
L’Argine mondo: Dilma, la telenovela impeachment continua
MASSA E POTERE. DA SPONDA A SPONDA.
Brasile. Dopo che il presidente della Camera dei Deputati ad interim, Waldir Maranhao, aveva deciso di annullare il voto del 17 aprile per l’impeachment di Dilma Rousseff, oggi il presidente del Senato, Renan Calheiros, annuncia che, invece, il voto proseguirà il suo iter parlamentare («Nessuna decisione autocratica può imporsi su una decisione collegiale»). La Corte Suprema brasiliana, intanto, boccia il ricorso della Rousseff e del Governo. (The Guardian)
USA, primarie. Ieri il West Virginia e il Nebraska al voto. Bernie Sanders ha battuto Hillary Clinton in West Virginia. La vittoria tuttavia lascia la situazione fra i due candidati democratici immutata, con la Clinton in netto vantaggio e già proiettata verso la nomination. (The Guardian)
Spagna. La direttrice della storica rivista satirica El Jueves, Mayte Quílez, è stata picchiata mentre tornava a casa. L’aggressore era incappucciato e, senza dire nulla, le ha dato un pugno in pieno volto, per poi fuggire. Il fatto è accaduto dopo la pubblicazione della copertina del numero di questa settimana, incentrata sulla crescita dell’estrema destra in Europa. (El País)
DA ORIENTE A OCCIDENTE. GUERRA ED ECONOMIA.
Europa. Il Parlamento Europeo ha votato per conferire nuovi poteri all’Europol, così da migliorare lo scambio d’intelligence fra gli Stati membri e rafforzare la lotta al terrorismo. Tuttavia, l’agenzia continua a non avere alcuna autorità investigativa. (Politico)
Europa. La Commissione Europea potrebbe sanzionare la Spagna e il Portogallo per avere sforato il tetto deficit/PIL del 3%. (Euractiv)
Bruxelles, attentati. Secondo quanto riportano i media locali, il capo della polizia ferroviaria non vide la mail che gli diceva di chiudere la metropolitana, quattro minuti prima dell’esplosione a Maalbeek. La mail era finita nel suo indirizzo di posta personale. (Politico)
Iraq. L’ISIS rivendica i quattro attentati a Baghdad in cui sono rimaste uccise almeno 90 persone. (Al Jazeera)
Bangladesh. Proteste dopo la morte di Motiur Rahman Nizami, uno dei leader del partito Jamaat-e-Islami, giustiziato tramite impiccagione per le accuse relative al massacro degli intellettuali durante la guerra d’indipendenza de 1971. (Al Jazeera)