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Spd, il travaglio dei militanti davanti alla nuova Große Koalition

Bonn, 21 gennaio 2018: è giorno e luogo dove i circa 600 delegati delegati dell’SPD decideranno sostanzialmente il futuro della Germania. L’accordo con l’Union di Angela Merkel per una riedizione della Große Koalition non è scontato. Da giorni Kevin Kühnert, capo dei Juso, l’organizzazione dei giovani socialisti, sta facendo attiva campagna elettorale per il no facendosi intervistare dai principali media tedeschi. Non è il solo a pensarla così. Contro il documento si sono già espressi i rappresentanti dei land di Berlino, Assia e Niedersachsen. A favore invece Amburgo, Baviera, Baden Württemberg e Nordreno Vestfalia. Gli altri o non hanno ancora preso posizione o preferiscono rimanere neutrali (continua a leggere su Huffington Post).

Ana Carbajosa, su El País, traccia un profilo di Kühnert e racconta il travaglio dei militanti dell’SPD di fronte al voto di domenica. Vi proponiamo una traduzione del suo articolo, “La joven promesa del SPD recorre Alemania en busca del ‘no’ a la gran coalición” (18/01/2018).

A partire dalle sette di sera di martedì scorso, i militanti di Friedenau iniziano ad arrivare nella sezione locale dell’SPD. Mancano cinque giorni alla data in cui il loro partito prenderà una decisione che vivono come esistenziale e questa sera riceveranno la visita di un invitato molto importante. Kevin Kühnert, 28 anni, è la stella nascente dei giovani socialdemocratici, ma è anche l’uomo che auspica che il congresso straordinario di domenica voti contro una Große Koalition fra i due principali partiti tedeschi. Questa settimana sta percorrendo il paese in lungo e in largo alla ricerca di sostegno per la sua causa, ma quella di Friedenau è una tappa molto speciale. Quel seminterrato del sud di Berlino è la sede locale del quartieri in cui Kühnert è cresciuto politicamente.

Quello che segue è una sorta di esercizio introspettivo che mette in chiaro come il partito attraversa sia una crisi strategica che emozionale. Il morale è a terra e i militanti si sentono perduti. Si sentono obbligati a decidere fra un’opzione brutta e una peggiore. Il loro partito si trova in un vicolo cieco da cui è difficile uscire.

Kühnert arriva circondato da uno sciame di fotografi e telecamere e parla a braccio per mezz’ora ai “compagni” del perché pensa che l’SPD, reduce da una sconfitta storica lo scorso settembre, potrà riprendersi solo andando all’opposizione. E che formare una nuova grande coalizione con il blocco conservatore della cancelliera Angela Merkel equivale, secondo lui, a darsi la zappa sui piedi.

Ma quando Kühnert finisce di parlare e le telecamere e i riflettori escono dalla porta, inizia una sorta di terapia psicopolitica durante la quale decine di militanti si chiedono come il loro partito abbia potuto cadere tanto in basso – a settembre hanno ottenuto il peggior risultato dal 1933, un 20,5% – e i vecchi compagni chiedono al giovane Kühnert indicazioni e consigli. Il mondo in cui il potere della socialdemocrazia tedesca ed europea era indiscutibile non esiste più e i tempi nuovi risultano per molte delle teste piene di capelli bianchi che oggi sono venute fin qui politicamente inconcepibili e sconcertanti.

In prima fila, la maggior parte delle persone alza la mano e così nella seconda fila. Quasi tutti vogliono parlare, hanno bisogno di sfogarsi. “Nell’SPD abbiamo buoni politici, però non cambia nulla se stiamo al governo o all’opposizione, alla fine perdiamo sempre. Tutte le alternative sono pessime”, si lamenta un partecipante. “Se diciamo no alla Große Koalition e ci sono nuove elezioni non prenderemo più del 15%!”, si preoccupa un secondo militante. Un altro ancora: “Quello che non capisco è perché non riusciamo a uscire da nessuna grande coalizione come vincitori”.

Una quarta militante: “La direzione dell’SPD dovrebbe spiegare meglio che si tratta solo di una bozza (quella che contiene i punti dell’accordo fra fra CDU e SPD e che sarà votata il 21 gennaio nel congresso straordinario di Bonn dei socialdemocratici, n.d.R.) e che dopo si può migliorare”. Poi, un uomo in terza fila, molto agitato: “Siamo traumatizzati. […] Perché non possiamo essere più coraggiosi? La nostra è una crisi esistenziale. Cosa vogliamo? Cosa difende l’SPD?”. Un altro ancora: “Come possiamo fare affinché la CDU ci prenda sul serio, ci rispetti?”. Poi interviene un altro militante ancora, che strappa degli applausi: “La Merkel è un modello finito, perché ci stiamo aggrappando a lei? Dobbiamo prepararci per il giorno dopo la fine dell’era Merkel”.

La maggioranza dei militanti di Friedenau si aggira intorno all’età della pensione e molti non concordano con la tesi di Kühnert, però in questo momento politico, qualsiasi aiuto va bene; chiedono la sua opinione come chi fa domande al terapeuta. Il giovane ribelle socialdemocratico risponde a tutti gli interventi. Dire no alla GroKo […] non significa andare a nuove elezioni, spiega. Che un governo di minoranza di Angela Merkel, in cui l’SPD dia il suo appoggio solo su alcuni temi come la politica europea, è possibile. Che, a prescindere dal fatto che sia una bozza, è poco realista pensare che, con un 20,5%, l’SPD sarà capace di ottenere molto di più nei negoziati formali.

L’Europa figura come la priorità di quello che dovrà essere lo scheletro del prossimo governo CDU/CSU. È anche uno dei temi che più preoccupano il seminterrato di Friedenau. “Abbiamo la possibilità di salvare l’Europa. Ho paura che l’Europa vada in frantumi”, confessa un uomo brizzolato. “Abbiamo una finestra di dodici mesi per agire”, annuncia, ripetendo quanto dicono coloro che pensano che con un presidente tanto proattivo ed europeista come Emmanuel Macron all’Eliseo, bisogna agire prima delle prossime elezioni europee. I militanti osservano inoltre preoccupati le difficoltà dei loro vicini socialisti europei. “Se non ci rinnoviamo, fra quattro anni affonderemo come i socialisti francesi”.

E così passano quasi due ore. Alcuni sono venuti avendo studiato la lezione, con la mozione contraria alla Große Koalition che verrà presentata nel congresso straordinario di domenica sottolineata.

Alla fine della sessione, i compagni, come si chiamano fra loro, decidono di votare sulla grossa coalizione, solo per misurare le forze di entrambe le parti. Vincono di pochissimo i favorevoli a tornare a essere un socio minoritario in un esecutivo Merkel.

L’SPD è spaccata a metà e questo non è positivo”, riassume dopo nel bar del partito Theodoro Winters, urbanista di 67 anni. “Da sempre ci sono state discussioni e tensioni, ma con un risultato del 20% le tensioni aumentano”, aggiunge. Ingeborg Ludwig, altra veterana, spiega che è la prima volta che vive “discussioni così tanto emotive”. Come altri, dice che ancora non ha deciso cosa vuole e che, in qualunque caso, indipendentemente da ciò che accadrà nel congresso di domenica prossima, tutti i militanti, 450.000, avranno l’ultima parola quando verrà votato l’accordo di coalizione entro alcune settimane. E avverte: “Se diciamo che è no, sarà no”.

(Foto: Ansa)

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