Enrico Rossi Città dell'Altra Economia. Presentazione di un nuovo soggetto di centrosinistra

Articolo1-Movimento Democratico e Progressista. L’intervento di Enrico Rossi

Il nuovo inizio si chiama “Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista“. E’ la nuova formazione politica lanciata da Enrico Rossi, Roberto Speranza e Arturo Scotto alla Città dell’Altra economia, a Roma. “Tutti a chiederci – dice Roberto Speranza, il primo a prendere la parola nella conferenza stampa – chi siete, dove andate, come vi chiamate, qual è il vostro simbolo? Il patrimonio più bello della nostra comunità nazionale: l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. L’articolo 1 della Costituzione è il nostro simbolo, la nostra ragione. Queste parole straordinarie sono ancora una incompiuta. Il nostro primo punto nell’agenda di governo e dare risposta a questo dramma sociale. I giovani innanzitutto”. Per questo, “vogliamo ricostruire il centrosinistra, batterci per un nuovo centrosinistra nel Paese, libero da smanie autoreferenziali, dalla ricerca di un leader che rappresenta tutto e tutti. Oggi non nasce un nuovo partito ma un percorso, un movimento che vuole unire, che si interroga e vuole ragionare in modo inclusivo. Serve una nuova radicalità, dobbiamo avere il coraggio di essere forza di governo”.

Per Arturo Scotto “è finito il tempo dei rimpianti, è il momento di rimetterci in cammino per ricostruire la speranza, e lo faremo a testa alta. Un nuovo inizio è l’uguaglianza che è la bussola della nostra identità, è la ricostruzione dello Stato, è la buona politica. Basta con i voucher, vogliamo una data certa per i referendum”.

Di Enrico Rossi vi proponiamo l’intervento integrale, che si può vedere e sentire anche nel seguente link di Radio Radicale.

“Sono molto contento di essere qui. Ho lasciato il PD perché ho ritenuto che si fosse esaurita quella caratteristica di partito di centro-sinistra che doveva avere e che ha snaturato la sua natura, ha perso i suoi rapporti sociali e ha fatto politiche che hanno poco a che fare con il centro-sinistra. Ora possiamo dirlo, liberandoci anche un po’ da un senso di lealtà e di disciplina che molti ci portiamo dietro.

NOSTRI NEMICI: POPULISMI E DERIVA DI DESTRA – Però bisogna essere chiari: noi siamo qui perché abbiamo un avversario, un nemico, che è la destra. Che sono il populismo e la deriva di destra. Questo è il nostro vero nemico. E siamo qui perché siamo convinti che si può battere la destra costruendo una sinistra e un centro-sinistra nuovi. Noi abbiamo il compito di recuperare alla politica quei ceti popolari che non guardano più al PD ed impedire che finiscano in bocca alla destra: trumpista e del nostro paese, che non è molto diversa poi. Non si vince, né si impedisce al paese di andare a destra, qualificandoci semplicemente come una forza né di destra né di sinistra. Facendo politiche di stampo economico neo-reaganiano. Detassazioni generalizzate alle imprese, detassazioni, contributi, bonus generalizzati. Non è così. Fuochi di paglia che attizzano un breve e momentaneo consenso e poi la crisi che grava invece sui ceti popolari e che spinge a soluzioni diverse e a tentare anche strade inimmaginabili nel passato. Lo abbiamo visto: non è un moderatismo centrista, né di destra né di sinistra, che ci potrà salvare.

CONTA O CONTENUTI? – Io lo dico anche ai compagni e agli amici che sono rimasti nel PD. M’interessa capire se sono disposti a fare la conta o se fanno anche una battaglia sui contenuti. Conta o contenuti? Questa è la domanda che rivolgiamo a loro. Conta o contenuti? Noi vogliamo batterci sui contenuti. Abbiamo bisogno di una politica che punti alla crescita, allo sviluppo, all’occupazione. Al primo punto c’è il lavoro: l’articolo 1 e l’articolo 4, che è l’articolo della piena occupazione. È l’articolo che dice che il lavoro è un diritto. Dove sono finiti allora gli impegni, le politiche di investimento, le politiche neo-keynesiane, che diano davvero lavoro. Guardate, Renzi non ha speso poco. La flessibilità in Europa l’ha presa e l’ha spesa come meglio ha creduto secondo i suoi ragionamenti e secondo certi concetti e visioni, non molti distanti dal neo-liberismo. I 17, 18, 20 miliardi, se fossero stati investiti in opere pubbliche sull’ambiente, in territorio (l’Italia è un paese che frana, che ha paura), lì dovevamo spendere, dovevamo investire; in infrastrutture, nella scuola – noi ancora mandiamo i nostri figli nelle scuole e non sappiamo che grado di sicurezza hanno. Ecco un grande tema su cui potevamo davvero, anche con quei soldi, investire. Fare politiche anche di assunzione mirata nella Pubblica Amministrazione: scuola, sanità, si spende meno di qualche anno fa. Non va bene: i servizi degradano, i cittadini sanno che sono meno affidabili e hanno difficoltà ad accedere ai servizi sanitari. In un momento di crisi si depotenzia lo stato sociale. Per noi lo stato sociale non è un costo ma è di nuovo un investimento per il futuro della società.

