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Mps, i costi del salvataggio lievitano: 8.8 miliardi secondo la Bce

Come prevedibile (ne ho parlato nell’articolo del 24 scorso su questo giornale), il salvataggio del Monte dei Paschi, non ancora definito nei dettagli, sta suscitando diverse polemiche e reazioni.
Tutto ciò inciderà nella trattativa, tra il Governo e la Commissione Europea, per la valutazione dell’intervento alla luce delle norme sugli aiuti di stato alle banche.

Sembra che la Vigilanza di Francoforte abbia ridefinito il costo complessivo dell’operazione dagli originari 5 miliardi, fino a 8,8 miliardi. Sulla base della ennesima fuga di notizie dall’Organo di Vigilanza diretto da Danièle Nouy, i risultati degli stress test di luglio scorso sarebbero stati valutati con maggior rigore; ritengo anche nelle svalutazioni da apportare alle sofferenze per renderle coerenti con i prezzi di mercato. Presumibilmente l’abbattimento del 67% di questi crediti deteriorati, previsto dal piano industriale di MPS, sarà aumentato, seguendo il nuovo benchmark del 75% fissato dal piano industriale di Unicredit banca per il suo aumento di capitale di mercato di 13 miliardi. Secondo le indiscrezioni, 4,5 miliardi sarebbero a carico dello Stato, gli altri 4, 3 degli obbligazionisti subordinati, che saranno convertiti in azioni, con una parte dei 2,1 miliardi del prestito emesso nel 2008 per sostenere l’acquisto di Antonveneta, da rimborsare ai risparmiatori retail.

Una prima riserva sull’intervento arriva dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann che in una intervista alla Bild dichiara: «Per le misure decise dal governo italiano le banche devono essere finanziariamente sane a livello core. I fondi non possono essere usati per coprire le perdite che sono già previste». Secondo Weidmann, le nuove regole europee servono a proteggere i contribuenti, inducendo gli investitori a comportamenti responsabili. “Il denaro pubblico deve essere considerato come l’ultima risorsa, per questo l’asticella è posta molto in alto“. Weidmann conclude che se, nonostante tutto, dovesse affluire denaro pubblico per il bailout, “questo dovrà essere rifinanziato, data la grande mole del debito pubblico italiano“.
Ancora più dura Isabel Schnabel, componente del Consiglio di Esperti Economici della Germania: «I problemi di MPS si protraggono da lungo tempo e le soluzioni sono state ritardate per troppo tempo. È molto importante che questo problema sia finalmente affrontato. Visti i problemi profondi di Mps, ci si può chiedere se una ricapitalizzazione precauzionale sia realmente appropriata. Le autorità di vigilanza dovrebbero verificare attentamente se MPS non debba essere liquidata gradualmente“. Schnabel conclude: “Qualsiasi iniezione di denaro pubblico dovrebbe prevedere che il governo prenda il controllo e avvii una profonda ristrutturazione della banca. In ogni caso qualsiasi soluzione deve rispettare le regole della direttiva BRRD, tra cui il bail-in dei creditori».

Nella trattativa col Governo, la Commissione Europea difficilmente potrà prescindere dalle prese di posizione degli autorevoli esponenti tedeschi, che mettono l’accento su due punti:
1. le spese vanno finanziate con tasse e/o tagli del bilancio pubblico italiano;
2. Non si possono coprire perdite senza un piano rigoroso che garantisca il ritorno stabile all’utile delle banche salvate.

Si apre quindi una nuova fase, per nulla agevole, nella quale il nuovo piano industriale dovrà essere rinegoziato con la Vigilanza di Francoforte e con la Commissione Europea, cui toccherà decidere gran parte delle scelte della banca, a partire dalle garanzie che l’ingresso nel capitale del Tesoro sia temporaneo. Per questo motivo, meno elevata sarà la partecipazione pubblica, più agevole sarà la dismissione. Anche il Governo americano, nel 2008, allo scoppio della crisi scatenata dal fallimento di “Lehman Brothers” entrò nel capitale delle banche per salvarle uscendone poi con profitto. Avverrà lo stesso da noi o prevarranno le istanze volte ad ammorbidire i duri tagli di costi, personale e sportelli, sulla spinta dei populismi e dei sindacati di categoria?
Bruxelles potrebbe dare 18 mesi di tempo, a norma della direttiva BRRD sui salvataggi bancari. Temo che, alla luce di quanto accaduto per le quattro banche poste in “risoluzione” non siano sufficiente per rimettere tutto a posto.

Pure l’operazione di smaltimento dei 27 miliardi di sofferenze andrà riconsiderata, mantenendo la gestione dei recuperi nella Banca o trasferendola in una società veicolo.

Un aspetto molto critico sarà quanto e a chi rimborsare tra i detentori del citato subordinato da 2,1 miliardi. Secondo il decreto, tutto il loro ammontare verrà convertito alla pari in azioni e l’investitore potrà tenersi le azioni o venderle al Tesoro in cambio di una obbligazione “senior“. In pratica, questa emissione viene tutelata alla pari dei depositi garantiti, ponendo il costo relativo a carico dei contribuenti. Ciò sembra non in linea con le regole europee che richiedono la conversione dei crediti subordinati, stabilendo una eccezione solo per coloro ai quali i titoli sono stati venduti dalla banca senza la necessaria informativa. Insomma, il rimborso spetterebbe ai risparmiatori “raggirati“, non certo a chi li ha acquistati a sconto sul mercato – investitori privati e istituzionali con profilo di rischio adeguato – che andrebbero assoggettati a conversione in azioni, come i possessori delle altre 10 emissioni di subordinate.

Sugli aspetti etici dell’operazione emerge il duro intervento di Luigi Zingales, docente di finanza a Chicago: “L’intervento dello Stato non deve essere un colpo di spugna … scoprire e punire gli eventuali colpevoli non risponde solo alla giustificata rabbia popolare, è un principio fondamentale dello Stato di diritto“. Zingales ripropone nell’occasione la nota richiesta del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, di pubblicare la lista dei primi cento debitori insolventi di MPS. L’economista chiede, infine, una commissione di inchiesta interna, per far luce sulle cause del dissesto, e il cambio dei vertici, che non hanno raggiunto lo scopo per cui erano stati nominati e che appaiano legati al passato del Monte.
Lungi dall’essere risolto, il caso MPS continuerà ad esser al centro del dibattito, non solo italiano.

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