“Un nuovo senso comune”: il discorso di Jeremy Corbyn alla conferenza annuale del Labour
L’Argine propone la traduzione, curata da Antonio Cannata, del discorso tenuto dal leader laburista al termine della Conferenza annuale del partito svoltasi a Brighton dal 24 al 27 settembre scorsi. Di fronte ad un partito unito e in salute reduce da un clamoroso successo elettorale contro tutte le previsioni, Jeremy Corbyn ha ribadito le linee di un “socialismo per il 21esimo secolo”.
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Intanto nel video il discorso dal vivo riassunto in quattro minuti:
Di seguito la traduzione del discorso di Jeremy Corbyn:
[Conference], grazie mille.
Ci incontriamo in questa settimana come un partito unito, che avanza in ogni parte della Gran Bretagna, che conquista la fiducia di milioni di nostri concittadini, che propone le proprie idee e i propri programmi per il futuro del nostro paese, che ha già mobilitato persone di tutte le età e di tutte le estrazioni.
Ed è un privilegio parlare a Brighton. Una città che non solo ha una lunga tradizione di accoglienza delle conferenze del Labour, ma anche di attivisti che hanno ispirato il Labour.
Fu un secolo fa, qui a Brighton, che una giovane commessa ne ebbe abbastanza delle condizioni terribili che lei e i suoi colleghi erano costretti a subire. Rischiò il licenziamento per aver aderito al sindacato dei lavoratori dei negozi, dopo averlo conosciuto da un giornale utilizzato per incartare fish and chips, e fu talmente capace nel difendere le donne lavoratrici dei negozi che nemmeno trentenne divenne vicesegretario generale.
Con quel ruolo sostenne la storica risoluzione al Congresso dei sindacati del 1899 per la nascita del Comitato di rappresentanza del Labour in modo che i lavoratori fossero finalmente rappresentati in Parlamento.
Quel comitato divenne poi il Labour Party e quella donna, Margaret Bonfield, più tardi venne eletta parlamentare del Labour. E, nel 1929, fu la prima donna a far parte di un esecutivo britannico.
La storia di Margaret Bonfiled è il simbolo del ruolo decisivo che le donne hanno avuto nel Labour sin dalla sua fondazione e del fatto che il Labour si è sempre impegnato per generare cambiamenti, lavorando insieme ed ergendosi a difesa degli altri.
“Il Labour sulla soglia del potere”
[Conference], contro tutte le previsioni a giugno abbiamo conquistato il più grande aumento di consensi per il Labour dal 1945 e conseguito il miglior risultato del Labour da una generazione. E’ il risultato che ha messo in guardia i Tories e portato il Labour alla soglia del potere.
Si, non abbiamo fatto abbastanza e restiamo all’opposizione ora, ma siamo diventati un Governo “in attesa”.
La squadra del nostro eccezionale Governo ombra è qui oggi. E il nostro messaggio al paese non potrebbe essere più chiaro: il Labour è pronto.
Pronto a contrastare le disuguaglianze, pronto a ricostruire il Servizio sanitario nazionale, pronto a dare opportunità alle giovani generazioni e dignità e sicurezza ai più anziani, pronto a investire nella nostra economia e affrontare le sfide dei cambiamenti climatici e dell’automazione, pronto a portare la pace e la giustizia al cuore della politica estera. E pronto a costruire una relazione nuova e progressista con l’Europa.
Noi siamo pronti, ed è chiaro che i Tories non lo sono. Certamente non sono forti e di sicuro non sono solidi. Sono molto distanti dall’essere uniti. E sono aggrappati alla punta delle dita.
Ma questo governo dei Conservatori non ha niente che manca a noi. Sono andati alla ricerca dell’albero della cuccagna quando c’è stato bisogno di mantenere Theresa May. Gli hanno dato una bella scossa, ed ecco qui, ora conosciamo il prezzo del potere: circa 100 milioni di sterline per ciascun parlamentare Unionista.
Durante la campagna elettorale, Theresa May parlò agli elettori dei rischi di una “coalizione del caos”. Ricordate? Bene, ora ci sta stanno mostrando come lavora. E non mi riferisco solo all’accordo disperato tra il Primo Ministro e il DUP. Ha una “coalizione del caos” attorno al tavolo del suo Gabinetto: Phillip Hammond e Liam Fox, Boris Johnson e David Davis.
“La coalizione del caos”
Si azzannano, litigano e tramano, manovrano perchè il Primo Ministro faccia al più presto le valigie e lasci il Numero 10, per prendere il suo posto alla prima occasione.
Invece di fare i conti con le grandi sfide che attendono il nostro paese.
Ma questa coalizione del caos non è uno scherzo. Basta guardare ai risultati raggiunti da quando i Conservatori sono al potere:
– La più lunga caduta delle retribuzioni da quando i dati vengono registrati
– Raddoppiati i senza fissa dimora
– Allungamento delle liste di attesa del Servizio sanitario nazionale
– Aumento delle dimensioni delle classi scolastiche e abbandono degli insegnanti
– Oltre 4 milioni di bambini in povertà
– Tagliati 20mila poliziotti e 11mila vigili del fuoco
– Sempre più lavoratori poveri, mai accaduto prima
– Una condanna delle Nazioni Unite per violazione dei diritti delle persone disabili
Questo non è “forti e solidi”. Ma insensibili e calcolatori. Perché i Tories hanno calcolato che il peggioramento delle condizioni di vita di milioni di persone in nome dell’austerità avrebbe pagato sostanziose mance, sotto forma di agevolazioni fiscali e riduzione delle tasse, ai ricchi e ai potenti.