POLITICHE FISCALI EQUE – E poi anche politiche fiscali eque, perché le politiche che vanno in senso contrario alla progressività del fisco prevista in Costituzione non vanno bene. Io, dico, l’IMU l’avrei potuta pagare e qui 3 miliardi se fossero andati alla povertà, a chi è povero, avrebbero potuto forse essere reimmessi in economia. Ma non è questo il punto. Avrebbero potuto dare una mano alle persone che sono veramente in difficoltà. Io mi sono trovato più di una volta a non sapere cosa rispondere a un lavoratore, a una lavoratrice a cui sta per terminare la protezione sociale prevista dalla Cassa Integrazione, dai meccanismi che sono stati, sì, spalmati su una platea più ampia, ma anche fortemente ristretti nel tempo. Possibile non pensare che c’è bisogno e, quindi, a certe condizioni, in misura mirata, io devo anche aiutarti se non sai come vivere, se non hai di che vivere.

RIPARTIRE DAL LAVORO – E poi c’è il tema da cui ripartire che è il lavoro. Il lavoro che manca, da creare con gli investimenti, che possono anche alzare il PIL e quindi far abbassare il debito. Mancano le politiche neo-keynesiane nel nostro paese. Questa è la differenza fondamentale tra destra e sinistra. E soprattutto regolare il lavoro così com’è. Nella mia regione, ma mi pare in tutta Italia, c’è una frammentazione spaventosa del mondo del lavoro: precarietà, sfruttamento a tratti schiavistico, che pensavamo ormai superato. L’area del lavoro illegale che si è estesa in maniera ormai enorme. Lo sfruttamento e i ritmi di lavoro che sono prepotentemente aumentati nelle fabbriche, anche come contributo per la competitività dell’azienda. Ma non può fermarsi tutto lì, ma non si può sempre alzare la levetta del ritmo del lavoro per competere. O l’autosfruttamento anche delle partite iva.
O fatemi anche dire l’incertezza per il futuro di tanti artigiani. Io li conosco. Mentre al Monte dei Paschi si davano soldi a chi già li aveva e poi non li restituisce, il credit crunch valeva invece per loro, che non trovavano nemmeno 20.000 euro, 30.000, per andare a comprare un attrezzo o altro. Siamo stati distanti da questo popolo. Dai commercianti ai quali la liberalizzazione delle licenze ha creato una infinità di problemi, sui tempi, sugli orari, sugli insediamenti, mutando in peggio le periferie, abbandonando, lasciando in una situazione di solitudine le periferie.

Nella foto: Arturo Scotto, Roberto Speranza, Enrico Rossi e Massimiliano Smeriglio a Roma, alla Città dell’Altra Economia, per la presentazione di “Articolo1-Movimento Democratico e Progressista

UNA FORZA APERTA A UN CENTRO SINISTRA AMPIO – Io credo che abbiamo davanti grandi spazi per fare politiche nuove. Nasciamo come forza aperta, come forza che si apre a un centro-sinistra ampio, a più contributi, a più forze. Ma dobbiamo avere anche grandi ambizioni. Cioè ricostruire un pensiero che guarda al futuro del Paese, a un orizzonte di giustizia. Occorre riavvicinare la politica al pensiero. Bisogna chiamare molti intellettuali a lavorare. Bisogna chiedere a loro cosa pensano del Paese. E a partire anche da questa elaborazione andare ad ascoltare i bisogni sociali veri dei nostri cittadini, amici, compagni. Di quel blocco sociale – fatemi usare questa parola importante per me – che noi vogliamo rappresentare. Anche qui noi non ci facciamo mettere sulla ridotta: il nostro blocco sociale sarà ampio: guardiamo agli umili, agli emarginati, ma guardiamo anche ai ceti medi, alle categorie produttive, a quel capitale sano che è nostro amico e fratello quando investe e sente la responsabilità verso il lavoro. Saremo maggioranza se sapremo fare queste politiche. Saremo maggioranza perché questo paese è composto da tanti cittadini, da tanti lavoratori, da tanti imprenditori onesti, che conosciamo e dobbiamo andare a cercare e contattare. Questi sono i nostri principi.
Ci chiedono quanto prendiamo. Beh, intanto qualcosa già sui giornali di oggi non mi sembra del tutto, come dire, minimo. Mi pare una buona base di partenza. Poi non siamo ancora nati, fateci crescere: ve ne faremo vedere delle belle”.

Nella foto di copertina: Enrico Rossi a Roma, alla Città dell’Altra Economia, durante l’intervento per la presentazione di Articolo1-Movimento Democratico e Progressista

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