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Bonus alle Fondazioni bancarie. Era necessario?

Nell’articolo del 30 0ttobre su “L’Argine” (Bonus, Maastricht ed altre proposte balzane) parlai del “Piano Capricorn”, presentato dall’ex premier Matteo Renzi come operazione “one shot” per abbattere il debito pubblico e convincere la Commissione Europea a dare il via libera all’altro corno del suo programma elettorale, denominato “tornare a Maastrich”, cioè fare il 2,99% di deficit/PIL per tutto il prossimo quinquennio.
Sul piano “Capricorn” mancano dettagli ma, nei 120 articoli della legge di Bilancio 2018 e le 21 nuove agevolazioni segnalate dal Sole 24 ore, si inizia ad intravvedere il disegno sottostante. Tra le agevolazioni spicca, infatti, il credito d’imposta del 65% su parte delle spese delle Fondazioni bancarie nel triennio 2018 – 2020, fino a 300 milioni di euro. 
Lo prevede l’art. 26 del decreto per le erogazioni su progetti di contrasto alle povertà, al disagio di famiglie con minori, alle cure agli anziani e ai disabili. Un ristorno fiscale su attività tipiche che le Fondazioni già finanziano per statuto.
Si tratta del “welfare di comunità”, caro alla fondazione Cariplo, presieduta da Giuseppe Guzzetti, il quale, aprendo i lavori della Giornata del risparmio, ha voluto sottolineare che “non è un regalo alle Fondazioni, ma una misura che riconosce il loro ruolo in questo campo quali agenti di innovazione e di attivatore del Terzo settore“. Nell’occasione Guzzetti ha ribadito che ciò incentiva “l’impegno delle Fondazioni su un fronte quale quello del welfare di comunità, sul quale sono già significativamente impegnate, che così potrà essere ulteriormente rafforzato e potenziato“.

La norma sta passando sotto silenzio, ma in un momento in cui le risorse sono scarse, c’è da chiedersi il perché di un bonus del genere.
Secondo i “rumors”, il governo punterebbe da subito a conferire alla Cassa Depositi e Prestiti (1) (CDP) la quota di Enav che è ancora del Ministero dell’Economia per ricavarne oltre 1 miliardo di euro. Inoltre la CDP è al centro del citato progetto “Capricorn” di cui parla nel suo libro Renzi: il conferimento alla stessa delle partecipazioni statali in società quotate per ridurre il debito e ottenere margini di manovra sul deficit.
La CDP, in pratica, farebbe un aumento di capitale per finanziare l’acquisto di dette quote e lo Stato vi parteciperebbe, per la sua parte (l’82,77%), con un conferimento. Le Fondazioni bancarie, che detengono il 15,9% di CDP troverebbero nel nuovo credito di imposta una parte delle risorse per versare la loro quota di aumento di capitale “cash”.
Poiché sembra difficile che l’operazione “Capricorn” possa realizzarsi con un PD non più alla guida del prossimo governo (visti i sondaggi), l’iniezione di risorse alle Fondazioni alla fine andrà a ristoro delle perdite di queste ultime, nella complessa partita bancaria, ad iniziare dai fondi che le Fondazioni hanno bruciato sul Fondo Atlante, per il primo “salvataggio” delle due banche venete.
Da tenere presente che, dato il valore non elevato delle partecipazioni, l’operazione Capricorn porterebbe un abbattimento poco significativo del rapporto debito-Pil.
Comunque vada le Fondazioni si vedranno arrivare tanti soldi.


(1) La CDP, già ente pubblico, viene considerata ente privato in quanto partecipato dalle fondazioni. Una interpretazione accettata dalla Commissione Europea anche per enti consimili di altri stati membri. Con il passaggio al settore privato, le sue passività (risparmio postale e obbligazioni emesse) non fanno parte del debito pubblico. Pertanto, se la Cassa dovesse acquistare partecipazioni statali, l’introito del MEF andrebbe a riduzione del debito pubblico. Per restare “ente privato” occorre però che la quota in mano alle Fondazioni non scenda.

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