[Conference], il tuo impegno nella campagna elettorale ha fermato i piani dei Tories. Il risultato ha già prodotto un’inversione a U dopo l’altra su alcune delle più dannose proposte politiche. La crudele “dementia tax” è stata ritirata dopo tre giorni dall’annuncio. I piani per reintrodurre le grammar school sono stati abbandonati. La minaccia del “triple lock” alle pensioni accantonata. Il ritiro dei sussidi per il “winter fuel” scaricato. La promessa di ripristinare la caccia alla volpe è stata fatta cadere. E il piano per porre fine alla gratuità delle mensa nelle scuole primarie è stato messo nel cestino.
La realtà è che appena tre mesi dopo le elezioni questa coalizione Conservatrice del caos sta stracciando il suo Manifesto e si sta autodistruggendo. Sono a corto di idee e energia.
In realtà, sembrano scegliere alcune politiche del Labour, anche sulla Brexit.
Dico al Primo Ministro: “Benvenuta. Ma vai fino fondo e metti fine all’austerity, aboliamo le tasse di iscrizione all’università, rottama il blocco dei salari del settore pubblico. Penso che su tutto questo potremmo trovare una maggioranza”.
Ma questo è un governo debole e diviso con nessuna proposta se non quella di restare aggrappato al potere.
“Ora è il Labour che detta l’agenda”
E’ il Labour che ora detta l’agenda e pone gli argomenti di un nuovo senso comune sulla direzione che il nostro paese dovrebbe prendere.
[Conference], ci sono state due stelle nella nostra campagna elettorale.
La prima è il nostro Manifesto che ha raccolto le idee dei nostri iscritti, dei delegati sindacali, e le speranze e le aspirazioni delle comunità e loro luoghi di lavoro. E noi abbiamo chiaro come le sosterremo, chiedendo ai più ricchi e alle più grandi corporation di iniziare a pagare la loro giusta parte.
Non solo per redistribuire semplicemente dentro un sistema che non agisce a favore della maggioranza delle persone, ma per trasformare quel sistema. Perchè noi non abbiamo solo indicato come vogliamo proteggere i servizi pubblici ma come ricostruire e investire nella nostra economia, attraverso una meccanismo pubblico di crescita sostenibile, guidato da banche di investimento regionali e nazionali, per generare buona occupazione e prosperità.
Il nostro Manifesto è il programma di un moderno, progressista partito socialista che ha riscoperto le sue radici e le sue proposte, andando controcorrente in Europa.
L’altra stella della nostra campagna siete stati voi. I nostri iscritti, i nostri militanti nei sindacati, i nostri attivisti “casa per casa” e quelli sui social media. giovani che condividevano messaggi e storie sui social media, centinaia di migliaia che si sono organizzati on line e sul campo per mettere fuori gioco la grande macchina da soldi dei Tories.
“Iscritti, siete voi il futuro”
Non c’è dubbio che qui oggi a Brighton voi rappresentate il più grande partito politico dell’Europa occidentale, con oltre 600mila iscritti, insieme a tre milioni di affiliati dalle fila dei sindacati, pieni di entusiasmo e fiducia nel potenziale della nostra gente. Voi siete il futuro. E lasciatemi continuare. Sono sbalordito e onorato da tutto ciò che avete fatto, assieme a centinaia migliaia di altre persone in tutto il paese, per condurci qui dove siamo oggi.
Non sono mai stato così orgoglioso di essere il vostro leader eletto democraticamente. La nostra campagna elettorale ha dato forza alle persone, portato milioni di uomini e donne a registrarsi e ha spinto altrettanti ad andare a votare per la prima volta.
E il Labour è stato il Partito dell’unità, riunendo generazioni e comunità, piuttosto che mettere gli uni contro gli altri giovani e anziani come invece hanno fatto i Tories. Noi non cercheremo mai di schiacciare una generazione sull’altra. Con il Labour le persone vinceranno insieme.
Il risultato della nostra campagna ha confuso esperti e scettici. Vedo John Mcdonnell [attuale Cancelliere ombra del Labour, ndr] che disse che le “barbe grigie” avevano completamente torto. Non sono sicuro che fossero nel giusto, John? Abbiamo spazzato via la maggioranza Tory, conquistando il sostegno in ogni gruppo sociale e fascia d’età, guadagnando seggi in ogni regione e nazione del paese.
Quindi, per favore, Theresa May, fatti un’altra vacanza e prendi un’altra decisione improvvisa. La macchina della campagna elettorale del Labour è accesa ed è pronta a partire.
“I cittadini britannici hanno visto oltre il Daily Mail”
Naturalmente, c’è stato qualcuno che dalle elezioni non è uscito troppo bene. Mi riferisco ad alcuni dei nostri tradizionali amici nei media. Hanno condotto la campagna, come hanno sempre fatto, agli ordini degli evasori delle tasse per infangare il Labour ad ogni occasione. Il giorno prima delle elezioni un giornale ha dedicato 14 pagine per attaccare il Labour. Ed il nostro consenso è cresciuto di quasi dieci punti.
