Caro Nicola Zingaretti,
sono uno di quelli che un recente scappato di casa ha definito…..uno scappato di casa.
In realtà, più che scappato mi hanno fatto accomodare assai poco gentilmente sulla soglia della porta avvertendomi che il padrone (di casa) non gradiva che altri contestassero le regole sull’uso del soggiorno, dei servizi igienici o di qualsiasi altra stanza. Al netto del fatto che ritenevo che quella fosse anche casa mia e che mi ero fatto, insieme a moltissimi altri, un discreto mazzo per edificarla, più che contestare le regole manifestavo perplessità sul fatto che si dovese procedere alla ristrutturazione dell’immobile senza tener conto che alcune travi portanti era pericoloso rimuoverle e, al contrario, avrebbero dovuto essere rafforzate, pena la stabilità stessa e il conseguente rischio crollo. Niente, nonostante negli anni fossero evidenti le crepe prodotte nelle pareti e nel tetto, si voluto andare testardamente avanti nella presunzione che l’architettura realizzata fosse meglio di quella di Le Corbusier, Gae Aulenti e Renzo Piano messi insieme.
Succede, come era facilmente prevedibile, che la casa il 4 marzo 2018, fosse stato ancora vivo Lucio Dalla avrebbe compiuto 75 anni, viene giù rovinosamente.
Esattamente un anno dopo, il 66% di un milione e seicentomila votanti alla primarie, ti elegge nuovo amministratore – non padrone – di ciò che rimane di quella casa. Un risultato, nei numeri, clamoroso e che ha un significato preciso: ricostruisci rivoltando tutto come un calzino. Materiali nuovi e nuova attenzione alle colonne portanti rimosse. Finalmente, e ci è voluto quasi un anno, hai presentato un nuovo progetto che raccoglie un consenso diffuso dentro e fuori il tuo partito.
Tu probabilmente non hai mai letto ciò che veniva pubblicato su L’Argine.it, e non è assolutamente una colpa, ma se l’avessi fatto saresti venuto a conoscenza del fatto che un gruppo dei soliti scappati di casa, che in generale si riconoscevano nelle posizioni politiche espresse da Enrico Rossi, ritenevano che il PD così com’era non avesse più alcuna attrattiva per la semplice ragione che non aveva più un’anima riconoscibile e che era giunto il momento di dar vita a qualcosa di diverso che si confrontasse e coinvolgesse ciò che di nuovo emergeva nella società civile e in quella politica. Confronto e coinvolgimento che avrebbero dovuto avere come orizzonte la nascita di un nuovo soggetto politico di centrosinistra.
Un soggetto politico che quando parla di come creare nuovo lavoro, è capace di parlare, e saper coniugare gli interessi dei prestatori e dei datori di lavoro, nella convinzione che minori diritti maggiore lavoro è un’equazione sballata. Che politiche industriali e new deal green sono strettamente connessi per non avere più casi ILVA e rione Tamburi di Taranto. Che povertà e disuguaglianze non sono state debellate da Di Maio e dal suo reddito di cittadinanza e le condizioni di vita nelle varie Scampìa d’Italia sono inaccettabili.
Insomma, caro Zingaretti, un Partito che abbia un’idea precisa sul Paese del prossimo decennio. E questa prospettiva non la costruisci solo con il confronto con le sardine o dando maggiore spazio a questo o a quel sindaco, ma coinvolgendo saperi e competenze di ogni segmento della società.
Sarebbe bello un partito con un’anima.
—
Foto in evidenza: Il segretario del Pd Nicola Zingaretti
Caro Zingaretti, ti scrivo
Caro Nicola Zingaretti,
sono uno di quelli che un recente scappato di casa ha definito…..uno scappato di casa.
In realtà, più che scappato mi hanno fatto accomodare assai poco gentilmente sulla soglia della porta avvertendomi che il padrone (di casa) non gradiva che altri contestassero le regole sull’uso del soggiorno, dei servizi igienici o di qualsiasi altra stanza. Al netto del fatto che ritenevo che quella fosse anche casa mia e che mi ero fatto, insieme a moltissimi altri, un discreto mazzo per edificarla, più che contestare le regole manifestavo perplessità sul fatto che si dovese procedere alla ristrutturazione dell’immobile senza tener conto che alcune travi portanti era pericoloso rimuoverle e, al contrario, avrebbero dovuto essere rafforzate, pena la stabilità stessa e il conseguente rischio crollo. Niente, nonostante negli anni fossero evidenti le crepe prodotte nelle pareti e nel tetto, si voluto andare testardamente avanti nella presunzione che l’architettura realizzata fosse meglio di quella di Le Corbusier, Gae Aulenti e Renzo Piano messi insieme.
Succede, come era facilmente prevedibile, che la casa il 4 marzo 2018, fosse stato ancora vivo Lucio Dalla avrebbe compiuto 75 anni, viene giù rovinosamente.
Esattamente un anno dopo, il 66% di un milione e seicentomila votanti alla primarie, ti elegge nuovo amministratore – non padrone – di ciò che rimane di quella casa. Un risultato, nei numeri, clamoroso e che ha un significato preciso: ricostruisci rivoltando tutto come un calzino. Materiali nuovi e nuova attenzione alle colonne portanti rimosse. Finalmente, e ci è voluto quasi un anno, hai presentato un nuovo progetto che raccoglie un consenso diffuso dentro e fuori il tuo partito.
Tu probabilmente non hai mai letto ciò che veniva pubblicato su L’Argine.it, e non è assolutamente una colpa, ma se l’avessi fatto saresti venuto a conoscenza del fatto che un gruppo dei soliti scappati di casa, che in generale si riconoscevano nelle posizioni politiche espresse da Enrico Rossi, ritenevano che il PD così com’era non avesse più alcuna attrattiva per la semplice ragione che non aveva più un’anima riconoscibile e che era giunto il momento di dar vita a qualcosa di diverso che si confrontasse e coinvolgesse ciò che di nuovo emergeva nella società civile e in quella politica. Confronto e coinvolgimento che avrebbero dovuto avere come orizzonte la nascita di un nuovo soggetto politico di centrosinistra.
Un soggetto politico che quando parla di come creare nuovo lavoro, è capace di parlare, e saper coniugare gli interessi dei prestatori e dei datori di lavoro, nella convinzione che minori diritti maggiore lavoro è un’equazione sballata. Che politiche industriali e new deal green sono strettamente connessi per non avere più casi ILVA e rione Tamburi di Taranto. Che povertà e disuguaglianze non sono state debellate da Di Maio e dal suo reddito di cittadinanza e le condizioni di vita nelle varie Scampìa d’Italia sono inaccettabili.
Insomma, caro Zingaretti, un Partito che abbia un’idea precisa sul Paese del prossimo decennio. E questa prospettiva non la costruisci solo con il confronto con le sardine o dando maggiore spazio a questo o a quel sindaco, ma coinvolgendo saperi e competenze di ogni segmento della società.
Sarebbe bello un partito con un’anima.
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Foto in evidenza: Il segretario del Pd Nicola Zingaretti
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Luigi Pizzolo
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