Non basta essersi speso per il Sì, in Toscana e in giro per l’Italia. Non basta che il Sì in Toscana abbia vinto con più del 52% (una delle tre sole regioni dove si è affermato, insieme all’Emilia Romagna e al Trentino Alto Adige). Al segretario regionale del Pd della Toscana Dario Parrini non basta questo impegno convinto a favore della riforma costituzionale manifestato dal presidente della Toscana Enrico Rossi. Forse il problema è un altro. Perché si tratta di quell’Enrico Rossi che da tempo si è candidato alla segreteria nazionale del Pd, impegno ribadito in questi mesi e palesemente sottovalutato dai vertici renziani del partito, nazionale e toscano.
Da outsider, non legato né a Renzi né contro Renzi, la candidatura ha trovato consenso, corroborata anche da sondaggi molto positivi. La candidatura è stata rilanciata dopo la bocciatura da parte degli elettori della riforma costituzionale. Rossi, ad urne appena chiuse, con un lungo post su Facebook domenica notte ha messo in chiaro la sua posizione. Nella prima riga c’è tutto: “Il tempo e le sfide richiedono un PD diverso e una leadership diversa”. Parole ribadite nelle dichiarazioni e nelle interviste rilasciate ai quotidiani nazionali e dovunque è stato invitato a parlare, in tv e in radio. Come stamattina ad Agorà, su Rai Tre. Il problema sta tutto qui, che non è evidentemente andato giù ai dirigenti toscani del Pd. Per cui, sentite Parrini, nella conferenza stampa, a commento del voto, come ha spiegato il No della costa toscana: “Coinvolgeremo nella riflessione sul dopo referendum da subito anche Enrico Rossi, perchè la mia impressione è che quello che lui rimprovera al governo nazionale – cioè un operato eccessivamente debole e contraddittorio – a me viene da imputarlo al governo regionale nelle aree toscane in cui i risultati referendari sono meno buoni e dove credo che sia necessario fare un salto di qualità“.
Insomma, a Massa, Carrara, Lucca, Grosseto, Pisa, Livorno se non hanno vinto i Sì la colpa è della Regione, ossia di Enrico Rossi. Rossi non ha voluto replicare a quest’accusa. A domanda dei giornalisti: “Non ho una risposta intelligente da dare”.
Insomma, nella stessa Regione, l’analisi del voto per il gruppo dirigente renziano è di una semplicità lapallissiana: dove ha vinto il Sì sarebbe merito di Renzi e del Governo, dove non ha vinto la rasponsabilità è di qualcun altro.
A Parrini hanno replicato i sindaci di Massa e Carrara, Alessandro Volpi e Angelo Zubbani. Dice Volpi: “Abbiamo crisi economica e disoccupazione a livelli altissimi, credo che il disagio che ne deriva sia stata la principale ragione del No. Ma sulla reindustrializzazione la Regione ci ha sempre sostenuto. I problemi ci sono arrivati dal Governo che latita nello stringere l’accordo di programma definitivo necessario per il rilancio, un patto per cui la Regione si è spesa e ha messo sul tavolo risorse tali da poter chiedere al Governo di fare la sua parte”. Considerazioni analoghe da parte del sindaco di Carrara Angelo Zubbani: “La Regione ha fatto la sua parte, è il governo che ritarda”. Una critica “di cattivo gusto” per il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro, un’analisi, quella di Parrini, “ingenerosa, parziale e ingiusta“.
Al di là delle eventuali responsabilità di Governo e Regione sulla situazione economica e sociale della costa toscana, va dato atto che Governo e Regione, e se si vuole personalizzare, che Renzi e Rossi hanno agito di comune accordo, soprattutto per le aree di crisi complessa, come quelle di Livorno e Piombino. Per Massa e Carrara è stata riconosciuta solo l’area di crisi non complessa. Alcuni dati: sono stati impegnati 250 milioni circa per la realizzazione della Darsena Europa a Livorno, quasi il doppio a Piombino, con ricadute evidenti sul versante dell’attrazione degli investimenti e dell’occupazione. E si sono subito visti i risultati con la General Electric e la Pim (Piombino Industria Marittima) a Piombino, ossia turbine e rottamazione delle navi militari.
Il 17 dicembre a Livorno sarà inaugurato il collegamento Porto-Ferrovia, grazie al quale le merci scaricate da una nave che attracca potranno essere caricate direttamente su un treno per raggiungere, da Livorno, qualsiasi destinazione italiana o europea. La Toscana è a pieno titolo una regione dell’Europa. Appena due giorni fa a Firenze , direttore dei Fondi strutturali europei non ha lesinato parole d’elogio verso l’operato della regione Toscana, d’esempio per tutte. L’effetto leva di sette euro per ogni euro che si spende in Toscana è tra i migliori d’Europa, ha riconosciuto Niessler. E sempre due giorni fa la Bei (la Banca europea d’investimenti) ha firmato con Rossi un contratto a tassi molto agevolati che permetterà di investire 500 milioni, 300 in infrastrutture e sicurezza idreogeologica e 200 per la casa.
Morale: in generale, e in particolare per la Toscana, caricare sulle Regioni il risultato di un voto che è nazionale appare sbagliato. Un Referendum peraltro! Verrebbe da chiedersi: chi sarà allora il colpevole delle sconfitte del Pd alle ultime amministrative che hanno consegnato comuni come Livorno, Grosseto, Arezzo, Cascina, San Sepolcro e Montevarchi alle destre e ai Cinque Stelle?
L’analisi dei risultati del referendum in Toscana fatta in questo modo dai dirigenti regionali di osservanza renziana è nascondere la testa nella sabbia!