Non ho mai visto così tanti alberi morire invano. I cittadini britannici hanno visto bene e guardato oltre. Quindi questo è un messaggio rivolto all’editore del Daily Mirror: la prossima volta, per favore, potresti dedicarci 28 pagine?
Ma c’è un messaggio più serio anche. La campagna dei Tories e dei loro media fedeli è stata cattiva e personale. Ha alimentato odio on line e l’obiettivo preferito è stato Diane Abbott. Lei ha un decennio di storia di militanza per la giustizia sociale ed ha subito intollerabili violenze razziste e misogine. Ha affrontato una stampa pesantemente ostile ed un esercito di trolls. E’ importante come non mai alzarsi in piedi.
Si, si può essere in disaccordo, ma non ci possono essere giustificazioni alla violenza su qualcuno.
Noi risolviamo i nostri contrasti con il voto democratico e ci riuniamo attorno alle decisioni che prendiamo.
Questo è il Partito Laburista, qui questa settimana, e fuori nei territori ogni settimana – plurali, accoglienti, democratici e pronti a servire il nostro paese.
Non c’è nessuna prova più grande della Brexit ora, un incredibilmente importante e complesso processo, che non può essere ridotto alla ripetizione di favole dalla fiancata di un bus o aspettare 15 mesi per affermare l’ovvio. Come democratici socialisti, noi accettiamo e rispettiamo il risultato del referendum, ma il rispetto per una decisione democratica non significa dare il disco verde ad una sconsiderata agenda Tories sulla Brexit che farebbe piombare la Gran Bretagna in una corsa al ribasso dei diritti e verso la riduzione delle imposte per le società commerciali in puro stile Trump.
Non saremo spettatori passivi di una inetta squadra di negoziatori senza speranza che stanno mettendo a rischio lavoro, diritti e standard di vita.
Una squadra interessata più a mettersi in mostra per un vantaggio personale che per raggiungere il miglior accordo per il nostro paese. A essere sinceri, il discorso di Theresa May a Firenze la scorsa settimana ha ricompattato l’esecutivo. Almeno per poche ore. Il suo aereo non ha avuto il tempo di atterrare a Heathrow che le divisioni si sono già riaccese.
“La Brexit ‘a strapiombo’ sta diventando una realtà”
Mai come ora l’interesse nazionale è stato così mal servito su una questione così vitale. Se non ci fosse altra ragione perché se ne vadano, i soli pasticci di questa egoistica Brexit dei Tories sarebbe una ragione sufficiente.
Quindi, ho un messaggio semplice per l’esecutivo per il bene della Gran Bretagna: datevi una calmata e ritiratevi.
Una cosa va detta chiaramente. I tre milioni di cittadini Ue che attualmente vivono e lavorano in Gran Bretagna sono i benvenuti. Sono stati lasciati in un nube di insicurezza da questo governo quando il proprio futuro avrebbe potuto essere sistemato mesi fa. Quindi Theresa May, dai loro quelle garanzie piene che meritano oggi. Se non lo farai tu, lo faremo noi.
Sin dal risultato del referendum la nostra squadra della Brexit si è concentrata soprattutto sul nostro futuro economico. Quel futuro è ora sotto una minaccia reale. Una potente corrente della leadership dei Conservatori vede la Brexit come la chance per creare un paradiso fiscale alle porte dell’Europa. Un’area deregolata di salari bassi, tasse basse per hedge funds e speculatori. In pochi, al top, starebbero davvero bene, non c’è dubbio.
Ma l’industria manifatturiera sbatterebbe contro un muro, e con essa i lavoratori qualificati, la nostra base imponibile si sgretolerebbe, i servizi pubblici decadrebbero ulteriormente.
Noi siamo a meno di 18 mesi dall’uscita dall’Unione Europea. Ed il trio Tory che sta conducendo i colloqui non è arrivato a nulla e non si è trovato d’accordo su nulla.
Questo esecutivo improvvisato passa molto più tempo a negoziare tra i suoi membri che con la Ue.
Una Brexit “a strapiombo” sta diventando realtà. Per questo motivo il Labour ha reso chiaro che la Gran Bretagna dovrebbe restare dentro le condizioni generali del mercato unico per un periodo di transizione limitato. Sarebbe auspicabile che, anche se tardivamente, Theresa May accettasse questo.
Ma oltre questa transizione, il nostro compito è differente. E’ quello di riunire tutti attorno a una visione progressista di ciò che la Gran Bretagna potrebbe essere, ma con un governo schierato con i molti e non con i pochi.
Il Labour è il solo partito che può mettere insieme quelli che hanno votato “Leave” e quelli che hanno votato “Remain” e unire il Paese per un futuro oltre la Brexit. Ciò che importa nei negoziati per la Brexit è raggiungere un accordo che assicuri lavoro, diritti e decenti condizioni di vita.
“La Brexit del Labour metterà il lavoro al primo posto”
[Conference], una vera e propria cesura con la Brexit potrebbe non esserci. Una caotica Brexit dei Tory che abbatte gli standard di vita. O la Brexit del Labour che mette il lavoro al primo posto per i tanti, che garantisce libero accesso al mercato unico e stabilisce una nuova relazione cooperativa con l’UE.
