Angeli del fango

Che fine ha fatto la “meglio gioventù”?

Quelle immagini di Amatrice interamente distrutta, di Accumoli rasa al suolo, di decine di frazioni isolate e distrutte; quelle immagini non ce le toglieremo mai dalla nostra mente. Come non ci toglieremo mai dal nostro cuore le immagini dei soccorritori, delle donne e degli uomini della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco, del 118, delle Forze dell’Ordine e dell’Esercito; o le immagini di quel vescovo di Ascoli Piceno che in scarponcini e felpa aiuta a togliere le macerie assieme ai primi soccorsi.

Qualcosa, guardando queste immagini, però manca. Specie a chi ha nella sua testa e nel suo cuore le immagini e i ricordi, ancora vivi, dei terremoti del Belice e dell’Irpinia o dell’inondazione di Firenze. Tempo fa, in un suo post su Facebook, Enrico Rossi ha scritto: ”C’era una volta un partito ben organizzato e popolare”; guardando le immagini dei luoghi distrutti dal terremoto che i telegiornali e i mezzi d’informazione mandano ad orario continuato mi viene spontanea una domanda: “ma esiste ancora quel partito ben organizzato e popolare?” Poi sono andato nella sezione del PD in cui sono iscritto, e ho visto le facce e i volti di chi rassegnato dall’ impossibilità di fare qualcosa di concreto e dalla disorganizzazione di un Partito sempre più sconclusionato ha messo tutto il proprio cuore nell’organizzazione della raccolta di beni di prima necessità. Un tempo, nemmeno troppo lontano, il PD avrebbe aperto le proprie sezioni. Lo fece in Abruzzo, durante il terremoto dell’Aquila, aprendo le sezioni che non erano state colpite dal terremoto e che si trovavano nei dintorni per accogliere chi non aveva più una casa.

Un tempo, partivano colonne di iscritti e di giovani, per dare una mano nei luoghi dei disastri naturali che hanno scosso il nostro Paese dal dopoguerra. Oggi non parte più nessuno. O meglio, anzi, qualcuno parte per andare a dare una mano nei luoghi colpiti dal terremoto, sono dei richiedenti asilo del GUS di Monteprandone (provincia di Ascoli Piceno) che hanno chiesto spontaneamente di andare a dare una mano ai volontari nelle zone colpite dal terremoto. Nell’Italia dell’ “aiutiamoli a casa loro”, loro ci aiutano a casa nostra. Un gesto bellissimo, di solidarietà e di umanità.

Nonostante questo gesto bellissimo da parte di alcuni richiedenti asilo del GUS, la mia domanda continua a rimanere impressa nella mente: “che fine ha fatto la meglio gioventù? che fine ha fatto quel partito popolare e organizzato? Dov’è l’amore per un territorio distrutto?” Ovviamente, vorrei chiarire, che la raccolta di beni di prima necessità è qualcosa di stupendo e fortissimo; ma non possiamo pensare che la nostra solidarietà abbia un limite. Don Milani diceva “avere un problema e soffrirne da soli è avarizia, soffrirne e rivolerlo assieme, è politica. “ Credo, che in un mondo che ci spinge sempre di più verso l’individualismo più sfrenato la forma più bella di politica sia la solidarietà. Ma purtroppo il livello di organizzazione generale del Partito Democratico, è tale che l’unica cosa che si può fare è istituire qualche raccolta fondi e raccolta di beni di prima necessità. Andare ad Amatrice, ad Accumoli o a Pescara del Tronto è impensabile, la Protezione Civile ti dice di rimanere a casa. Senza un organizzazione, senza una struttura di coordinamento che abbia dei rapporti saldi con le autorità non ci si può muovere; una volta però non era cosi. Una volta i giovani partivano e andavano per dare una mano…qualunque essa potesse essere.

