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Amara riflessione su un brutto ferragosto politico con il ministro dell’Interno che difende i parafascisti

Un tempo il ministro dell’Interno era il dominus protagonista del tranquillo ferragosto degli italiani. I telegiornali aprivano con l’esodo degli ultimi rimasti in città e subito dopo spiegavano che il ministro era rimasto al Viminale per vigilare sulle tranquille vacanze dei nostri concittadini. Immagini rassicuranti per tutti a prescindere dal credo politico di ciascuno. Oggi non è certamente così. Per la prima volta e in maniera molto netta l’immagine dell’ attuale inquilino del Viminale è quella di un fazioso agitatore politico, che incapace di risolvere con la politica e i rapporti internazionali, il problema dell’immigrazione lancia proclami su chiusure dei porti, altolà alle organizzazioni non governative, coprendo infine episodi parafascisti e fomentando l’ odio dei penultimi nei confronti degli utimi. Il tutto senza che alcuno nella sua compagine governativa, e tanto meno nella forza politica alleata con quella che lui rappresenta, avanzi qualche riserva, e magari una presa di distanza. Insomma: il peggior Governo e la peggiore maggioranza della storia della Repubblica.

Bastano due episodi dei quali si è parlato molto in questi giorni. Un capotreno che insulta gli zingari via microfono nel convoglio che dovrebbe tutelare provocando la giusta denuncia di un giovane passeggero. E il ministro dell’Interno che solidarizza con quel capotreno (“dovrebbe essere premiato“) approvando e stimolando così una campagna di odio e minacce sulla rete contro quel giovane che aveva fatto il suo dovere denunciando i fatti. Uno o due giorni dopo sulla spiaggia di Ostia si sono presentati in divisa (la solopette di Casapound, organizzazione fascista che pare abbia il sostegno di alcuni clan malavitosi della zona) per cacciare dalla spiaggia gli ambulanti di colore. In pratica ronde che esercitavano abusivamente il ruolo spettante alle forze di polizia. Dal Viminale nessuna obiezione. Tolleranza tutta e interventi zero. La linea è quella di essere forti con i deboli (gli ambulanti profughi dall’Africa) e tolleranti se non sostenitori con i forti (anche se fascisti organizzati).

Io credo che dinanzi a questi fatti il primo dovere di ogni democratico sia quello di indignarsi e indignarsi di brutto. Gli italiani non meritano un ministro dell’Interno che avalla lo squadrismo fascista sulla rete e sulle spiagge. Ma non basta fermarsi alla pur doverosa indignazione. I democratici e la sinistra – ha ragione Peppino Caldarola – devono reagire e “organizzare una resistenza nella società“. Aggiungerei anche a costo di essere bollati come anti-italiani dai parafascisti e leghisti dei nostri giorni. Quando ero poco più che ragazzo sono stato abituato a vedere mio padre, e con lui tanti altri anche di credo politico diverso dal suo, additato come anti-napoletano perchè diceva di vergognarsi di una città che dava la maggioranza assoluta a Lauro e ai monarchici.

Io amo molto il mio Paese e soprattutto la storia della Repubblica che comincia dalla Costituzione voluta e trovata dall’incontro di forze politiche diverse, talvolta contrapposte, ma tutte figlie della Resistenza e della lotta antifascista. E penso che essere contro chi da un delicatissiomo ruolo di governo fomenta l’odio vada combattuto senza se e senza ma. Se poi penso che per il suo ruolo toccherebbe proprio a quel ministro sovraintendere allo svolgimento delle elezioni mi sento ancora peggio. In fondo, in pieno berlusconismo in un’elezione incertissima, il ministro dell’Interno Beppe Pisanu riuscì a garantirne regolare svolgimento e, soprattutto ne tutelò ilrisultato.

Cattivi pensieri ferragostani? Può essere. Anzi mi auguro che sia così. Ma la guardia va tenuta alta. E allora la sinistra (tutta) si liberi delle scorie del renzismo e si prepari tutta a essere pronta ad un autunno, prevedibilmente caldo, nel quale praticare un’intransigente opposizione a questo governo a questa maggioranza e a lottare ogni formai di rinascente squadrismo. Indispensabile per questo due cose: recuperare il più solido rapporto possibile con il sindacato e con la Cgil soprattutto e mettere al centro di ogni programma politico la questione del lavoro e il superamento progressivo delle diseguaglianze. Per tessere ci vorrà molto filo.

Foto in evidenza: Casapound “controlla” la spiaggia di Ostia

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