La_scintilla_socialista22

Una scintilla socialista per ritrovare la sinistra che si è persa

Nel suo bel libro “La sinistra e la scintilla“, non a caso dedicato ad Emanuele Macaluso, Giuseppe Provenzano parte da un presupposto: la sinistra non ha perso, ma si è persa e questo è avvenuto perchè essa è in questi ultimi anni (non soltanto quelli del renzismo) diventata centro. Per ritrovarsi la sinistra dovrà costruire un’alternativa anche a sè stessa, magari riuscendo a provocare una “scintilla” che le faccia ritrovare dalle sue solide radici (socialiste) in grado di farla riprendere a combattere.

Per provocare questa scintilla la sinistra dovrà, invertendo le priorità praticate in questi tempi, ripartendo dal lavoro, provocare una vera e propria “svolta dell’eguaglianza per una crescita inclusiva e sostenibile“. Perchè, osserva Provenzano, il vero dramma non è che le diseguaglianze esistano perchè non c’è la crescita, ma che queste persistano e magari crescano anche in presenza di una pur contenuta crescita. Con la quale, quindi, si avvantaggiano i ricchi e non i poveri, i pochi e non i molti. Alimentando così le divisioni e non l’inclusione. Se questi sono i risultati anche dei governi a guida Pd è difficile sostenere, come fanno alcuni, che essi hanno governato bene.


Nella foto: La sinistra e la scintilla, di Giuseppe Provenzano, Donzelli Editore

Naturalmente Provenzano non si ferma alla pur necessaria e rigorosa autocrtitica e indica anche un percorso che si può (davvero molto schematicamente) riassumere così: ricostruire lo Stato e rifondare l’Europa. Attraverso questo percorso sarà anche possibile scoprire una nuova classe dirigente della sinistra fatta di giovani, visto che a questi è stato anche sottratto il sogno europeo. Per ricostruire lo Stato bisogna avere il coraggio di abbattere i tanti luoghi comuni neoliberisti, assumendo i quali la sinistra ha prima contraddetto e, poi, annientato alcune delle sue principali ragion d’essere.

E qui l’autocritica è per molti versi spietata. La disinvoltura con la quale la politica delle cosiddette seconde repubbliche ha lasciato cadere, in nome della retorica delle privatizzazioni, la storia e la sostanza delle Partecipazioni statali. Ricordate la domanda quasi ossessiva : Ma mica vorrete rifare l’Iri? Un tormentone praticato anche a sinistra, anche dai governi della sinistra. Il risultato è che l’Iri e le irizzazioni sono state spazzate via, ma, in compenso “un intero armamentario di strumenti pubblici di intervento nell’economia è stato ammassato in un grande magazzino chiamato Cassa depositi e prestiti“.

Qui servirebbe “l’audacia della politica“, abbandonando “il riflesso ideologico” per il quale il lavoro lo creerebbero solo i privati. e smettendola “con la stupidaggine, secondo cui, se non hai un lavoro, ti trovi un garage e ti fai venire un’idea e fondi una sturt up“. Lo Stato, dunque, non può non avere un ruolo preminente nelle politiche per l’occupazione. Smettendola con i tabù liberisti che hanno in questi tempi tarpato le ali alla sinistra e al riformismo vero.

Nella foto: Giuseppe Provenzano, vice direttore dello Svimez

Poi c’è l’Europa, anzi l’europeismo che spesso l’Europa non ha praticato. Scrive Provenzano: “La mia generazione si è svegliata orfana del sogno europeista” perchè “sotto i colpi della recessione, crollava la costruzione retorica su cui la sinistra aveva posto a sventolare il manifesto di Ventotene che però aveva smesso di leggere“. In esso si leggeva che l’Europa federale “dovrà essere socialista“. E l’amara considerazione è che “non si intendeva questo quando dalle nostre parti si diceva più Europa“.

Naturalmente il libro affronta anche il tema con il quale la sinistra dovrebbe esercitare la sua audacia anche in campo europeo anche in vista delle prossime elezioni. La domanda è se l’europeismo debba presentarsi con le stesse parole e lo stesso linguaggio. Non è detto debba essere così e non è detto che “possa farlo un partito solo o un fronte unico“. Piuttosto “le grandi ispirazioni politiche” (socialismo, liberalismo e popolarismo), “prendendo atto di una sconfitta comune, debbono tornare ad organizzarsi nella società, anche in conflitto tra di loro, per ripoliticizzare le arene pubbliche nazionali e sovranazionali“.

Con il suo libro Provenzano prova a dare una sveglia e a indicare una strada alla sinistra che si è persa e che in questo modo ha anche aperto la strada al peggior governo di destra della storia repubblicana. Un governo e una destra che vanno contrastati subito e vigorosamente. Insomma la scintilla va fatta scattare subito. Ora. Perchè, parafrasando Moro, questo è il tempo che ci è dato da vivere. La sinistra torni in campo subito forte delle sue forti radici e le sue radicalità e, soprattutto con la convinzione che il riformismo non è e non dovrà mai più essere la destra della sinistra.

Commenti