E allora davanti a questo, mi domando: che fare? Ed è una domanda che rigiro anche ai lettori di questa mia riflessione.
Ormai lo sappiamo bene, purtroppo avendolo vissuto sulla nostra pelle, che il nostro territorio dalle Alpi alla Sicilia ha un rischio di sismicità notevole; ovviamente non siamo soli al mondo: Giappone, Indocina, Stati Uniti…e la lista potrebbe continuare per un bel po’. Eppure, però, c’è una differenza tra il nostro Paese e il Giappone o gli Stati Uniti: là un terremoto non spazza via intere città o paesi. Dobbiamo però partire da un presupposto, quello per il quale non esiste ancor oggi un sistema che permetta d’individuare con sicurezza dove e quando si verifichi un evento sismico. Ovviamente, il problema non è legato solo al terremoto; sono molti gli eventi naturali catastrofici e nel nostro Paese si verificano con una certa ciclicità. E’ chiaro, quindi, che la questione dell’assetto del territorio e la sicurezza ambientale in un Paese come il nostro dovrebbero essere al centro del dibattito politico. Eppure, però, questi sono temi che la politica e la classe dirigente del Paese affronta sempre di rado, solo dopo che un evento naturale catastrofico sia sia abbattuto sulla popolazione e su un territorio. Dal Sole 24 Ore, scopriamo che nel nostro Paese sarebbe obbligatorio fare verifiche sismiche sulle infrastrutture strategiche che nel caso dovrebbero rimanere in piedi per assicurare servizi e assistenza (ad Amatrice addirittura il Pronto Soccorso è stato reso inagibile). Questa attività, prevista da decreto del Consiglio dei Ministri del 2004, aveva una scadenza, che però non è mai stata rispettata. Nel corso di questi due anni, abbiamo tanto parlato di 80 euro, di Jobs Act , ma mai si è detto che 31 dicembre 2016 scade la possibilità di godere di un bonus fiscale del 65% sul costo della messa in sicurezza della propria abitazione privata. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non ha ancora aggiornato le norme tecniche per l’adeguamento sismico che risalgono al 2009. E’ chiaro, quindi, che ci sono delle responsabilità dietro a quanto successo ed è altrettanto chiaro che queste sono diffuse. Ma non è mia intenzione essere l’accusatore di qualcuno. Vogliamo semplicemente riflettere, con il cuore in mano, sulle sfide ambientali e territoriali che questo Paese (e la sua classe dirigente) disattende da anni.
Quando inizieremo a far rispettare le regole e le leggi che già esistono e che devono solo essere applicate? La questione ambientale e di assetto del territorio, tuttavia, non è una sola questione di rispetto di regole già esistenti. Un ruolo fondamentale ce l’hanno anche gli investimenti, non possiamo parlare solo di aumentare i fondi; dobbiamo necessariamente capire come i fondi destinati alla tutela ambientale possono essere impegnati saggiamente nel contrasto ai fenomeni idrogeologici e sismici. Il dato più significativo è la riduzione di un’altra voce del bilancio della Protezione civile: quella per il fondo di prevenzione del rischio sismico, diminuito dai 145 milioni di euro del 2015 agli attuali 44 milioni. La coperta, insomma, è corta. E sbilanciata dalla prevenzione all’urgenza. La misura fondamentale per passare dalla situazione d’urgenza profonda alla prevenzione, è quella di aumentare il fondo complessivo per la prevenzione del territorio. Puntare investimenti pubblici e privati, immaginandosi per i privati un bonus fiscale, sulla messa in sicurezza delle infrastrutture pubbliche e private nelle zone sismiche più a rischio. Si pensi al doppio beneficio che ne trarremmo: maggiore sicurezza e crescita occupazionale e produttiva nel settore delle costruzioni.

Quello che possiamo imparare, e che però dobbiamo assolutamente ricordarci, è che per mettere fine alla situazione di perenne emergenza dobbiamo non solo applicare le regole e le leggi che già esistono; ma soprattutto utilizzare gli investimenti nel verso giusto. Non si tratta soltanto di emergenza versus prevenzione, ma si tratta di evitare che quello successo ad Amatrice e Accumuli riaccada una seconda volta; si tratta di dare una prospettiva di lungo periodo. Questa è una sfida che deve riguardare soprattutto le giovani generazioni, sta a noi il compito di spostare il dibattito su questi temi che riaffiorano al centro del dibattito soltanto dopo la tragedia e il dramma dei disastri sismici o idrogeologici.

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