
L’accordo Salvini-Di Maio non decolla. Tornano attuali governo del presidente ed elezioni anticipate ma non a luglio
Ancora un nulla di fatto tra Salvini e Di Maio per programma e indicazione del nome di un possibile incaricato per fare il Governo. I due hanno ottenuto da Mattarella un breve tempo supplementare per tentare un accordo last minute, ma intanto si preparano a consultare la base nel fine settimana sul programma (non ancora definito). I leghisti lo faranno aprendo i gazebi a tutti, i cinque stelle lanciando l’ennesimo voto on line tra gli iscritti alla piattaforma Rousseau. Il tutto evoca uno scenario più elettorale che di governo. E così tornano in ballo l’esecutivo del presidente e, soprattutto, le elezioni anticipate, anche se tutto lascia intendere che la data di luglio sia stata scavallata e che si voterà ad inizio autunno.
Questo lo stato delle cose al termine di una giornata, quella di ieri, apertasi in un clima di grande ottimismo con le indiscrezioni provenienti da Lega e Cinquestelle che segnalavano accordi ormai raggiunti su temi, programma e nomi. Il tutto mentre si inseguivano rivelazioni sui possibili incaricati e persino su probabili ministri che questi avrebbero indicato al capo dello Stato. In un clima che mostrava ancora una volta la scarsa dimestichezza di molti con regole e consuetudini istituzionali.
Poi, nel pomeriggio, le delegazioni di Cinquestelle e Lega si sono recate (separatamente) al colloquio con il presidente della Repubblica e, pian piano, si è sgretolato il castello di sabbia per il quale tutto era ormai a posto. Niente intesa su temi programmi. Niente indicazione comune per un possibile incarico, ma, invece, la richiesta di tempo per cercare di trovare ancora una volta un’intesa politica all’ultimo istante. Mattarella concedeva così ai due un secondo appello ravvicinato (come si fa all’Università con gli studenti non troppo preparati). Un modo per sottolineare che per il capo dello Stato più che il tempo contano i fatti (a cominciare da quelli che riguardano i nostri impegni in Europa) e le regole costituzionali.
Ma intanto, anche se continuano gli incontri a livello tecnico e politico, per trovare una soluzione da portare alla prossima prova d’esame al Quirinale, gli indizi sono tutt’altro che incoraggianti. I Cinquestelle sentono la pressione di un elettorato sempre meno convinto dell’alleanza con quella che resta (lo ha confermato Salvini all’uscita dal colloquio con Mattarella) di centrodestra sulla quale pesa l’ombra di un redivivo Berlusconi. A sua volta la Lega chiede campo libero sui temi che più la appassionano: sicurezza, immigrazione, legge Fornero, messa in discussione degli accordi europei. E intanto, quasi a mostrare la loro massima attenzione per coloro che tra poco potrebbero tornare alle urne, Di Maio e Salvini rimettono in campo per il prossimo fine settimana i propri strumenti organizzativi, evocativi di prossime probabili elezioni: la consultazione on line sulla piattaforma della Casaleggio associati e i gazebo di bossiana memoria. Insomma: mentre a Roma si negoziano temi, programmi e nomi per un governo, sui territori e sul web si chiama il proprio popolo all’accordo.
Ecco che a questo punto torna di prima attualità l’ipotesi del governo neutrale di garanzia, di servizio, espressione soprattutto dell’iniziativa del presidente della Repubblica in grado di garantire soprattutto la presenza italiana nei vertici internazionali e soprattutto di portare il Paese alle elezioni anticipate probabilmente in autunno, anche se non dovesse ottenere la fiducia dalle Camere.
Il tutto con un grande problema aperto: quello della legge elettorale. Un problema che non è soltanto di garantire o meno una più agevolmente raggiungibile governabilità. ma soprattutto di consentire che i cittadini elettori siano in grado di esprimere il loro voto in piena libertà e trasparenza, non offuscata da candidature multiple, incroci tra collegi uninominali ed eletti (nominati) nel proporzionale. Insomma che si possa votare con qualcosa di meglio dell’attuale Rosatellum. Non è tempo di popcorn. Nè di ritorno alle logiche del tanto peggio tanto meglio. E dovrebbero essersene accorti anche coloro che pensavano di potersi comodamente accomodare all’opposizione a godersi lo spettacolo di un governo di avversari per la formazione del quale avevano tuttavia tifato.
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Foto in evidenza: Luigi Di Maio, Matteo Salvini