Una Brexit che usa i poteri restituiti da Bruxelles per sostenere una nuova strategia industriale per ammodernare la nostra economia in ogni regione e nazione. Quella che mette la nostra economia al primo posto non i falsi miti dell’immigrazione che alimentano le fiamme della paura. Non inseguiremo i Tories sulla strada di imputare agli immigrati i mali della società. Non sono i migranti che abbassano stipendi e condizioni di vita ma i peggiori boss collusi con il governo conservatore che non ha mai perso un’occasione per attaccare i sindacati e indebolire i diritti dei lavoratori.
Il Labour lavorerà per arrestare la riduzione degli stipendi e delle condizioni di vita, non asseconderà le logiche del capro espiatorio e razzismo. Il modo in cui la Gran Bretagna uscirà dell’Ue è troppo importante per essere lasciato ai Conservatori e alle loro battaglie interne e alle loro crisi di identità.
Il Labour spingerà i bisticciosi ministri di Theresa May a rendere conto di ogni passo dei loro colloqui. E, con il nostro Brexit team guidato da Keir Starmer, Emily Thornberry e Barry Gardner noi saremo pronti a sostituirli una volta che questo governo fallirà, per negoziare una nuova relazione con l’Europa che lavora per tutti noi, provando a costruire un’Europa del futuro per i molti.
La verità è… che sotto i Tories il futuro del Regno Unito è a rischio qualunque sia il risultato della Brexit. La nostra economia non può assicurare un alloggio sicuro, un lavoro ben pagato e stabile o crescenti standard di vita.
C’è un nuovo senso comune su come dovrebbe essere il nostro paese. Questo è ciò per cui abbiamo lottato durante le elezioni ed è ciò di cui abbiamo bisogno per sostituire un modello infranto forgiato da Margharet Tatcher molti anni fa.
Ma dieci anni dopo la crisi finanziaria globale i Tories ancora credono nello stesso mantra dogmatico – Deregolamentare, privatizzare, tagliare le tasse per i ricchi, indebolire i diritti del lavoro, assicurare profitti per pochi e debiti per molti. Niente è cambiato. E’ come se fossimo bloccati in un salto all’indietro politico ed economico.
Lo stesso Financial Times il mese scorso ha affermato che il nostro “sistema finanziario guarda ancora al modello pre-crisi” e che il sistema capitalistico a causa del crack fronteggia una “crisi di legittimità”.
Ora è il tempo che il governo assuma un ruolo più attivo nella ristrutturazione dell’economia. E’ il momento che i consigli di amministrazione delle grandi società rendano conto delle loro azioni. Ed è il momento di sviluppare un nuovo modello di management economico per sostituire i dogmi falliti del neoliberismo…
Questo è il motivo per cui il Labour non si limita a pensare solo di riparare i danni fatti dall’austerity ma a trasformare la nostra economia con una nuovo ruolo dinamico del settore pubblico, in particolare dove il privato ha fallito.
“Riportare i servizi sotto la proprietà pubblica”
Prendiamo l’industria dell’acqua. Delle nove compagnie idriche in Inghilterra sei sono possedute da fondi privati o fondi sovrani stranieri. I profitti sono suddivisi tra gli azionisti mentre decadono le infrastrutture. Le compagnie pagano poco o nulla di tasse e le retribuzioni dei dirigenti sono salite alle stelle, ma il servizio peggiora.
Questo è il motivo per cui siamo impegnati a riportare le utilities sotto la proprietà pubblica per metterli al servizio della nostra gente e della nostra economia ed impedire che i cittadini continuino ad essere derubati.
Naturalmente va fatto molto di più. La nostra Banca nazionale di Investimenti… e il Transformation Fund dovranno attivare investimenti pubblici per creare ricchezza e buona occupazione. Quando abbiamo incontrato i business group, ho parlato con franchezza. Noi investiremo in educazione e competenze della forza lavoro e investiremo in infrastrutture migliori dall’energia al digitale ma chiederemo alla grande industria di pagare un po’ più di tasse.
L’approccio dei Tory all’economia non è imprenditoriale. E’ predatorio. Non sono concentrati su investimenti a lungo termine e creazione di ricchezza. Quando si da uno sguardo a ciò che fanno piuttosto che a quello che dicono, ci si accorge che che è tutto rivolto ad abbassare i salari, i servizi, le condizioni di vita… Per fare più soldi il più velocemente possibile, con un governo non al servizio del popolo ma delle grandi corporation.
E la loro noncuranza per l’ineguaglianza crescente, per lo svuotamento dei nostri servizi pubblici, lo sdegno per gli indifesi e i poveri ha reso la nostra società più brutale e più insensibile.
“Grenfell: un pesante atto d’accusa”
Ora questo modo di governare degradato ha un tragico monumento, le macerie della Greenfell Tower.
Un incendio orribile in cui dozzine di persone hanno perso la vita, un tragedia evitabile. Quella che è un’accusa non solo di decenni di politiche abitative fallimentari, privatizzazioni e disuguaglianze in una delle zone di una delle città più ricche del mondo. E’ anche un grave atto di accusa contro un’intera prospettiva che agevola le restituzioni delle tasse locali ai ricchi oltre ogni decente misura per tutti e che disprezza le comunità della classe lavoratrice.
