Macaluso

I post di Macaluso: per una crisi “virtuosa” del Pd

Dice Sergio Staino, padre di Bobo: “Questo libro vale 100.000 sinistre dem”. Detto da uno che, precisa, di “non essere renziano anche se appoggio Renzi” e che ammette un unico errore, “essere stato dalemiano”.

Il libro è “La politica che non c’è”, edito da Castelvecchi, presentato alla libreria Ibs di Firenze, dall’autore, Emanuele Macaluso (aiutato nell’impresa da Peppe Provenzano e Sergio Sergi), dalla professoressa Donatella Campus, con Enrico Rossi, presidente della Toscana e candidato alla segreteria del Pd (“la sfida di Rossi – dice Macaluso – mi interessa”), nell’insolita veste di moderatore-presentatore. “Non ce n’è uno che sappia fare politica”, prosegue nella sua invettiva contro la sinistra Dem Staino, che conclude “Perché non vi leggete Macaluso ed imparare a fare qualcosa”?

Sinistra dem sistemata, a suo modo. Un modo (Staino in una recente intervista aveva sostenuto che se oggi ci fosse stato Togliatti li avrebbe mandati tutti in Siberia!), però, che non piace a Macaluso, che pure dichiara affetto incondizionato a Bobo-Staino. “Togliatti – dice, alla fine del suo intervento – era per la via democratica al socialismo, non era per la rivoluzione”. “Quindi – rivolto a Staino – non avrebbe mandato nessuno in Siberia”. “Ma era una battuta”, replica Staino. Macaluso: “Non fare battute su Togliatti che mi disturba”.


Nella foto: “La politica che non c’è”, di Emanuele Macaluso, editore Castelvecchi

Il libro è la raccolta di un anno di post di Emanuele Macaluso su Facebook. Il mezzo di comunicazione, che più moderno non si può, che Macaluso oggi utilizza, come i comizi degli anni ’50 o gli articoli che ha sempre scritto. I post, che chiama racconti, li scrive a mano. Il primo articolo di Macaluso risale al 1941, scritto, ricorda, sull’Unità clandestina, sugli zolfatari.

Una vita di scritti. Come dovrebbe fare ogni politico: “Un politico che non scrive – ricorda Enrico Rossi, citando Togliatti – è un politico dimezzato. Un politico che non esprime in modo chiaro e netto i suoi ragionamenti è un politico che non ha rapporti con il popolo”.
Facebook – è il parere di Rossi – è una grande piazza, dove si fanno grandi e piccoli comizi, dove la gente ha diritto di replica”. “Macaluso è convinto che il futuro dipende dagli uomini, da quel che facciano e che non facciano, se si rimane o no affacciati alla finestra”. Macaluso mai è rimasto affacciato alla finestra, è sempre stato, ricorda Rossi, “un grande combattente per la democrazia e per il socialismo. Macaluso la sua fede per il socialismo non la nasconde, è convinto dell’attualità della lotta di classe che non deve essere archiviata”. Fin dal primo post raccolto nel libro, del 15 gennaio 2015. “Con questi miei post – scrive – proverò a sollecitare un dibattito serio su temi che possono ridare senso alla sinistra”. “La critica di Macaluso verso la politica e’ molto forte e parla apertamente di una miseria della politica mentre sarebbe necessaria una capacita’ di guardare lontano”.
“Il socialismo riproposto in termini attuali puo’ aprire un dibattito, come ha fatto Sanders negli Stati Uniti. Cosi’ avviene anche in alcune parti dell’Europa. Bisogna guardare al socialismo – è il parere di Rossi – come una risposta possibile alla crisi della sinistra e della politica”.

Perché la crisi della sinistra, si chiede Macaluso? “La politica – dice – serve alla sinistra se la sinistra pensa al cambiamento, se ha un’idea di futuro. La sinistra è tale se mette in moto movimenti, idee, comportamenti individuali che tendono all’uguaglianza. Fare questo senza la politica non è possibile. La crisi ha penalizzato soprattutto la sinistra”. Renzi? “E’ il frutto del Pd, il distacco tra leader, un piccolo gruppo dirigente e popolo era in corso da tempo”.
Ma è possibile, oggi, riproporre il tema del socialismo? È possibile oggi, in un mondo completamente cambiato? “Io penso di sì”. E’ fa l’esempio delle migliaia di migranti che perdono la vita nel Mediterraneo. “E’ l’incapacità della politica di capire questo fenomeno”. “Guardiamo a cosa sta succedendo negli Stati Uniti: Trump su un lato, un vecchietto, Sanders, sull’altro, che parla di uguaglianza, definendoli socialista. Mi ha ricordato come i miei comizi negli anni 50 in Sicilia. Ma lui lo fa in America”!
L’altro vecchietto è Corbyn in Inghilterra. “Non capisco – osserva Macaluso – perché i partiti possono finire solo in Italia e non nelle altre parti”?

C’è ancora l’obiettivo del socialismo? “Il problema – spiega Macaluso – non è la parola socialismo, ma se una forza politica ha un’idea di futuro, di società”.
Nel Pd non c’è nulla da fare? “Credo che oggi ci siano le condizioni per una battaglia che dentro e fuori del partito spinga per una crisi virtuosa e non distruttiva del Pd. Una crisi virtuosa, ovvero una battaglia che possa portare questo partito a diventare qualcosa di diverso e di meglio”. “Serve che il Pd – prosegue Macaluso – diventi un partito con un gruppo dirigente, iscritti, militanti, come sono i partiti in tutta Europa. Non e’ vero che la modernita’ nega questa possibilita’, perche’ ovunque i partiti si fanno con la compartecipazione del popolo. Questo deve diventare il Pd“.

Macaluso auspica che “questo accada per ridare alla sinistra una identita’ confacente con lo spirito di oggi e che sia una identita’ di progresso che tenda all’uguaglianza tra le persone”.

Nella foto di copertina: Emanuele Macaluso, Enrico Rossi, Donatella Campus e Sergio Staino alla presentazione del libro “La politica che non c’è”

Commenti