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Rosa Fioravante: Liberi e Uguali, ciò che ci distingue dagli altri

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Rosa Fioravante, candidata alla Camera per Liberi e Uguali, nel listino proporzionale del colleggio Lombardia 3-02, nella manifestazione di presentazione dei candidati lombardi (http://www.largine.it/index.php/lombardia-chi-sono-i-candidati-di-liberi-e-uguali/) al Teatro Parenti di Milano.

In apertura della nostra campagna vorrei parlarvi di ciò che ci distingue dagli altri e di chi sono coloro ai quali vorrei che dedicassimo il nostro progetto.
“Questa non è una crisi è che non ti amo più”: così recitava uno striscione degli indignados in piazza a Madrid nel 2011, mentre migliaia di giovani e non solo si mobilitavano contro una globalizzazione economicamente insostenibile e moralmente intollerabile e contro le assurde misure di austerità che sono state imposte anche al nostro paese.
A dieci anni dalla crisi del 2008 è chiaro a tutti che da quella crisi qualcuno ci ha guadagnato e qualcuno l’ha pagata. Chi l’ha pagata siamo noi. Gli altri sono stati pochi giorni fa a Davos.
Per questo la nostra azione non può che essere una prima risposta all’appello lanciato da John McDonnell – ministro dell’economia del governo ombra del Labour party britannico – proprio al forum economico mondiale di Davos. Così dice McDonnell il 27 gennaio del 2018:
Sono venuto a Davos per portare un avvertimento alle élites mondiali. Loro possono starsene seduti nei loro edifici sicuri, con i loro ristoranti chic, e gli chalet di lusso. Ma qui fuori, oltre la recinzione, il sistema economico che loro hanno costruito non sta funzionando. Le persone sanno che non sta funzionando quando vedono i tagli ai loro servizi pubblici e i loro salari contrarsi, mentre l’1% piu’ ricco del mondo ora detiene metà della ricchezza globale. Quindi il mio avvertimento è questo: se il nostro sistema economico fraudolento non cambierà radicalmente e le sue regole non saranno riscritte, le persone non lo sopporteranno più. Le élites globali stanno rischiando un tumulto sociale che spazzerà via loro e il loro sistema corrotto. Il Labour trasformerà la societa’ e non siamo soli. Condividiamo il nostro obiettivo con partiti e movimenti di tutto il mondo. Lanceremo una mobilitazione mondiale contro l’evasione fiscale e il segreto finanziario, e in favore del controllo democratico della nostra economia e per proteggere il nostro pianeta. Implementeremo la nostra tassa da Robin Hood e faremo appello ad altri per unirsi. I pochi di Davos hanno scontentato i molti e il cambiamento è in arrivo”.

Quella recinzione a cui fa riferimento McDonnell non l’abbiamo costruita noi.
E questa è la campagna di tutti coloro che quella recinzione la vogliono abbattere. Cosa ci distingue dunque?
Ci distingue il coraggio di dire che quella recinzione esiste e l’aver scelto una parte mentre tutti gli altri fingono che le parti non esistano.
Mentre tutti dicono che gli interessi di Marchionne sono quelli degli operai che si sono visti privare del lavoro in favore delle odiose delocalizzazioni, mentre tutti dicono che gli interessi di Jeff Bezos – amministratore delegato di Amazon – che è l’uomo più ricco del mondo – sono quelli dei suoi dipendenti che hanno rischiato di avere un braccialetto al polso che li trattasse come i pacchi e le merci che Amazon commercia.
Non ci stupiamo: chi fa profitto prova a farlo in tutti i modi. Ma l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro non sul profitto.
Per questo ciò che ci distingue è la consapevolezza che dietro i numeri dell’Istat che ogni tanto segnala che diminuisce la disoccupazione, ci siano le persone: precari, inattivi, sfruttati.
Noi sappiamo che oltre “l’Italia che ce la fa” delle linee per chi può permetterselo, ci sono i pendolari stremati da una vita alienante condotta su mezzi pubblici inadeguati.
Sappiamo che oltre alle eccellenze del made in Italy c’è un tessuto produttivo in crisi perché ha bisogno che il pubblico investa in infrastrutture, ricerca e sviluppo e in piani industriali che diano respiro ai settori strategici.

Ciò che ci distingue è che sappiamo benissimo che la disoccupazione e il degrado non sono incidenti di percorso: sono programmi politici e sociali ben precisi. Servono a chi governa male per scaricare la colpa delle proprie mancanze su chi colpa non ne ha, ad esempio su immigrati e rifugiati. Disoccupazione e degrado servono a mettere le persone in stato di schiavitù mentale e spesso anche fisica, a mantenerle tali e infine a metterle le une contro le altre.
Ciò che ci distingue è che noi vogliamo che la politica estera torni ad essere politica interna, perchè non possiamo accorgerci delle guerre e della fame e delle crisi umanitarie in Africa e in Medio Oriente solo quando arrivano sulle nostre coste e quindi quando è troppo tardi.
Neanche la guerra fra poveri è un incidente, ma sembra essere il cavallo di battaglia di molte campagne elettorali. Da ogni parte sentiamo professare dalle altre forze politiche un sistema di lotta di tutti contro tutti. Un sistema nel quale si premino i meritevoli e non si abbia riguardo di chi rimane indietro, un sistema nel quale bisogni competere continuamente e senza sosta dalla culla alla tomba. Questo è il sistema nel quale stanno aumentando patologie depressive, disturbi alimentari, disturbi cognitivi, ecc. Perché le società umane non possono reggere questo tipo di stress.
Se siamo qui oggi è perché esiste un’altra via, lontana dal darwinismo sociale: noi, ad esempio, pensiamo che la vita sia fatta per essere goduta e che le persone meritino di dedicarsi ai propri cari e all’impegno sociale: per questo vogliamo la diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Per sfruttare la tecnologia a vantaggio dei molti e non dei pochi.


