Su Repubblica di lunedì 17 luglio è a apparso un articolo firmato da Massimo Recalcati dal titolo “L’odio per Renzi e il lutto della sinistra” la cui tesi consiste in una incapacità della sinistra di fare il lutto della propria morte che condurrebbe a un odio altrimenti non comprensibile per Renzi. Recalcati scrive che Renzi è “colpevole di aver messo la sinistra di fronte al proprio cadavere. Anziché fare il lutto della sua identità ideologica essa preferisce – come spesso accade – imputare a l’eterogeneo la colpa della propria morte (già avvenuta)” e dove, sempre con le sue parole “l’odio che lo investe vorrebbe coprire la fine di una concezione del mondo” così da evitare “un lavoro del lutto…“.
In questo articolo Recalcati fa uso di un vocabolario psicoanalitico e forza costrutti che appartengono al pensiero psicoanalitico per dare una chiave di lettura degli accadimenti politici attuali.
Come psicoanalista prima, ma poi anche come persona che si riconosce nei valori della democrazia, mi sono trovata, leggendolo, a dover gestire dentro di me un forte bisogno di verità che sentivo in più modi tradito.
Noi psicoanalisti sappiamo come sia improprio l’uso delle categorie del pensiero piscoanalitico per la lettura, l’interpretazione, di tutto ciò verso cui abbiamo un precedente giudizio e, quindi, una intensa emozione e dei desideri.
Noi psicoanalisti sappiamo bene che, piuttosto che una lettura del fenomeno rischiamo, ad ogni parola emessa, di fare una proiezione dei nostri pre-giudizi, di costruire una fotografia di quel fenomeno secondo l’andamento dei nostri desideri.
Il pensiero psicoanalitico è un pensiero complesso e sono grata a Recalcati per i suoi intenti divulgativi ma è anche uno strumento sensibile, che patisce la semplificazione, che lo allontana dalla sua essenza di essere più di ogni altra disciplina bisognoso dell’astensione dal giudizio.
La psicoanalisi ha la specificità, in ogni suo utilizzo, di essere molto attenta a individuare ciò che l’osservatore mette di proprio nel campo di osservazione. Pena il rischio di mistificazione al posto della ricerca del vero. E che questo rischio non sia in alcun modo evitabile è facilmente dimostrabile perché, proprio facendo uso degli stessi costrutti psicoanalitici si può argomentare una tesi molto diversa . Un esempio: si potrebbe addossare allo stesso Renzi (così come al renzismo ) una sostanziale incapacità di elaborare ogni forma di lutto (vedi le forme di reazione al risultato del referendum) in quanto ciò mette a rischio la sua fantasia di onnipotenza che, come sempre accade, nasconde una grande angoscia di impotenza, che non permette neppure di sfiorare la possibilità di autocritica (che non si esprime nel dare le dimissioni ma nel convivere con una immagine di sé anche fallibile) né tanto meno di critica. Questo assetto di personalità (o di funzionamento di un gruppo) non ammette, non sopporta la possibilità di una relazione con ciò che è altro da sé in quanto i confini identitari sono rigidi ma non ben definiti: difensivi; il che equivale a dire che sono fragili e, quindi, necessariamente nell’impossibilità di dialogare con ciò che presenta elementi comuni (quindi non è completamente differente) ma è altro da sé .
Ora, come psicoanalista, io so, come ogni collega, che ciò che ho appena scritto é del tutto inattendibile ed è scientificamente scorretto perché io ho votato no al referendum e non sono una sostenitrice di Renzi.
Come lettrice di Repubblica e cittadina di questo stato mi sono però sentita quanto mai preoccupata dalla capacità di diffusione di “verità” così personali esposte a essere confuse con l’espressione di un pensiero scientifico e così pienamente ratificate dalla pubblicazione di un quotidiano di prestigio e grande tiratura quale Repubblica.
Personalmente ritengo che il mondo abbia quanto mai bisogno di sinistra, un bisogno vitale, proprio nel suo senso letterale di sopravvivenza, e sono felice se la sinistra possiede una identità ben salda. Credo che sia questo il vero requisito per aprirsi al nuovo senza snaturarsi. Come accade alle persone, è proprio chi ha una identità ben sviluppata che non teme il rapporto con ciò che è differente da sé.
E proprio perché queste sono le mie opinioni e miei desideri non potrei certo essere libera di utilizzare i costrutti della psicoanalisi nella lettura di fatti politici se non a rischio di costruire la mia interpretazione del tutto a favore del raggiungimento dei miei desideri.