Prima dell’incendio, un gruppo di residenti di Greenfell aveva lanciato un monito.. E cito parole che dovrebbero tormentare ogni politico: “Il Greenfell Action Group era fermamente convinto che solo un evento catastrofico avrebbe reso chiare inettitudine e incompetenza dei nostri proprietari”. Greenfell non è solo il risultato di cattive decisioni politiche, ma rappresenta un sistema fallito che il Labour deve e vuole sostituire.
Il poeta Ben Okri ha scritto nel suo poema dal titolo “Grenfell Tower”:
Those who were living now are dead
Those who were breathing are from the living earth fled
If you want to see how the poor die, come see Grenfell Tower.
See the tower, and let a world changing dream flower.
Come paese abbiamo il dovere di imparare la lezione da questa evento tragico e assicurare che fiorisca un mondo nuovo. Spero che l’indagine aiuti.
Ma un alloggio decente è un diritto di tutti qualunque sia il reddito o l’estrazione sociale. E costruire abitazioni dovrebbe significare case per tutti non investimenti speculativi per pochi.
Guardate ai risultati dei Conservatori sul fronte delle politiche abitative e capirete perché i residenti di Greenfell sono scettici verso il loro Consiglio conservatore e questo governo conservatore.
Dal 2010: i senza fissa dimora sono raddoppiati, 120mila bambini non hanno una loro casa, i proprietari di immobili si sono ridotti, in migliaia vivono in case non degne. Per questo, assieme al nostro Ministro Ombra per la Casa John Healey, stiamo avanzando un proposta sull’edilizia popolare: costruire, pianificare, regolare, gestire.
Ascolteremo in tutto il paese chi è in affitto e proporremo un programma radicale di azione alla conferenza del prossimo anno. Ma alcune cose sono già chiare.
“Terremo sotto contro gli affitti”
Insisteremo perché ogni casa sia degna di essere abitata dalle persone, una proposta che il governo dei Tory ha già respinto. E metteremo sotto controllo i canoni di affitto: quando per le giovani generazioni il costo di un alloggio è tre volte quello dei loro nonni la situazione è insostenibile.
Il controllo sugli affitti esiste in molte città in tutto il mondo e vorrei che le nostre città fossero dotate di questi poteri e gli inquilini abbiano quelle protezioni.
Abbiamo bisogno di una tassa sui terreni non edificati dai costruttori e del potere di espropriare. Come ha già detto Ed Milliband: “O lo usi o lo perdi”. Le famiglie hanno bisogno di una casa.
Dopo Grenfell dobbiamo ripensare a quelli che vengono definiti piani di rigenerazione.
Rigenerazione è una parola molto abusata.
Troppo spesso si è tradotto in gentrificazione forzata e “pulizia sociale”: non appena arrivano i costruttori, inquilini e affittuari spariscono.
Siamo molto chiari: fermeremo i tagli alla sicurezza sociale.
Bisogna andare oltre, come la stessa Conferenza ha deciso ieri.
Cosicché, quando i Consigli locali avanzano proposte sulla rigenerazione, noi insisteremo su due punti basati su un semplice principio: la rigenerazione sotto un Governo laburista andrà a beneficio dei residenti, non dei costruttori o degli speculatori.
Primo, le persone che vivono in un immobile da ristrutturare devono avere una casa nello stesso luogo e dello stesso tipo di quella in cui vivevano.
Nessuna pulizia sociale, nessun aumento di affitto, nessun canone di locazione sui terreni.
In secondo luogo, i Consigli locali, prima dell’avvio, dovranno sottoporre il progetto di ristrutturazione all’approvazione degli inquilini e degli affittuari.
Rigenerazione reale, si, ma per i molti non per i pochi.
Ma questa non è la sola cosa che dobbiamo cambiare.
“Il Labour valorizza i lavoratori del settore pubblico”
Tutti i partiti devono essere concordi nel riservare un omaggio ai lavoratori del settore pubblico:
i vigili del fuoco che si sono impegnati alla Grenfell Tower per salvare vite; i lavoratori della sanità che si sono presi cura dei feriti a causa dell’attentato di Manchester; i coraggiosi agenti di polizia che hanno affrontato i terroristi al London Bridge; e l’agente Keith Palmer che ha perso la vita quando i terroristi hanno attaccato la nostra democrazia.
I nostri dipendenti pubblici fanno la differenza ogni giorno, per avere una società decente anziché una società degradata.
Tutti si congratulano con loro. Ma solo il Labour li valorizza, è pronto ad aumentare le retribuzioni che meritano e a proteggere i servizi che assicurano.
Anno dopo anno i Tories hanno tagliato il budget e compresso i salari del settore pubblico, mentre si riducevano le tasse per i più abbienti e le grandi corporation.
Non puoi avere cura della salute del paese quando ai dottori e infermieri viene chiesto di accettare la riduzione degli standard di vita.
Non puoi educare adeguatamente i nostri ragazzi in classi sempre più grandi con sempre più insegnanti che decidono di abbandonare la professione.
Non puoi difendere il pubblico al ribasso.
La polizia e i servizi di sicurezza devo avere le risorse necessarie, non il taglio di 20mila poliziotti.
Accantonare il blocco degli stipendi pubblici non è un atto di carità, ma una necessità per i servizi pubblici forti e ben dotati di personale.
Non ogni cosa utile costa solo denaro però.
