
Gabriele Mandelli: rovesciare la scandalosa realtà di questo mondo.
Siamo di fronte ad un periodo di profondissima crisi del sistema economico e sociale senza precedenti, siamo di fronte alla crisi stessa del nostro vivere insieme.
Tutti noi, tutti i giorni, possiamo constatare come sia oramai insostenibile la forbice che sempre più di allarga tra chi ha poco o nulla e chi ha di più.
Papa Francesco, nella lettera al Vescovo di Assisi per il giorno di Pasqua ha definito:
“la scandalosa realtà di un mondo ancora tanto segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detendono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità“. Partendo da questa analisi della realtà, ci deve apparire sempre più urgente e necessaria una critica severa al modello di sviluppo, al sistema economico e finanziario di questo tempo.
Assistiamo a conflitti continui: tra lavoratori tutelati e precari, tra immigrati e cittadini (o meglio immigrati di qualche tempo prima), tra il nord contro il sud, tra le generazioni, persino all’interno della stessa famiglia.
Dall’osservatorio privilegiato sulla società, in particolare sui suoi conflitti, che è mio studio legale, posso portavi due esempi emblematici.
Fin dal primo anno di giurisprudenza all’università si studia il principio del nostro diritto di famiglia della solidarietà tra ascendenti e discendenti.
Ho sempre applicato questo principio naturale solamente per stabilire i contributi di mantenimento dai genitori verso i figli nei diversi casi di crisi del nucleo famigliare.
Da qualche tempo ho iniziato ad avere casi di madri sole con figli, nei quali il padre non versa o non riesce a versare nulla, dove sono stato, quindi, costretto a ricorrere al Tribunale per chiedere nei confronti dei nonni la condanna al concorso al mantenimento dei nipoti.
Inoltre, sono sempre più le persone che mi chiedono assistenza per promuovere procedure di sovra indebitamento, secondo la legge n. 3/2012, che ha introdotto questa sorta di procedura concorsuale individuale per risolvere le crisi debitorie.
Persone che si trovano in situazione di rilevante ed insanabile squilibrio tra i debiti assunti ed il proprio patrimonio e rendite e, quindi, chiedono di porvi rimedio ricercando un accordo con i creditori davanti ad un Istituto autorizzato.
E’ evidente che queste siano tipiche controversie di un tempo di crisi, che fino a qualche anno fa non venivano promosse.
Ma ancora, per riflettere sullo stato del diritto al lavoro nel nostro Paese, guardiamo il caso della CEME di Carugate, che produce elettrovalvole per macchine per il caffè espresso, impiegando 97 lavoratori.
L’azienda ha bilanci in attivo, con un trend di crescita negli ultimi anni, tuttavia ha deciso di chiudere l’unità produttiva e licenziare tutti i lavoratori.
Nella lettera di avvio della procedura – pacificamente – ammette che con la chiusura dello stabilimento non cesserà la produzione delle elettrovalvole, bensì proseguirà “presso terzisti della società già attivi sul territorio”.
In questo modo, con disarmante arroganza, viene riconosciuto che il licenziamento collettivo ha quale fine solamente il mero risparmio sul costo del lavoro, per lucrare la differenza tra il costo del personale ora assunto direttamente e la spesa per i terzisti (sfruttando le forme di lavoro precario e meno remunerato che tali terzisti utilizzeranno).
Semplicemente, occorre chiedersi dove sia l’applicazione dell’art. 41 della nostra Costituzione, che se al primo comma afferma la libertà di iniziativa economica privata, in quelli successivi indica per l’impresa i fini dell’utilità sociale, il divieto di recare danno alla libertà, dignità umana e sicurezza, i programmi e i controlli opportuni.
E’, quindi, sempre più urgente rovesciare “la scandalosa realtà di questo mondo”: riflettere, fare silenzio, smetterla con la narrazione e con i tweett, per elaborare una critica radicale all’esistente, al sistema che produce tutto questo.
Non è più possibile mendicare solo qualche minimo miglioramento: qualche posto di lavoro in cambio di decontribuzione e precarietà, occorre invece rovesciare il tavolo.
Come nel gioco del calcio, quando la situazione è difficile, occorre ripartire dai fondamentali, dalla nostra Costituzione. Quale migliore, più chiaro e concreto programma proporre per una forza nuova di sinistra se non, finalmente, la effettiva applicazione dei principi di libertà, di eguaglianza, di progressività fiscale, della nostra Carta nata, come ci ricordava Calamandrei, “nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.
—
Nella foto di copertina: Gabriele Mandelli, consigliere comunale di Gorgonzola (MI), è membro del coordinamento metropolitano di Articolo Uno Milano.