
Jonathan Rimicci: TMM di Pontedera, dopo le ferie si chiude? Il futuro senza certezze di 85 lavoratori
L’ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze viene vissuta per ogni operaio come la cessazione di fatiche e stress accumulati per tutto l’anno, la pace e la tranquillità sono finalmente ad un passo.
Purtroppo questa volta non sarà cosi per gli 85 lavoratori della TMM di Pontedera, che a 24 ore dalle tanto agognate ferie si sono allarmati per le voci sempre più insistenti che vedrebbero la loro Azienda in procinto di una chiusura addirittura al rientro delle ferie.
Un fulmine a ciel sereno per tutti gli operai, visto che durante l’anno sembra non ci siano stati problemi con la produzione.
La TMM, è una azienda produttrice di marmitte e lavora per la quasi totalità per l’indotto di Piaggio. Anche le moto Ducati montano scarichi TMM.
Il sindacato è prontamente sceso in campo per chiedere chiarezza da parte dei vertici della società, chiarezza che a quanto pare non sembra essere arrivata visto che alla domanda : < chiudete ? > la società risponde né confermando né smentendo.

Questo per noi è inaccettabile! Il rispetto prima di tutto.
Gli operai di un’azienda per primi dovrebbero essere a conoscenza del proprio futuro, non dovrebbero aver come riferimento delle “voci” , ma una azienda seria fatta di persone serie che parla con altre persone serie, ne hanno pieno diritto, sono il cuore e il sangue di ogni imprenditore e non possono essere trattati alla stregua dei macchinari!
Se i vertici societari della TMM hanno preso decisioni riguardanti il futuro lavorativo, (e quindi anche personale), di anche 1 solo lavoratore dell’azienda, la TMM lo comunichi guardandolo dritto in faccia, non nascondendosi dietro le ferie d’agosto.

Esigiamo chiarezza da parte della società, subito e non a settembre.
Ci auguriamo che questo non sia il solito film già visto e andiamo avanti sperando che sia tutto un grande malinteso e che dietro questo “insolito” tergiversare non ci sia la volontà da parte di “qualcuno” di voler fare la solita manovra di delocalizzazione, magari verso il mercato cinese, perché se così fosse si sappia fin da subito che non troveranno “morbido”.