottenendo la maggioranza, e David Cameron divenne uno dei pochi primi ministri della storia a essere rieletti con una quota di voti maggiore.

E quella, fino a poco tempo fa, sembrava essere la sfortunata, contorta eredità delle rivolte studentesche del 2010.

Oggi, quelle speranze frustrate e quei pomeriggi ghiacciati appaiono in una luce diversa: come i primi segni di un divario generazionale che ha finito per definire il paese. Dopo l’umiliante sconfitta del Labour alle elezioni del 2015, molti di coloro che avevano partecipato alle proteste studentesche supportarono Jeremy Corbyn nella sua corsa a leader del partito. […] Poi, per le elezioni anticipate del giugno scorso, Corbyn ha reso l’abolizione delle tasse universitarie una delle proposte di punta del manifesto del partito, e il Labour ha superato le aspettative causando un “Parlamento appeso”. L’affluenza giovanile è stata la più alta in venticinque anni […].

In “Student Revolt: Voices of the Austerity Generation” (“Rivolta studentesca: le voci della generazione austerity”), Matt Myers traccia una linea che mette in connessione gli eventi della fine del 2010 con il revival delle politiche radicali nella Gran Bretagna di oggi. “I giovani elettori nel 2017”, scrive Myers, “come i manifestanti nel 2010, si sono rifiutati di credere che non ci fosse un’alternativa all’austerità”. E, in molti casi, si tratta dello stesso gruppo di persone. Possiamo ritrovare studenti che hanno giocato un ruolo cruciale nelle proteste sia in Momentum […] che nei media di sinistra mainstream e alternativi. […]

L’ironia di quelle manifestazioni è che offrirono ai giovani un’istruzione che altrimenti non avrebbero mai ricevuto. Come scrive Paul Mason nell’introduzione, queste proteste “hanno radicalizzato gli studenti in una maniera completamente nuova”. Una generazione etichettata come pigra, apatica e non impegnata – a cui manca il radicalismo delle epoche precedenti – all’improvviso iniziò a organizzare manifestazioni di massa, mobilitazioni per strada, a saltare le lezioni in segno di protesta, a occupare le università.

Uno degli aspetti più significativi del movimento era che la maggior parte dei partecipanti non fossero personalmente toccati dalla legge. Questa dimostrazione di solidarietà era una replica potente al programma del governo di individualizzare l’istruzione per trasformarla in un bene privato e far diventare gli studenti dei consumatori.

Myers racconta la traiettoria di questa spinta alla privatizzazione, che iniziò con il governo del New Labour di Tony Blair – un periodo in cui le tasse aumentarono a 3.000 sterline e l’attività nel settore privato per l’istruzione superiore crebbe dal 32% del 2000 al 64% del 2007 (la media europea è del 20%). “La triplicazione delle tasse nel 2010 – scrive Myers – non è emersa dal nulla”. […]

Tuttavia, se il 2010 fu l’anno in cui una nuova generazione si politicizzò, è anche l’anno in cui entrò in gioco un nuovo tipo di politica. Molti di questi studenti erano irriverenti – a volte semplicemente ignoranti – nei confronti delle norme tradizionali. […]

Cosa ancora più significativa […], le demografia di queste proteste era diversa. Come le proteste studentesche francesi del 2005, il movimento del 2010 unì un campione trasversale di giovani poveri delle città […] con studenti più benestanti e appartenenti alla classe media. Questi gruppi avevano motivazioni diverse, ma condividevano la stessa sensazione di essere stati vittima di un sopruso. […]

Questa nuova alleanza è perdurata oltre la fine delle proteste del 2010 e ha contribuito ad alimentare l’ascesa di Corbyn ai vertici del partito laburista. Il sostegno per il Labour fra gli elettori neri e appartenenti a minoranze è cresciuto di sei punti percentuale nelle elezioni del 2017, mentre l’affluenza è arrivata a un record del 64%. Queste comunità sono state punite in maniera sproporzionata dall’austerità. Come agli studenti, a loro è stato chiesto di portare il fardello di una crisi che non avevano causato. […]

Tutto questo filtrò nelle proteste studentesche. I generi musicali grim e dubstep spesso facevano da colonna sonora per le marce nelle strade. Nel 2017, il movimento Grime4Corbyn – supportato da musicisti come Stormzy e JME – sarebbe stato uno degli aspetti più inediti delle elezioni. “Corbyn capisce quello che stanno passando le minoranze etniche”, aveva dichiarato Stormzy nel 2016.

Gli studenti la pensavano in maniera molto simile su Corbyn. Durante le proteste – mentre venivano caricati dalla polizia a cavallo e subivano il kettling (1) – la maggior parte dei politici li trattavano con disprezzo. Cameron li chiamò una folla “selvaggia”. Theresa May, allora Segretario di Stato agli Affari Interni, espresse la sua “gratitudine per quegli agenti di polizia e comandanti che si sono messi in pericolo”. Ed Balls, il Segretario agli Affari Interni ombra, dichiarò che: “Tutti i membri del Labour condividono la rabbia e l’indignazione del Segretario agli Affari Interni”.

Corbyn era l’eccezione degna di nota. Il giorno della discussione finale sulla legge, il 9 dicembre, Myers racconta che “l’unica voce che si sollevò in difesa degli studenti fu quella del parlamentare di Islington North, Jeremy Corbyn”. Corbyn fece pressioni al Segretario agli Affari Interni per avere “una discussione seria con il Commissario della Polizia Metropolitana sull’uso del kettling e sul raggruppare le persone contro la loro volontà quando il loro unico desiderio era di manifestare pacificamente contro quella che ritengono – e io sono d’accordo con loro – l’imposizione mostruosa di un aumento delle tasse”.

Il leader del Labour di allora, Ed Miliband, aveva pensato di andare all’occupazione dell’University College London, ma alla fine decise di no. “In verità credo che stessi facendo qualcos’altro, ai tempi”, ha detto. L’alleato di Corbyn John McDonnell, invece, partecipò. Ma non solo, si gettò proprio nella mischia. Come ricorda uno dei partecipanti intervistati, gli studenti avevano formato una linea a terra per scoraggiare le cariche a cavallo quando, all’improvviso, “John McDonnell arrivò dove eravamo noi, si sedette nel mezzo di una fila di persone e incrociò le braccia con quelli che gli stavano accanto […] Quello adesso è il nostro Cancelliere ombra”.

Momenti del genere risuonano oltre le vuote parole di sostegno che gli studenti – come altre pezzi della società – ormai si aspettano dai politici. […] Un numero crescente di persone vede una sincerità e un impegno in Corbyn che manca agli altri politici: una coerenza sostenuta dalla convinzione.

In un certo senso la sorpresa non è tanto il successo relativo di Corbyn, ma il fatto che questo abbia tardato così tanto. Alla conferenza del partito del settembre scorso, Corbyn ha dichiarato, “il 2017 potrebbe essere l’anno in cui la politica finalmente si mette in pari con la crisi del 2008”. Come dimostra il libro di Myers, potremmo anche dire che il 2017 è stato l’anno in cui la politica finalmente si è messa in pari con le proteste del 2010.

(1) Il “kettling” è una tattica utilizzata dalla polizia per contenere la folla di protestanti durante una manifestazione. Spesso i poliziotti pressano i manifestanti spingendoli verso un’area predisposta e ben delimitata, talvolta lasciandogli una sola via d’uscita, decisa dalla polizia stessa, talvolta accerchiando la folla per “spegnere gli animi ribelli”, lasciandoli senza cibo, acqua e servizi igienici. (Fonte: Wikipedia)

Foto: Jeremy Corbyn

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