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Berlusconi e Renzi, il leaderismo a prescindere dai partiti, anche dei propri

Renzi e Berlusconi sono due capi di partito. Il primo ne ha scalato uno: il Pd del quale è anche segretario. Il secondo ne ha fondato un altro: Forza Italia del quale è da sempre e nonostante tutto il presidente a vita. In nessuno dei due partiti si svolgono Congressi veri per scegliere la linea politica ed eleggere gli organismi direttivi.
Il Pd affida la scelta del suo segretario a elezioni primarie aperte, nelle quali votano non soltanto gli iscritti, ma anche e soprattutto i cittadini che intendono parteciparvi per i più svariati motivi. L’ultima volta hanno votato quasi due milioni e i due terzi hanno indicato Renzi come segretario. Quanto alla linea politica questa viene indicata dal segretario e approvata da una affollata direzione di partito (circa trecento membri) che si riunisce raramente. Non c’è quindi da meravigliarsi più di tanto che la piattaforma elettorale del Pd sia stata proposta e discussa in una sede non di partito: la riunione della Leopolda che, già in passato (siamo all’ ottava edizione) servì a Renzi per organizzare prima, consolidare poi, e difendere ora (in tempi difficili) la sua leadership nel Pd.

Quanto a Berlusconi e al suo partito vale la pena soltanto ricordare come un berlusconiano doc, l’ex ministro della Giustizia scomparso, Filippo Mancuso che a quel raggruppamento apparteneva, definiva le riunioni di Forza Italia: “palestre nelle quali si esercita il culturismo dell’adulazione“. Inutile aggiungere nei confronti di chi. Non deve quindi meravigliare più di tanto che la piattaforma elettorale di Forza Italia, magari estesa a tutta la coalizione di centrodestra, sia stata annunciata dal presidente a vita, magari senza previa consultazione con gli alleati, prima in una sorta di “contro Leopolda” lombarda, poi, in una collaudata intervista televisiva, dallo stesso Berlusconi, che, ha profittato dell’occasione, per affermare di non essere disposto a dare alcuna garanzia notarile, come richiestogli dalla Lega. Alla quale peraltro ha ribadito che i ministri politici di un eventuale governo di centro destra saranno solo 8, mentre per i restanti la scelta sarà tra esponenti del mondo dell’industria della finanza e delle professioni. Chi sa se Salvini e Meloni sono d’accordo.

Intanto, visto che c’era, Berlusconi ha messo in campo un ennesimo candidato presidente del Consiglio, dopo Parisi, Taiani, e via dicendo: Questa volta si tratta di un generale dei carabinieri che si chiama Leonardo Gallitelli. Naturalmente questa proposta varrebbe solo nel caso, non auspicato, che persistesse, per i noti motivi, la incandidabilità dello stesso Berlusconi.
Ma sia Renzi sia Berlusconi hanno anche presentato alcune proposte per la campagna elettorale. Anche qui poco di nuovo sotto il sole. Il segretario del Pd ha annunciato una dura battaglia contro le fake news, vale a dire contro le bugie. Da che pulpito! Se ne occuperà il super esperto e amico Marco Carrai. E poi ci sarà estensione del bonus degli 80 euro e introduzione del servizio civile obbligatorio. Come non bastasse quella che impropriamente viene presentata come alternanza scuola lavoro. Verrebbe da dire: più mance che riforme. Ma se le riforme sono il job act, magari questa è una buona notizia.

Quanto alle alleanze non trovate a sinistra Renzi non è sembrato preoccupato più di tanto. E comunque il compito era stato affidato a Fassino, al quale ha naturalmente espresso i ringraziamenti di rito. Spiegando anche che è certamente l’ex segretario il più adatto ad occuparsi di queste cose, visto che lui, il segretario attuale, deve pensare a quelle che davvero vogliono gli italiani che delle alchimie politiche non ne possono più. A proposito di populismo…
Quanto a Berlusconi le proposte sono: diminuzione delle tasse, eguali per tutti, aumento delle pensioni minime fino a mille euro, abolizione del bollo auto e poi veterinario gratis per i cani e abolizione dell’Iva sul cibo per gli stessi cani. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere. Naturalmente l’obiettivo, sia di Renzi sia di Berlusconi, è quello di battere il populismo pernicioso dei 5 stelle. Ma qui sembra proprio che le pulsioni populiste non siano più un’esclusiva del movimento di Grillo.

Intanto le cose vanno avanti anche a sinistra. Giornali e televisione non hanno dedicato molto spazio. Ma la proposta politica di Mdp, Possibile, Sinistra Italiana per una lista unitaria va avanti e tutto lascia intendere che per domenica 3 dicembre questo percorso sia concluso dopo che le assemblee, molto partecipate,dello scorso fine settimana si sono pronunciate democraticamente per questa soluzione. Un percorso che non finisce con la lista ma che deve avere l’obiettivo di rafforzare le istituzioni (e il richiamo a un’auspicabile impegno in prima fila del presidente Grasso lo dimostra). Rafforzamento che, inutile dirlo, passa anche e soprattutto per il ritorno in campo di partiti, come quelli ai quali fa riferimento la nostra Costituzione, indispensabili a consentire che i cittadini partecipino democraticamente alla vita pubblica.

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