E’ stato il consueto incontro dell’Italia delle banche e della finanza per ascoltare le Considerazioni finali del Governatore Ignazio Visco, con la solita fila di auto di lusso con autista, parcheggiate a spina di pesce in via Nazionale.
Dentro il clima non indulge certo all’allegria. Si legge nei volti degli invitati la preoccupazione per le molteplici difficoltà in cui versa il sistema dopo i 12 mesi più neri della storia bancaria italiana dal dopoguerra a oggi. Rispetto alle edizioni precedenti, meno affollamento ed un minor numero di giornalisti a coprire l’evento.
Le Considerazioni finali sono insolitamente lunghe rispetto alla sinteticità degli anni precedenti: novemila parole, rispetto alle seimila del 2015.
Un resoconto completo, che parte dalla politica monetaria europea, si sviluppa sul percorso dell’economia italiana, tra ripresa e fragilità della stessa, con una attenzione appassionata ai giovani in cerca di lavoro e alla competitività delle imprese. Visco mostra di approvare le scelte e la politica espansiva del Governo. I segnali positivi della ripresa italiana sono evidenti ma l’attività economica è ancora lontana dai livelli pre crisi.
Il Governatore della Banca d’Italia cita, in proposito, i passi in avanti dell’economia del Mezzogiorno, in leggera crescita, che tuttavia vede ancora ampliarsi i divari rispetto al Centro e al Nord. Anche l’occupazione cresce nel 2015, ma la disoccupazione resta molto alta.
L’innovazione è robusta soprattutto tra le imprese esportatrici. Sono aziende che hanno saputo accrescere la produzione anche in mercati maturi.
Servono, quindi, interventi mirati: dal taglio ulteriore del cuneo fiscale al sostegno alle iniziative imprenditoriali innovative, le start up, al rilancio degli investimenti pubblici e al sostegno dei redditi più bassi.
La Relazione prosegue col racconto sul progresso e le difficoltà della costruzione europea, politica e finanziaria; sui problemi della finanza pubblica e dell’Unione bancaria europea
Finalmente il tema più atteso: lo stato della banche italiane, i problemi legati alla redditività bancaria che manca ed ai crediti deteriorati che crescono, seppure in misura minore dell’anno precedente.
Argomenti sui quali aleggiano le vicende degli ultimi 12 mesi che hanno messo sotto accusa l’efficacia degli organi preposti alla Vigilanza su banche e finanza (Banca dItalia e CONSOB): dalla risoluzione delle 4 banche in gestione straordinaria del novembre scorso, seguita dalle proteste degli obbligazionisti e dal calo della fiducia dei risparmiatori verso il sistema bancario, alla crisi delle due banche venete, che pure avevano passato indenni o quasi gli stress test europei, con conseguente azzeramento dei valori delle azioni per oltre 10 miliardi.
Anche in questo caso il Governatore approva le riforme che il Governo ha varato in breve tempo sul sistema bancario. Riforme, ricordiamolo, che partono dalla trasformazione in Spa delle banche popolari più grandi, proseguono con le nuove regole sulle partecipazioni delle fondazioni bancarie ed arrivano al Credito Cooperativo, con l’obbligo dell’adesione delle singole BCC al gruppo bancario nazionale di prossima realizzazione. Un intervento legislativo complesso che scende anche nel particolare: lo schema garanzia pubblica per le cartolarizzazioni dei crediti in sofferenza, le numerose norme volte a snellire le procedure esecutive verso i debitori morosi delle banche, le agevolazioni fiscali e le possibilità di ampliare gli anticipi al pensionamento dei dipendenti in esubero.
Un racconto articolato quello di Visco, giocato sulla difesa dell’operato della Banca d’Italia, anche nelle critiche sugli effetti dell’introduzione, all’ultimo momento, delle regole sulla risoluzione delle banche in crisi e in merito al “bail-in” di cui, per la verità, non si trova traccia nella relazione dell’anno precedente. Visco continua con una critica all’Unione Europea, che rifiuta oggi di rivedere o di rinviare l’applicazione delle norme sul “bail-in”, a suo tempo votate da tutti o quasi i rappresentanti italiani al Parlamento europeo.
L’autodifesa di Visco, che si è detto aperto alle critiche costruttive, parte dalla considerazione che la gestione bancaria risiede nell’autonomia imprenditoriale delle aziende e che la vigilanza non può certo sostituirsi alle scelte degli amministratori. La Banca d’Italia non ha gli strumenti dell’autorità giudiziaria e può solo indicare il percorso di risanamento oltre che informare le Procure in presenza di ipotesi di reato di carattere penale. Ovviamente, in questi casi, osservando il silenzio imposto dal segreto d’ufficio.
Sui 200 miliardi di sofferenze lorde (ma 88 netti) sui quali dovrebbe intervenire anche il fondo Atlante, pur con le scarse risorse a disposizione, il Governatore afferma che non vanno sottovalutate nella loro problematicità ma che potranno essere assorbite se l’economia riuscirà a consolidare il percorso di crescita avviato.
Ricalcando la posizione più volte sostenuta negli scorsi mesi, Visco rivolge la sua critica a Bruxelles per aver vietato l’utilizzo del Fondo interbancario di garanzia dei depositi, per soccorrere gli istituti in crisi, in quanto detto intervento sarebbe stato assimilato ad aiuti di stato.
La relazione si conclude con un richiamo ai valori dell’Europa unita ed al Manifesto di Ventotene, redatto da Altiero Spinelli assieme ai suoi compagni di confino e con il primo ed unico sorriso della giornata di Visco, frutto forse del sollievo dall’aver terminato la lettura di un documento così sofferto.
Sembra quasi il preannuncio di un addio, forse anticipato rispetto alla scadenza naturale del 2017, alla guida della Banca d’Italia.
Il pubblico fluisce lentamente verso l’uscita, i banchieri verso le loro auto e gli autisti in attesa. Via Nazionale si svuota ed il traffico riprende a scorrere.
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Nella foto di copertina: Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco