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La più brutta e scomposta delle scissioni: Renzi lascia il Pd e dice che è un bene per tutti, ma non è così. Danneggia il governo, il centrosinistra e il Paese

Quella appena annunciata da Renzi con un’intervista a “Repubblica” è una scissione cattiva: fatta contro tutti per la vanità e l’interesse di uno solo. Il quale non è neanche detto che alla fine ne tragga vantaggio. Al momento lo strappo non è neanche spiegato bene politicamente. Quello che si capisce è che il protagonista non riesce a sopportare di non essere il primo nelle cose che fa. E’ lo stesso che pensava Giulio Cesare quando annotava che avrebbe preferito essere primo in Gallia che secondo a Roma. Oppure come mi ricorda Mariano Billo Paolozzi e come si dice a Napoli “è meglio capa ‘e alice che capa ‘e cefalo“.

Insomma, una scissione fatta in nome di vanità e ambizione personali, ma che rischia di fare danni a tutti: al governo appena formato, e Dio sa con quante difficoltà, al centrosinistra nel suo complesso, e forse anche agli stessi amici di Renzi, oggi divisi, in nome dei peggiori tatticismi politicisti un po’di qua e un po’ di là. Lui, Matteo Renzi intanto recupererà non si sa per quanto grande visibilità nei talk. E se le cose dovessero andargli proprio bene recupererà qualcuno nel centro e nel centro-destra tra berlusconiani scontenti e simili. Ma non sarà facile: la concorrenza c’è anche in quella zona del campo: Calenda e magari Più Europa che quanto meno hanno seguito percorsi più lineari.

Intanto si formeranno i gruppi parlamentari autonomi. Sembra anche al Senato: grazie all’innesto del socialista Nencini e senza la partecipazione del sinora fedelissimo Marcucci. Il quale dovrebbe restare (non si sa per quanto e con quali prospettive) capogruppo del Pd. Nel governo, in quota renziana, saranno la Bellanova ed Elena Bonetti. Resterà nel Pd anche il sindaco di Firenze Dario Nardella che Renzi dice di considerare come un fratello. Insomma: anche nel campo dei “sinora renziani” qualche sgomento e qualche sorpresa potrebbero manifestarsi nei prossimi giorni.

Nel titolo della sua intervista a “RepubblicaRenzi afferma: “Lascio il Pd e sarà un bene per tutti. Anche per Conte“. Purtroppo la storia, quella della sinistra in particolare, ci dimostra che non è così. Le scissioni possono anche essere un percorso obbligato, ma sono sempre dolorose e traumatiche. Non esistono, per definizione, scissioni consensuali, pure più volte evocate in questi giorni.

Certo, Conte ha mostrato di avere le spalle larghe e di aver saputo fare scelte coraggiose scomponendo quella maggioranza da lui stesso guidata. Ma i prossimi giorni non saranno facili. Non dimentichiamo che c’è la manovra economica da mettere a punto e soprattutto c’è da difendere quella credibilità appena recuperata in Europa e altrove, dove i disastri del salvinismo. Insomma di tutto ci sarebbe stato bisogno meno che di questa scissione. Toccherà prima di tutti a Zingaretti mostrarsi all’altezza di guidare il Pd e tenere insieme il Centrosinistra.

Foto in evidenza: Matteo Renzi e Nicola Zingaretti

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