Il 4 Marzo è ormai alle spalle, per metabolizzare la sconfitta ci vorrà certamente tempo, ma quello, ahimè, non c’è.
I risultati sono stati, come nel resto del mondo, anche nella nostra Italia molto deludenti.
La sinistra fa fatica, molta fatica. Una fatica che ci portiamo avanti dall’avvento del nuovo millennio.
La sinistra è stata per oltre un secolo un sogno: quello dei più deboli di sovvertire il mondo e di farlo proprio, con un sistema che parte dal basso, non dall’alto come fu per tutta la storia dell’umanità.
Sono passati più di cento anni dall’inizio di quel sogno.
Sogno che ormai sembra sfumato, per colpa soprattutto della sinistra stessa, poiché, una volta al potere si è comportata esattamente come gli altri, se non in certi casi addirittura peggio.
La ricostruzione della sinistra deve passare per idee di sinistra, come dice Jeremy Corbyn, da tutti considerato il leader della sinistra mondiale.
La ricostruzione non è mai facile, ma arrendersi non è certamente la soluzione più adatta.
Corbyn ci insegna che serve un nuovo modo di fare politica, (che di fatto è quello originario del pensiero socialista) in cui il potere non è ristretto al Parlamento ma distribuito alle comunità e ai cittadini.
Il nostro Paese ha una lunga storia di sinistra, che, seppur travagliata, ha sempre avuto moltissimo seguito fra le fasce più deboli della società, quelle che essa deve rappresentare.
Negli ultimi anni invece c’è stata un’inversione di tendenza: Il Partito Democratico in 5 anni è decisamente cambiato, oggi ci troviamo di fronte ad un partito di pseudo sinistra – guidato fino a qualche giorno fa da Renzi – che incarna un pensiero neoliberale che nulla ha a che vedere con la sinistra.
Un partito completamente stravolto che rinuncia ai propri valori non può che fare una brutta fine e difatti così è stato.
La risposta alle politiche renziane è arrivata, forse un po’ in ritardo, ma è arrivata.
La nascita di LeU è stata accolta con estremo entusiasmo dei militanti della sinistra, me compreso, che, dopo anni passati a vagare “nei boschi” hanno finalmente trovato una casa.
Nonostante il grande entusiasmo, non siamo riusciti ad ottenere un buon risultato, un po’ per il vento contrario che spirava in Italia, un po’ per il poco tempo avuto a disposizione e sicuramente perché non siamo stati percepiti come una forza nuova in grado di rompere completamente con il PD.
Come già detto in apertura, servirebbe molto tempo per analizzare e metabolizzare i nostri errori, ma una cosa è certa: la sinistra si è rivista.
Il risultato elettorale per quanto inferiore alle aspettative, ci ha permesso di avere una rappresentanza in parlamento, che di certo saprà rappresentare i valori della sinistra.
Dobbiamo ripartire e per farlo serve continuare in questa direzione, con la creazione di un partito unico che si batta per quelli che sono i suoi valori, per dirla con le parole del presidente Rossi serve “un partito del lavoro” in cui le classi più deboli possano sentirsi rappresentate.
Spetta a noi ricostruire il sogno dell’uguaglianza – da troppo tempo finito nel dimenticatoio – affinchè la sinistra possa riaffermarsi in Italia e nel mondo, come una forza che guarda agli ultimi e non ai primi.