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Monte dei Paschi, forse la soluzione

Lo avevamo già scritto ieri (L’Argine). Dopo una giornata di tempesta sui mercati, le parole rassicuranti di Ignazio Angeloni, membro del Board della Vigilanza europea in rappresentanza della BCE (ed ex “enfant prodige” della scuola di alta formazione di Bankitalia) hanno fatto risalire le quotazioni della Banca più antica al mondo, fortemente penalizzata nei giorni scorsi dalla diffusione del contenuto di una lettera riservatissima, inviatale dalla Vigilanza stessa, contenente raccomandazioni tutto sommato scontate, da assolvere in un ampio periodo di tempo.
Nella speranza che una indagine efficace e tempestiva possa individuare e sanzionare il responsabile di tale violazione (turbativa di mercato o aggiotaggio), si stanno creando le condizioni per un intervento risolutivo a favore delle banche italiane idoneo a rassicurare risparmiatori ed azionisti.

In positivo, si sta affermando la consapevolezza in tutte le forze politiche della necessità che il Governo intervenga. Le soluzioni proposte sono diverse (alcune fantasiose) ma l’importante è che sulla “questione banche” si sia formato un sentimento di favore, preso atto che si tratta in fondo di tutelare la quasi totalità dei cittadini – risparmiatori – votanti.
Quella cui si sta lavorando è una soluzione che riprende in parte la proposta fatta una settimana fa da Zingales e ieri ripresa da Giavazzi e Alesina, mantenendo ferma da parte del Governo anche i propositi di alleggerimento dei crediti deteriorati attraverso un nuovo fondo, Atlante 2 che verrà denominato “Giasone”.

Il trio di economisti riprende ciò che accadde negli Stati Uniti all’indomani della crisi finanziaria del 2008 per liberare le banche dai mutui “subprime” morosi in bilancio ed impossibili da cedere per assenza di compratori. Il Tesoro americano, invece di acquistare i mutui come oggi chiede l’Ad di Banca Intesa, Messina – il che poteva rappresentare un regalo ai banchieri a carico dei contribuenti – entrò direttamente nel capitale delle banche più grandi fissando alcune regole: il divieto di distribuire utili, la limitazione degli stipendi e la presenza di un rappresentante del del governo nei CDA. Goldman Sachs trovò rapidamente nuovi azionisti e ricomprò le azioni del governo. Le altre banche si ripresero ed agirono allo stesso modo. Alla fine il Tesoro USA vinse la sua battaglia risanando le banche e ci guadagnò pure 16 miliardi di dollari.

Da quanto sopra si comprende quanto può essere potente un intervento della genere per ridare fiducia ai risparmiatori ed agli azionisti. Ovviamente, l’ipotesi di cui sopra, va declinata con le norme europee in materia bancaria e concordata ai massimi livelli.
Da Bruxelles e da Francoforte arriva qualche apertura, mantenendo però fisso il principio fondamentale della regolamentazione finanziaria, cioè che non va usato il denaro dei contribuenti per salvare banche, seppure con una giusta flessibilità in casi eccezionali come la crisi attuale innescata dalla Brexit. Questa in sostanza la risposta del vicepresidente della Commissione UE, Dombrovskis, a un parlamentare europeo nella quale ribadisce la possibilità di deroga.

Un messaggio che accredita l’azione del Governo, il quale punta a disporre una garanzia pubblica su un nuovo aumento di capitale di MPS, estensibile ad altri casi che dovessero presentarsi, da realizzare in modo diretto o attraverso obbligazioni subordinate. Un intervento questo, accompagnato dagli acquisti da parte del costituendo fondo “Giasone”, dotato di 5 o 6 miliardi, di parte delle sofferenze del Monte e di altre banche, a prezzi vicini a quelli teoricamente realizzabili sul mercato. Le nuove risorse di “Giasone” potranno arrivare da quanto residua nel fondo Atlante dopo gli interventi sul capitale delle due banche venete in crisi (1,7 miliardi), dalla SGA (la bad bank dell’ex Banco di Napoli che ha operato con successo) per circa 500 milioni, dalla Cassa depositi e Prestiti, dalle Casse previdenziali e dalle banche che volessero partecipare. Le due azioni così coordinate consentirebbero in tal modo all’intero settore delle banche quotate italiane di riacquistare appeal sul mercato.

Nel mentre, però, ci concentriamo sul futuro, bisogna ricordare – come fa anche Enrico Rossi, che è tornato a chiedere l’ingresso dello Stato nel capitale di Mps (“ci aspettiamo che il Governo intervenga“) –  su errori e responsabilità del passato, rimuovere e sanzionare chi ha agito scorrettamente. Serve un cambiamento profondo in tutto il sistema perché sarebbe del tutto incongruo che la soluzione dei problemi del sistema bancario venga affidata a chi tali problemi li ha creati.

Mettere la mani in tasca ai contribuenti per salvare le banche è già poco digeribile in condizioni normali; diventa un autentico disastro, che verrebbe duramente sanzionato dagli elettori, se i responsabili dei problemi delle banche resteranno impuniti e magari saranno gli stessi cui verrà richiesto di risanare il sistema.

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