I nostri detrattori – non potendo dire che noi vogliamo abbattere le diseguaglianze, investire in istruzione e sviluppare le competenze e i talenti delle persone, non potendo ammettere che noi lottiamo per assicurare a tutti la gratuità delle cure e una pensione dignitosa o che vogliamo preservare la terra da distruzione certa e prossima – dicono che vogliamo far perdere qualcuno. Non potendo dire che è il centrosinistra che perde, dicono che è il centrodestra che vince.
Allora lo ribadiamo: chi agita lo spettro del voto utile non sta facendo un torto a noi ma sta insultando gli elettori. I cittadini non sono ricattabili, sono persone con dei desideri e dei bisogni e sceglieranno in tutta libertà i loro rappresentanti.

La presentazione dei candidati lombardi alla Camera e al Senato di Liberi e Uguali al Teatro Parenti di Milano

Chi sceglierà Liberi e Uguali saprà di non star solo contribuendo ad una rappresentanza parlamentare o in consiglio regionale. Che pure non è poco. Ma saprà che il suo voto conta davvero e conta perché non starà solo infilando una scheda nell’urna ma starà partecipando alla costruzione di una cosa collettiva.

Scusate, io già ve lo dico pensando al 5 di marzo: vorrei che fosse un partito. Un partito di quelli nuovi, di quelli come ne hanno già fatti anche altrove: dove giovani e giovani donne, dove i precari e tutti i perdenti della globalizzazione possano organizzarsi e far sentire la propria voce.
Un partito che sia come l’Italia che vogliamo: un paese dove non ci si senta a casa solo se si é un maschio bianco eterosessuale di mezza età con un reddito decente. Un paese nel quale non ci si senta di avere un futuro solo se si nasce con il papà imprenditore o con il nonno ricco o con delle conoscenze altolocate.
Un paese nel quale non ci si debba sentire furbi solo a fare i furbetti ma nel quale si possa essere stimati perché ci si prende cura del bene comune, perché si lavora nella pubblica amministrazione, perché si insegna nelle scuole pubbliche, perché ci si occupa di bellezza, filosofia, letteratura, cinema, teatro, musica e di tutte le arti che hanno reso immortale l’Italia nei secoli e nel mondo.

In chiusura due parole su a chi vorrei dedicare questa campagna.
Abbiamo chiamato la nostra lista Liberi e Uguali ma noi non nasciamo liberi e uguali. Nasciamo diseguali e liberi a seconda del caso.
I miei genitori dal meridione sono venuti in Lombardia ai tempi del triangolo industriale e della locomotiva d’Italia. Hanno lavorato sodo per farmi studiare. Uno, due, anche tre lavori alla volta. Oggi coloro che come me hanno studiato se ne vanno. Parliamo sempre e solo e male di immigrazione e mai che si trattasse come una vera emergenza l’emigrazione: siamo quasi tornati ai livelli del dopoguerra quanto a numeri di connazionali che lasciano il paese. A quei miei coetanei vorrei poter dire: stiamo costruendo le condizioni per farvi tornare.
A maggior ragione dopo i fatti di Macerata, dopo quello che è successo, io vorrei che dedicassimo questa nostra campagna elettorale a tutti coloro che pur nelle difficoltà quotidiane non smettono di credere di voler cambiare le cose.
A coloro che quando subiscono i soprusi dei più forti non cercano di rivalersi sui più deboli.
A coloro che quando sono privati delle cure, del welfare, della casa, dell’assistenza, non pensano a come togliere queste cose anche a qualcun altro ma a come lottare affinché nessuno, nessuno al mondo, ne sia privato.
A coloro che rifiutano la guerra al ribasso: dei diritti, dei salari, delle opportunità.
Dedichiamola a coloro che non indirizzano mai le proprie frustrazioni e le proprie disperazioni su chi sta peggio, ma sempre verso chi sta in alto e ne è causa.

Vorrei che la dedicassimo a coloro che nonostante si sentano ripetere che non c’è alternativa non si rassegnano, e nonostante si sentano ripetere che non possono decidere del proprio futuro vanno in direzione ostinata e contraria.
Vorrei che dedicassimo a loro la nostra campagna elettorale perché io ho la sensazione che se smettiamo anche solo per un momento di pensare di poter fare la differenza, se anche solo per un istante esitiamo, allora i mostri che sono in agguato avranno vinto.

Nella foto: Rosa Fioravante durante l’intervento al Teatro Parenti di Milano per la presentazione delle liste della Lombardia di Liberi e Uguali

 

 

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