Come molte altre persone, mi ha commosso la campagna del Daily Mirror per cambiare la legge sulla donazione degli organi.
Ci sono oltre 5mila persone nelle liste di attesa per un trapianto, ma a causa della carenza di donatori solo 3500 di loro potranno salvarsi la vita.
Dunque tutti quelli che potrebbero salvarsi la vita con un trapianto dovrebbe vedersi garantito un trattamento.
La legge è stata già modificata nel Galles guidato da Carwin Jones, e oggi prendo l’impegno che il governo del Labour farà la stessa cosa in Inghilterra.
“Assicurare investimenti e buona occupazione”
Negli ultimi due giorni John McDonnell e Rebecca Long-Bailey hanno definito il modo in cui sviluppare i piani economici contenuti nel nostro Manifesto per assicurare che crescita sostenibile e buona occupazione raggiungano ogni parte del paese.
In questo modo nessuna comunità o regione resterà indietro. Istituiremo banche regionali di sviluppo, investiremo in una strategia industriale per ogni regione.
Ma le sfide del futuro vanno oltre il bisogno di mettersi alle spalle un modello economico che ha fallito negli investimenti e nell’ammodernamento dell’economia.
“Affrontare la sfida dell’automazione”
Dobbiamo affrontare subito la sfida dell’automazione. La robotica, che potrebbe rendere superfluo il lavoro come lo conosciamo oggi.
Questa è una minaccia se lasciata nelle mani degli avidi, ma è un’enorme opportunità se gestita nell’interesse di tutta la società.
Non intendiamo avvalerci dei benefici di questi progressi tecnologici se saranno utilizzati per accrescere i profitti di pochi.
Ma se saranno gestiti pubblicamente – per condividere i vantaggi – potranno essere viatico per un nuovo rapporto tra lavoro e tempo libero. Un trampolino per espandere creatività e cultura.
L’avanzata di automazione e mutamenti tecnologici significa riqualificazione e la gestione della forza lavoro deve essere al centro dell’agenda dei prossimi anni.
Dunque il Labour costruirà un sistema di formazione ed educazione dalla culla alla tomba che rafforzerà le persone.
Nessuno sarà legato alle catene dei debiti.
E’ il motivo per cui costruiremo un Servizio di Educazione nazionale che avrà tra i suoi capisaldi iscrizioni gratuite ai College, formazione tecnica e professionale in modo che nessuno resterà indietro a a causa di motivazioni economiche e tutti avranno la possibilità di imparare.
Questo darà a tutti una giusta chance.
L’apprendimento permanente per tutti è essenziale nell’economia del futuro.
Il grande cambiamento che sarà generato dall’impatto dell’automazione dovrà essere pianificato e governato.
Questo richiede la riqualificazione di milioni di persone. Solo il Labour la può garantire.
Come ha detto ieri Angela Reyner, il nostro Servizio nazionale educativo sarà guidato da principi chiari, universale, gratuito ed emancipatore.
E’ una questione centrale per il nostro socialismo del 21esimo secolo, per i tanti e non per i pochi.
Durante la campagna elettorale ho visitato il Dewentside College nella circoscrizione della nostra neoeletta Laura Piddock, una delle decine di grandi neoeletti che stanno rivitalizzando il nostro Parlamento.
Quel College offre corsi per ogni materia, dall’IT alle cure estetiche, dall’ingegneria all’assistenza all’infanzia.
Ho incontrato apprendisti operai edili. Sono d’accordo con i benefici del National Transformation Fund da 250milioni di sterline proposto dal Labour, poiché consentiranno la costruzione delle case popolari di cui le persone hanno bisogno e assicureranno trasporti, energia e infrastrutture digitali di cui il nostro paese ha bisogno.
Ma il cambiamento per una economia a servizio di tutto il paese non può avvenire da solo senza cambiare il modo in cui il nostro paese è diretto.
“La democrazia deve uscire da Westminster e diffondersi nella società”
Affinché le persone possano essere padrone del proprio destino, la nostra democrazia deve uscire da Wesminster e diffondersi in tutte le parti della nostra società e della nostra economia dove il potere non è trasparente.
In tutto il mondo la democrazia affronta le stesse minacce:
la prima è l’emergere di un nazionalismo autoritario intollerante e belligerante.
La seconda è solo apparentemente benigna, ma ugualmente insidiosa. E’ il fatto che le grandi decisioni vengono lasciate alle elite. Che le scelte politiche rischiano di essere solo marginali e che le persone sono in primo luogo consumatori e solo dopo cittadini.
La democrazia significa molto più di questo.
Significa ascoltare le persone anche quando non c’è una campagna elettorale. Non solo i ricchi e i potenti abituati a dare ordini, ma quelli in fondo alla scala sociale che sanno davvero cosa accade.
Come l’ufficiale di polizia della Grande Manchester che ammonì Theresa May due anni fa sul rischio che i tagli alla polizia di prossimità avrebbe comportato all’incolumità e alla sicurezza delle persone.
I suo timori furono liquidati come grida “al lupo, al lupo”.
Come gli operatori licenziati quando parlarono degli abusi sugli anziani…
O gli insegnanti intimiditi quando denunciarono la carenza di fondi per le scuole. O i dottori ignorati quando avvertirono che il Servizio sanitario cadeva a pezzi sotto i nostri occhi o parlarono delle condizioni di sicurezza dei pazienti.