Arianna Luperini: Verità tradite
Su Repubblica di lunedì 17 luglio è a apparso un articolo firmato da Massimo Recalcati dal titolo “L’odio per Renzi e il lutto della sinistra” la cui tesi consiste in una incapacità della sinistra di fare il lutto della propria morte che condurrebbe a un odio altrimenti non comprensibile per Renzi. Recalcati scrive che Renzi è “colpevole di aver messo la sinistra di fronte al proprio cadavere. Anziché fare il lutto della sua identità ideologica essa preferisce – come spesso accade – imputare a l’eterogeneo la colpa della propria morte (già avvenuta)” e dove, sempre con le sue parole “l’odio che lo investe vorrebbe coprire la fine di una concezione del mondo” così da evitare “un lavoro del lutto…“.
In questo articolo Recalcati fa uso di un vocabolario psicoanalitico e forza costrutti che appartengono al pensiero psicoanalitico per dare una chiave di lettura degli accadimenti politici attuali.
Come psicoanalista prima, ma poi anche come persona che si riconosce nei valori della democrazia, mi sono trovata, leggendolo, a dover gestire dentro di me un forte bisogno di verità che sentivo in più modi tradito.
Noi psicoanalisti sappiamo come sia improprio l’uso delle categorie del pensiero piscoanalitico per la lettura, l’interpretazione, di tutto ciò verso cui abbiamo un precedente giudizio e, quindi, una intensa emozione e dei desideri.
Noi psicoanalisti sappiamo bene che, piuttosto che una lettura del fenomeno rischiamo, ad ogni parola emessa, di fare una proiezione dei nostri pre-giudizi, di costruire una fotografia di quel fenomeno secondo l’andamento dei nostri desideri.
Il pensiero psicoanalitico è un pensiero complesso e sono grata a Recalcati per i suoi intenti divulgativi ma è anche uno strumento sensibile, che patisce la semplificazione, che lo allontana dalla sua essenza di essere più di ogni altra disciplina bisognoso dell’astensione dal giudizio.
La psicoanalisi ha la specificità, in ogni suo utilizzo, di essere molto attenta a individuare ciò che l’osservatore mette di proprio nel campo di osservazione. Pena il rischio di mistificazione al posto della ricerca del vero. E che questo rischio non sia in alcun modo evitabile è facilmente dimostrabile perché, proprio facendo uso degli stessi costrutti psicoanalitici si può argomentare una tesi molto diversa . Un esempio: si potrebbe addossare allo stesso Renzi (così come al renzismo ) una sostanziale incapacità di elaborare ogni forma di lutto (vedi le forme di reazione al risultato del referendum) in quanto ciò mette a rischio la sua fantasia di onnipotenza che, come sempre accade, nasconde una grande angoscia di impotenza, che non permette neppure di sfiorare la possibilità di autocritica (che non si esprime nel dare le dimissioni ma nel convivere con una immagine di sé anche fallibile) né tanto meno di critica. Questo assetto di personalità (o di funzionamento di un gruppo) non ammette, non sopporta la possibilità di una relazione con ciò che è altro da sé in quanto i confini identitari sono rigidi ma non ben definiti: difensivi; il che equivale a dire che sono fragili e, quindi, necessariamente nell’impossibilità di dialogare con ciò che presenta elementi comuni (quindi non è completamente differente) ma è altro da sé .
Ora, come psicoanalista, io so, come ogni collega, che ciò che ho appena scritto é del tutto inattendibile ed è scientificamente scorretto perché io ho votato no al referendum e non sono una sostenitrice di Renzi.
Come lettrice di Repubblica e cittadina di questo stato mi sono però sentita quanto mai preoccupata dalla capacità di diffusione di “verità” così personali esposte a essere confuse con l’espressione di un pensiero scientifico e così pienamente ratificate dalla pubblicazione di un quotidiano di prestigio e grande tiratura quale Repubblica.
Personalmente ritengo che il mondo abbia quanto mai bisogno di sinistra, un bisogno vitale, proprio nel suo senso letterale di sopravvivenza, e sono felice se la sinistra possiede una identità ben salda. Credo che sia questo il vero requisito per aprirsi al nuovo senza snaturarsi. Come accade alle persone, è proprio chi ha una identità ben sviluppata che non teme il rapporto con ciò che è differente da sé.
E proprio perché queste sono le mie opinioni e miei desideri non potrei certo essere libera di utilizzare i costrutti della psicoanalisi nella lettura di fatti politici se non a rischio di costruire la mia interpretazione del tutto a favore del raggiungimento dei miei desideri.
Commenti
Arianna Luperini
Articoli correlati
Peppino Caldarola: Caro Pisapia, accetta le critiche come fan tutti
Matteo Meloni: Privatizzare i profitti, socializzare le perdite