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La lezione americana

Alcune considerazioni, di getto, di rabbia e, si spera, anche con un po’ di testa. La vittoria di Trump ha spiazzato. Ma chi? Certamente chi fa i sondaggi, quasi tutta la stampa mondiale, carta stampata e network televisivi. Negli Stati Uniti di fatto tutti i media (eccetto Fox news) si sono schierati contro il “pericolo” Trump. Mai nessun presidente uscente e first lady si sono impegnati ventre a terra come hanno fatto Obama e Michelle a favore di Hillary Clinton. Eppure ha vinto Trump. Che aveva attaccato e minacciato tutti, senza rispetto per alcuno, ispanici, immigrati, che aveva detto che avrebbe costruito un muro al confine tra gli Usa e il Messico. E gli elettori americani lo hanno seguito. Non si sono fatti incantare dalla musica di Bruce Springsteen, dalle improvvisate di Madonna, dalle uscite di De Niro. Niente, non è servito. Ha vinto Trump. Trump schiacciasassi, come un Caterpillar.

Tutti spiazzati e spazzati: establishment, stampa, tv, vip, sondaggi. Non è vero che ispanici e neri hanno votato per Hillary. Significa che gli operai degli stati industriali che hanno sempre dato il consenso ai Democratici stavolta hanno cambiato segno. Significa che i bianchi che non andavano a votare stavolta ci sono andati, ma per dire sì a Trump. Sarà curioso capire quanti elettori in più si sono registrati rispetto al passato. Gli Stati Uniti si sono affidati a lui che ha promesso di rifare una grande America, che farà costruire, ha ripetuto nel primo discorso dopo la vittoria, ponti, autostrade e aeroporti. Sarà un’America che guarda agli americani. Poco interessata a quello che succede nel resto del mondo, a cui della Nato interessa il giusto, che probabilmente lascerà che ad occuparsi delle questioni del Medio Oriente e dell’Africa sia la Russia di Putin.

E’ la sconfitta dei partiti storici degli Stati Uniti, sia del Partito Repubblicano, che ha provato a fermare, senza riuscirvi, Trump, perché, temeva, avrebbe portato i repubblicani alla sconfitta, sia del Partito Democratico, tutto schiacciato su Hillary Clinton, e che ha boicottato Sanders. Si potrebbe dire che quello che non è riuscito al Partito Repubblicano è riuscito ai Democratici: neutralizzare il candidato con le idee vincenti.

Nella foto: L’attesa del voto Usa

Trump ha sconfitto l’establishment repubblicano e democratico, che appare oggi un blob indistinto, con differenze che, se ci sono, comunque sono poco avvertite da chi evidentemente non legge New York Times e Washington Post, non guarda la Cnn, non sa usare Facebook e Twitter. O, se legge, guarda o posta, comunque non crede a quello che i media dicono. E nella notte delle elezioni si scopre, con sorpresa ed imbarazzo, che queste persone sono milioni, in grado di cambiare il corso della storia. Che i sondaggi non avevano colto e registrato.

E’ una pesante sconfitta dei democratici Usa che avrà ripercussioni in tutto il mondo, in Europa soprattutto. I populisti continentali esultano.
Non serve a nulla porsi la domanda, ma, ci si chiede, se invece di Hillary Clinton a sfidare Trump fosse stato Bernie Sanders? Certo per opporsi ai Trump, al trumpismo che ora invaderà l’Europa e l’Italia servono più radicalismo, parole ed obiettivi di sinistra forti e coinvolgenti, incentrati sulla lotta alle diseguaglianze, generate da un sistema che ha portato al rigetto di politiche subalterne al modello economico imperante. Come stava facendo Sanders, ridestando l’entusiasmo degli elettori democratici, a partire dai molti giovani che si erano appassionati alle sue battaglie, nel segno del socialismo. Ma, figurati, il socialismo negli Stati Uniti? Non passerà mai, dicevano. Eppure, stavolta, forse avremmo avuto, per la prima volta, invece di Trump, un democratico socialista alla Casa Bianca!

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