Il Labour si sta battendo per una società in cui non solo i benefici siano distribuiti più equamente ma dove le persone vengono ascoltate di più dal governo, dai consigli locali, dai loro funzionari.
Uno dei casi più clamorosi di mancato ascolto è la recente rivelazione di pratiche diffuse di abuso sessuale sui minori.
I ragazzi più giovani – e molto spesso le giovani donne lavoratrici – hanno subito gli abusi più ripugnanti.
La risposta sta nel renderli sicuri che la voce di tutti sia ascoltata senza badare a chi sono e quale sia la propria estrazione.
Il tipo di democrazia cui dobbiamo puntare è quella dove le persone possono dire la loro su come la società viene governata, come vanno le cose sul luogo di lavoro, come sono gestiti scuole e ospedali.
Questo significa aumentare la trasparenza e la democratizzazione dei servizi locali di cui Andrew Gwynne parlava lunedì scorso.
Significa dare voce sul lavoro, con sindacati messi in condizione di rappresentarli adeguatamente, liberi da quegli ostacoli poco democratici che impediscono di organizzarsi.
Due anni fa promisi che avremmo fatto politica diversamente.
Non è stato sempre facile.
C’è più di qualcuno che preferisce fare politica nella solita vecchia maniera.
Ma lasciatemelo ripetere. Faremo politica diversamente.
E la parola centrale è il “noi”.
Non solo leader che dicono che le cose sono diverse, ma ognuno ha la possibilità di contribuire alla democrazia.
I nostri diritti come cittadini sono importanti quanto i diritti come consumatori.
Potere diffuso nelle comunità, non monopolizzato a Westminster e al Whitehall.
Ora facciamo un passo avanti – rendiamo trasparenti i servizi pubblici. Affari trasparenti al pubblico, politici realmente trasparenti verso coloro a cui siamo a servizio.
Facciamo in modo che il prossimo governo del Labour trasformi la Gran Bretagna, mettendo il potere davvero nelle mani delle persone. Le creative, impegnate, sensibili, persone del nostro paese.
“Il nostro impegno per il contrasto dei cambiamenti climatici”
Sia a casa sia all’estero quello che è alla base della nostra politica è la nostra vicinanza e la nostra solidarietà con le persone, inclusi coloro che adesso si stanno riprendendo dai danni dell’uragano nei Caraibi, delle inondazioni nell’Asia meridionale e in Texas e dai terremoti in Messico.
Il fatto che come pianeta dipendiamo gli uni dagli altri è sempre più evidente.
La crisi ambientale in particolare ha bisogno di una risposta comune globale.
Ecco perché le minacce del presidente Trump di ritirarsi dagli Accordi di Parigi sul clima sono così preoccupanti.
Non c’è contraddizione tra il nostro impegno per il contrasto dei cambiamenti climatici e l’investimento in un’economia forte basata su industria ad alta specializzazione.
E’ proprio il contrario.
L’azione sul cambiamento climatico è uno stimolo potente agli investimenti nell’industria verde e nell’occupazione del futuro, almeno finchè sarà gestito come parte di una transizione sostenibile.
“Uniti contro il terrorismo”
Scopriamo in modo tragico che anche il terrorismo non conosce confini. Ne abbiamo avuto quattro esempi scioccanti in Gran Bretagna. Due durante durante la campagna elettorale e uno proprio nel mio collegio.
Sia Andy Burnham sia Sadiq Khan, i sindaci di Manchester e Londra, hanno giocato un ruolo cruciale affinché le persone restassero unite nei momenti successivi a quegli attacchi brutali.
Prendere di mira la nostra democrazia, ragazzine adolescenti a un concerto pop, persone che si stanno divertendo in giro la sera, fedeli fuori da una moschea, pendolari che vanno a lavoro: tutti questi sono orribili crimini.
Dobbiamo essere uniti sia nel condannare i responsabili sia nel nostro sostegno ai servizi di emergenza e sicurezza, che lavorano per tenerci al sicuro.
“Appoggiare fermamente soluzioni pacifiche”
Ma sappiamo anche che il terrorismo prospera in un mondo che i nostri governi hanno aiutato a modellare, con i suoi Stati falliti, gli interventi e le occupazioni militari a causa dei quali le persone sono costrette a fuggire dai conflitti o dalla fame.
E che dobbiamo mettere i nostri valori al centro della nostra politica estera.
Democrazia e diritti umani non sono un optional che può essere utilizzato a convenienza.
Non possiamo stare in silenzio di fronte alla crudele guerra saudita in Yemen mentre continuiamo a fornire armi all’Arabia Saudita. O di fronte alla distruzione della democrazie in Egitto e in Barhain, o di fronte alla tragica perdita di vite in Congo.
Oggi dico questo ad Aung San Suu Kyi, campionessa di democrazia e diritti umani: “Metti fine ora alla violenza contro i Rohingya in Birmania e consenti alle Nazioni Unite e alle agenzie internazionali di entrare nello stato di Rakhine. I Rohingya hanno sofferto per troppo tempo”.
Dobbiamo sostenere fermamente soluzioni pacifiche alle crisi internazionali.
Abbassiamo i toni della retorica e promuoviamo il dialogo e i negoziati per raffreddare il pericolosissimo scontro riguardo alla penisola coreana.
