Pd Roma

A Roma serve la politica, più che mai

In questi giorni nella testa di chi ama questa città e ha sempre masticato un pò di politica circolano diverse domande:” E se avessimo difeso Marino fino alla fine, vantando un certo garantismo?”; “ E se avessimo trovato un candidato più forte di Roberto Giachetti?”; “E se avessimo fatto una campagna elettorale diversa?”; “ E se avessimo tutelato il Partito Democratico da un commissariamento senza idee e contenuti?”.

Le domande sono tante, più di queste, e le risposte sono molteplici; dipendono dalla “sensibilità” politica di ognuno di Noi. C’è però un filo di pensiero, un ragionamento che può unire tutti: a Roma manca la Politica, quella con la P maiuscola; quella fatta non solo di senso civico e di conoscenza della città; quella Politica fatta con umanità e con amore per quello che si fa e per quello che si amministra; una politica fatta prima di tutto da legami umani e da un’indiscussa trasparenza di questi. Negli anni è mancata questa Politica a Roma; ed infatti non è un caso che gli ultimi tre sindaci, entrambi di diversi colori politici, sono stati convocati dai magistrati durante indagini  investigative che riguardavano casi di corruzione o cattiva gestione del bene pubblico di Roma  o abuso d’ufficio, mentre erano ancora in carica. Non è un caso che in più di dieci anni nei vertici apicali dell’amministrazione comunale di Roma girano sempre gli stessi nomi e cognomi; e Raffaele Marra è proprio uno di questi.

Lo scorso venerdì sera nella trasmissione di La7 condotta da Enrico Mentana, Bersaglio Mobile, abbiamo assistito ad uno show di berlusconiana memoria: ovvero un politico e amministratore pubblico, in questo caso Virginia Raggi, si defilava con semplici battutine e sorrisi forzati dalle domande di Mentana e degli altri ospiti in studio. La scoperta però di due polizze fatte da Salvatore Romeo ed utilizzate per investimenti sul mercato finanziario (attività in cui Salvatore Romeno è un esperto) , suo vicecapo di gabinetto e militante del Movimento 5 Stelle, segna un duro colpo alla credibilità e alla trasparenza della Raggi e del governo comunale targato Movimento 5 Stelle. I primi stralci delle intercettazioni tra Marra e Romeo, entrambi uomini dell’amministrazione comunale nominati dalla Raggi a ricoprire incarichi apicali nel governo cittadino, evidenziano la presenza di una vera e propria “struttura” che decide tutto dalle questioni meramente più politiche ed interne al M5S alle questioni amministrative; una struttura che però, da come si legge negli stralci delle intercettazioni, esiste già prima delle elezioni interne al Movimento 5 Stelle per l’individuazione del candidato sindaco a Roma; una “struttura”, che come dice Marra a Romeo: ”Prendiamo il Campidoglio, ma di me non si deve sapere niente”, ha finalità che non sono politiche.

Le indagini sono in corso, cosi come gli interrogatori. Ma quello che emerge, ancora una volta, è la presenza di “eminenze grigie”, di un uso sbagliato del potere politico/amministrativo e di una Roma ferita nel profondo.                                                   Una città, quella di Roma, teatro non soltanto della chiusura d’importanti settori industriali, dell’impoverimento dell’economia locale, dell’aumento di persone senza una casa, dell’aumento del tasso di abbandono scolastico, della carenza di servizi pubblici come asili nido o trasporti pubblici adeguati, di criminalità organizzata (sia nazionale che estera); ma una città in cui la politica diventa qualcosa di torbido, di opaco. In cui, invece di risolvere i problemi strutturali di Roma, come il grosso debito economico del Comune o il completo abbandono della città delle forze produttive che per oltre un ventennio l’hanno caratterizzata; la politica si perde, e scompare, nel malaffare nostrano fatto di abusi d’ufficio e di corruzione. Serve un cambiamento, è chiaro. Come è altrettanto chiaro che se mai a Roma si dovesse votare, ora come ora vincerebbe la destra. Quella destra da cui provenivano molti dei nomi che ricompaiono nelle indagini dei magistrati sia di Mafia Capitale e della recente inchiesta che sta sconvolgendo l’amministrazione romana targata M5S.

A Roma serve un’alternativa seria e credibile che abbia una visione chiara sulla città e sui problemi quotidiani delle romane e dei romani. Il Partito Democratico di Roma, per poter competere al ruolo di alternativa seria e credibile deve però assolutamente ricostruirsi guardando agli errori del passato standone lontano.
La città soffre la mancanza di una classe politica e amministrativa che ami Roma. A mancare, ormai, però non è più soltanto una classe politica adeguata e all’altezza delle sfide; ma è anche un ceto imprenditoriale e produttivo che vuole investire a Roma, consapevole sia della straordinarie capacità di questa città e consapevole anche dell’importanza della parola “lavoro”. Il lavoro ,che a Roma non c’è proprio a causa della desertificazione economica in corso da un paio di anni, deve essere la principale questione da affrontare e alla quale dare delle risposte immediate. E non lo dico per pure demagogia, ma perché legato al tema del lavoro ci sono tantissime questioni a partire dalla scarsezza d’investimenti e di realtà produttive nella città; fino ad arrivare alla situazione di degrado in cui si trovano i parchi, le strade, le piazze e i quartieri della nostra Città passando per la questione, drammatica a Roma, della disoccupazione giovanile e dello stato di abbandono in cui si trovano le giovani generazioni di romani; senza luoghi d’aggregazione e con quei pochi spazi sociali esistenti, come il Brancaleone o il Quirinetta, chiusi dalla cecità di un’amministra comunale priva di una visione globale sulla città.

Per affrontare in modo serio e reale i gravi problemi che affliggono la nostra città, bisogna però essere a contatto con i territori, i quartieri e i rioni di Roma, bisogna vivere la città, bisogna essere radicati nel suo tessuto sociale; cosa che ad oggi il Partito Democratico di Roma non è. Ed ecco perché prima di affrontare questi temi è necessario che il Pd romano torni a svolgere il ruolo di Partito, cioè quella funzione di aggregazione di una comunità larga ed eterogenea come è la popolazione di Roma. Bisogna tornare ad avere un partito strutturato, dotato di strumenti reali per affrontare i gravi problemi della nostra città; un Partito che sia a portata di tutti e non rinchiuso in cerchie ed ambienti elitari; un Partito che sia una vera comunità di persone.

Nell’attuale dibattito precongressuale nel Pd Roma, stupisce vedere come ad oggi le posizioni congressuali che stanno emergendo si fondino esclusivamente sull’essere pro o contro il commissariamento del Pd e la sua gestione. E’ sicuramente fondamentale esprimere un giudizio sul commissariamento, ma non possiamo permettere che il Congresso del Partito Democratico, specie nella fase che sta attraversando la città di Roma, si riduca all’ennesimo scontro da tifoseria; diventando l’arena di combattimento tra chi difende il commissario del PD e tra chi invece gli va contro. Roma sta vivendo uno dei suoi peggiori momenti storici: è una città impoverita politicamente, culturalmente ed economicamente. Assieme a lei, a vivere il dramma di una città abbandonata, ci siamo tutti quanti noi romani. In questo l’impegno di chi si sente di appartenere ad una certa storia e ad una certa idea di società, che è quella democraticasocialista, deve essere quello di far si che il Partito Democratico di Roma discuta dei problemi della città e delle soluzioni a questi; oltre i nomi, oltre le tifoserie. Nel portare avanti questo impegno: Noi ci siamo!

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