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Scissione non lontana, se Renzi non si ferma

Domenica sera sembrava tutto semplice. Renzi dopo aver perso, mantenendo la parola si era dimesso e ci si stava interrogando se si sarebbe dimesso anche dalla segreteria del partito. Tre giorni dopo siamo precipitati nella crisi politica più confusa dove l’unica cosa chiara è che Mattarella pretende, giustamente, che si vada al voto con legge elettorale nuova.
Perché Renzi va, torna, se ne va di nuovo e forse ritorna? La spiegazione sta nella politica e nella psicologia. Ovvero nelle due cose combinate. La politica dice che Renzi non è certo che abbia capito di aver perso. Renzi è convinto che gli italiani non hanno capito e che è stata vittima della congiura di D’Alema. Renzi è inoltre convinto, e qui non ha torto, che il fronte del NO è non solo disomogeneo ma abbia obiettivi contrastanti.

Berlusconi ha bisogno di tempo per riorganizzare il suo partito e il suo campo. Grillo mostra fretta ma forse vuole evitare di mettersi in un guaio come è accaduto a Roma. Salvini e Meloni spesso parlano senza sapere che cosa dicono. La sinistra Pd non vuole né elezioni né congresso perché non si è preparata alla vittoria.

Renzi, quindi, insisterà a muovere il fondo delle acque per renderle melmose. Cercherà di non far risolvere la crisi sperando nel reincarico. In secondo luogo immagina, se lui andrà fuori, un incarico a un suo “famiglio”, tipo Gentiloni. Così da avere tempo di fare il congresso e così di restare in sella e di spingere fuori tutti gli oppositori, abbiano votato NO o SI. Altro che nuova politica, è la crisi peggiore di tutta la storia repubblicana, prima repubblica compresa.

Chi gli si oppone è purtroppo afono. La sinistra Pd ha fatto una battaglia senza tregua ma non sa come gestire il risultato. Non si rende conto che la gran parte degli elettori che hanno votato SI ha aperto un conto contro di loro. Non sa come amministrare un risultato in cui gli alleati di destra sono preponderanti. Non ha candidati alla segreteria del partito.
Abbiamo cioè di fronte due schieramenti, i renziani e gli oppositori, che si muovono a tentoni, che si annusano in attesa di una battaglia frontale come quelle di una volta. “Avanti Savoia!”, gridavamo da ragazzini prima di lanciare alla banda nemica decine di sassi raccolti sul campo.

Il tema mi pare invece preciso e richiede una decisione netta e seria. Bisogna verificare se con Renzi è possibile convivere. Convivere sulla base di due piattaforme politiche diverse e persino contrapposte. Una neo-socialista , l’altra tardo blairiana. Questi due modelli possono vivere assieme, come accade in molte socialdemocrazie, se la leadership non è vorace e tendenzialmente totalitaria. Con il Renzi che promette uno “scontro duro, anzi molto duro”, bisogna mettere in conto tante cose, anche la peggiore, cioè lasciarlo solo in un partito da lui controllato ma di pochi voti.
E’ ovvio che sarebbe un disastro per la sinistra. Io da giorni sto cercando di dire che nell’immediato bisogna solo cercare di riparare il danno ma che la battaglia sarà lunga, sia dentro che fuori la sinistra. Il nuovo socialismo ha bisogno di tempo per costruirsi e affermarsi. Non potrà perdersi nel giorno per giorno dello scontro renziani-antirenziani.
Renzi può restare un leader per tutti se va via, se va via senza condizioni, se si porta via i suoi uomini e donne e forse a quel punto ciascuno di noi penserà ad un arrivederci. In caso diverso bisogna prepararsi all’addio. Defintivo.

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