Mi appello al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres affinché usi la sua autorità per andare a Washington e Pyongyang e dare il via a questo fondamentale processo di dialogo.
Inoltre, impegniamoci davvero per porre fine all’oppressione del popolo palestinese, l’occupazione che dura da 50 anni e l’espansione degli insediamenti illegali, e muoviamoci davvero per la fine del conflitto israelo-palestinese attraverso la soluzione “Due popoli – Due Stati”.
“Una voce autonoma in politica estera”
Le voci della Gran Bretagna devono farsi sentire come autonome nel mondo. Dobbiamo essere sinceri amici degli Stati Uniti, adesso più che mai. I valori che condividiamo non sono rispettati se si costruiscono muri, se mettono al bando gli immigrati sulla base della loro religione, se si inquina il pianeta o se si cede al razzismo.
Lasciatemelo dire francamente: il discorso fatto dal presidente degli Stati Uniti all’Onu la scorsa settimana era profondamente disturbante, ha minacciato la guerra e di stracciare accordi internazionali. Privo di interesse per i diritti umani o i valori universali.
Quello non era il discorso di un leader mondiale.
Il nostro governo ha delle responsabilità. Non può docilmente andare d’accordo con questo indirizzo pericoloso. Se la relazione speciale significa qualcosa, deve per forza significare che possiamo dire a Washington: “Quel modo lì è sbagliato”.
Questo è chiaramente ciò di cui c’è bisogno nel “caso Bombardier” in cui migliaia di posti di lavoro sono in pericolo.
Un primo ministro che scommette sul nostro futuro economico con un accordo commerciale sregolato con gli Stati Uniti dovrebbe spiegare come sarà possibile che i dazi del 220% daranno la spinta alle nostre esportazioni.
Facciamo sentire la voce della Gran Bretagna forte e chiaro per la pace, la giustizia, la cooperazione.
“Siamo noi il nuovo mainstream della politica”
[Conference], viene spesso detto che le elezioni si vincono al centro, e in un certo senso non è sbagliato.
Però sia chiaro che il centro di gravità politico non è fermo o inamovibile. Né sta dove gli esperti dell’establishment amano pensare che sia. Si sposta con le aspettative e le esperienze mutevoli delle persone e con lo spazio politico che si apre.
Oggi il centro non è certamente dov’era venti o trenta anni fa.
Un nuovo consenso sta emergendo dalla grande crisi economica e dagli anni dell’austerity, quando le persone hanno iniziato a trovare una voce politica per le loro speranze per qualcosa di diverso e migliore.
Il 2017 potrebbe essere l’anno in cui finalmente la politica si è messa in pari con la crisi del 2008, perché abbiamo offerto alle persone una scelta chiara.
Abbiamo bisogno di costruire un consenso ancora più ampio attorno alle priorità che abbiamo posto durante le elezioni, difendendo sia la solidarietà sia le aspirazioni collettive. Questo è il vero centro di gravità della politica britannica. Siamo noi il nuovo mainstream della politica.
Il nostro Manifesto e le nostre politiche sono popolari perché rappresentano ciò che la maggior parte delle persone nel nostro paese vuole davvero, non quello che gli si dice di volere.
Questo è il motivo per cui il Labour in Scozia sta per diventare ancora una volta il campione della giustizia sociale, grazie Kezia e grazie a chiunque guiderà il Labour scozzese.
Il nostro messaggio socialista unitario continuerà a ispirare persone a sud e a nord dei nostri confini. Ecco perché il nostro Partito adesso ha circa il doppio degli iscritti di tutti gli altri partiti messi insieme.
[Conference], ci siamo lasciati alle spalle lo status quo. Adesso dobbiamo rendere il cambiamento che perseguiamo credibile ed efficace.
Ci siamo lasciati alle spalle le nostre divisioni. Ma ora dobbiamo mettere in pratica la nostra unità.
Sappiamo che siamo pronti a una campagna elettorale. Dobbiamo anche essere pronti ad andare al governo.
Le nostre aspirazioni devono corrispondere alla nostra competenza.
Durante la campagna elettorale ho incontrato e ascoltato persone in ogni parte del paese. Genitori single in difficoltà, giovani lasciati indietro dalla mancanza di opportunità. Pensionati preoccupati della Sanità e dell’assistenza sociale. Dipendenti pubblici impegnati a far andare avanti i servizi. I redditi medi e bassi, lavoratori autonomi e dipendenti, che affrontavano insicurezze e standard di vita ridotti.
Ma pieni di speranza perchè le cose potessero cambiare. E che il Labour potesse fare la differenza.
Molti non avevano mai votato prima. Altri non votavano da anni. Ma hanno riposto le loro speranze nel nostro partito. Abbiamo offerto un antidoto all’apatia e alla disperazione.
Facciamolo capire a tutti: Non vi deluderemo.
Jeremy Corbyn – Brighton, 27 settembre 2017
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Nella foto di copertina: Il leader del Labour Jeremy Corbyn tiene il discorso conclusivo alla Conferenza Annuale del partito, Brighton Centre, Brighton.
PRESS ASSOCIATION Photo. 27 settembre 2017. Photo credit: Stefan Rousseau/PA Wire
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E, a conclusione, il video integrale del discorso di Jeremy Corbyn: