Daniele Nuccio

Daniele Nuccio: Appunti per una nuova primavera siciliana

La Sicilia, si sa, è terra di contraddizioni.
Crocevia di culture, emblema in questi anni difficili del concetto di accoglienza, porto del Mediterraneo e museo a cielo aperto.
Terra di riscatto di un popolo che ha saputo porre un argine deciso alla contiguità mafiosa, nel tempo.
Ma è anche terra di diseguaglianze la Sicilia, di collusioni fra poteri dello Stato e criminalità organizzata, di affaristi e massoneria deviata, di caporalato e clientelismo.
Scriveva il poeta palermitano Renzino Barbera di Dio: “lieto di averla creata tanto bella prese la terra tra le mani e la baciò… la dove pose le sue labbra è la Sicilia”.
Rimane tuttavia molto triste il dover constatare che la mia terra non riesce, a causa di problemi strutturali, dati da diversi fattori che l’hanno resa una terra “diversa”, a reggere il passo.

La disoccupazione, soprattutto sul fronte giovanile, ha ormai raggiunto livelli drammatici. Questo determina il triste esodo delle migliori risorse che di fatto, per necessità, finiranno per fare grandi altri paesi che però saranno riusciti a rendere gratificanti le loro vite, seguendo un principio di merito che in questa terra troppo spesso si sono visti calpestare.

Ed è tempo di elezioni anche in Sicilia.
Torna in movimento la macchina elettorale, ci si interroga sui posizionamenti di bottega, si tornano ad illustrare mirabolanti progetti per la crescita economica.
Tornano le figure di gattopardiana memoria buone per tutte le stagioni.
D’altronde si sa, da queste parti per qualcuno il comandare “è megghiu chi futtiri”.
Terra di contraddizioni dicevo, la terra di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, dei loro adepti (tanti) che hanno saputo riciclarsi bellamente e galleggiare nel grigiore degli accordi di palazzo a sostegno di un governo, quello di Rosario Crocetta, che seppur partito con i migliori auspici non è riuscito di fatto ad imprimere quella svolta che la Sicilia meritava.

E’ così che quella dei rifiuti continua di anno in anno ad essere considerata quale “emergenza”, quando invece rimane nei fatti una volontà chiara di un pezzo di sistema economico contrario al cambiamento dello stato di cose presente e sodale di importanti pezzi dell’“antimafia dichiarata” (e forse meno praticata).
E’ così che le discariche private, in deroga alle leggi ed al rispetto dell’ambiente, sull’altare della soluzione al problema continuano a fare affari.
Chiedere a “Confindustria Sicilia” per avere un’idea più chiara degli interessi che stanno dietro al “sistema rifiuti”.

Ma è anche la terra dei tanti amministratori locali che con rettitudine, abnegazione e senso del dovere, praticando la legalità nelle azioni di ogni giorno fanno la differenza.
Delle tante associazioni che ogni giorno dimostrano che “il senso civico” non è roba da salotto ma buone pratiche, esempio e scelta di campo.
Quelle realtà che stanno al fianco di chi ha meno, troppo spesso degni sostituti dello Stato.
E’ la terra di Leoluca Orlando che è riuscito a trasformare Palermo da “capitale della mafia” a “capitale della cultura” e dell’integrazione.
Cogliendo meglio di altri quali erano le leve per praticare una efficace politica di trasformazione e rilancio di una terra bellissima e disgraziata.
Un modello che non si limita alla testimonianza, inutile nei fatti se praticata da chi mette al centro il proprio egoismo nel considerarsi “diverso” dal potere dominante e che trascura quasi orgogliosamente l’inequivocabile paradigma che vuole il cambiamento condizione che non può prescindere dal consenso popolare.
Un consenso che va costruito rifuggendo dalla preoccupante e crescente demagogia dalla quale alcune forze “antisistema” traggono vantaggio.

E per fronteggiare questo non sarà sufficiente la politica dell’aggregazione meramente numerica di forze politiche dalle visioni più disparate pur di raggiungere il potere.
Sarebbe proprio questo il più grande regalo alle forze di cui sopra.
Serve un “risorgimento delle idee”, una nuova primavera siciliana che guardi al futuro con fiducia e speranza.
Che rifugga da quanti preferiscono piangersi addosso ma anche da quanti si ostinano a declamare con fervore “l’onestà”, dimenticando che è preferibile praticarla con coraggio nelle azioni di ogni giorno.
Questa se non si fonda su due concetti, capacità e competenze, nella nostra terra non produrrà frutto alcuno.
Serve una nuova visione, un nuovo approccio alla “questione meridionale” che parta dai punti di forza che il meridione può e deve cogliere.

La riscoperta del “pensiero meridiano” quale filosofia da mettere in campo per archiviare definitivamente quell’idea che vuole il Sud quale “mancato Nord”.
Solo così facendo potremo scardinare quelle catene che frenano lo sviluppo di una terra ricca di cultura e di eccellenze.
E potremo farlo solo con le donne e gli uomini, le ragazze ed i ragazzi che vorranno prendere in mano il proprio destino, guardando all’orizzonte con fiduca e sedimentando con orgoglio dentro di se gli insegnamenti che la storia siciliana ci ha consegnato.
Una storia fatta di contrasto alle restrizioni della libertà, di lotta a viso aperto al malaffare ed alla contiguità politico-mafiosa, di decisa rivendicazione del diritto al lavoro.


Nella foto di copertina: Daniele Nuccio, Marsala, Campo Progressista

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