Una foto di archivio della banca Monte Pashi Siena a Roma.  /ANSA/DEMANIO/BONOTTO

No, non per le banche: Mps e i misteri della Borsa, ma non tanto

MiDomenica, gli italiani hanno respinto a larga maggioranza le modifiche alla Costituzione proposte dal governo. Il voto non trattava alcuna questione finanziaria o economica, ma i suoi tempi e le sue implicazioni per la stabilità politica erano tali da far prevedere una certa instabilità finanziaria, che (sorprendentemente per molti) non si è realizzata.

Eppure, le banche italiane si trovano sempre su una montagna di crediti non performing, per lo smaltimento dei quali il Governo dimissionario si è esposto con diversi interventi: le garanzie statali (GACS) sulle sofferenze che verranno vendute; l’intervento del “Fondo Atlante” sulle stesse. Il Fondo Atlante, avviato sotto la spinta del Governo e con la partecipazione di Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti per 750 milioni, ha ricapitalizzato le due banche venete in crisi e dovrà immettere altri capitali per fonderle e ristrutturarle. Altri impegni del Governo Renzi – pure in Finanziaria 2017 – riguardano misure fiscali a favore delle banche e aiuti di vario genere per la loro ristrutturazione e per smaltire gli eccessi di personale e di sportelli.

La situazione più grave è sempre del Monte dei Paschi, col suo incombente aumento di capitale per liberarsi della enorme mole di crediti deteriorati e col problema del debito subordinato in gran parte in mano a risparmiatori al dettaglio. 
La scelta della ricapitalizzazione di mercato di 5 miliardi di euro appare oggi molto ardua e mette la banca in gravi difficoltà. Innanzitutto 5 miliardi sono quasi 10 volte la capitalizzazione di MPS (600 milioni circa). Per questo, la banca ha aggiunto una offerta pubblica di scambio subordinate/azioni per 4,3 miliardi, che ha avuto una adesione di soltanto 1 miliardo.

Nella situazione politica attuale, dopo la modifica della legge elettorale sono possibili nuove elezioni in primavera e quindi con un periodo di transizione che può trascinarsi a lungo per la volontà delle parti politiche di modificare la legge elettorale a loro vantaggio ed una gestione limitata all’ordinario.
Il rafforzamento del Movimento 5 stelle aumenta le incertezza e l’idea di un referendum – ancorché impossibile per l’articolo 75 della Costituzione italiana, che nega la possibilità di sottoporre a referendum i trattati internazionali – sull’adesione dell’Italia all’Euro sarà al centro della campagna dei 5S e della Lega Nord.

In questo contesto l’interesse degli investitori nell’operazione MPS viene a scemare; non resterà che un intervento pubblico, dopo la conversione in azioni di tutti i 4,3 miliardi di subordinate e del miliardo di obbligazioni “Fresh”. Una operazione, da prendere nel quadro della direttiva BRRD, molto dolorosa, a ridosso di elezioni, per qualunque Governo la attuasse. In questo quadro, a sei mesi dello stress test della BCE, restano in piedi tutte le problematiche delle altre banche in difficoltà e tutte le incertezze sulla tenuta del sistema bancario del suo complesso.

E tuttavia, a sorpresa di tanti, l’indice Mib della Borsa Italiana nelle tre giornate successive all’esito del referendum è cresciuto, arrivando a sfiorare quota 18.000, ai massimi da sei mesi. Misteri della Borsa ma non tanto.
La Borsa si nutre di aspettative. Sulla base di queste prende una certa strada e al realizzarsi delle aspettative rimbalza. Il rialzo di questi giorni è dovuto quasi per intero all’indice di borsa settoriale dei titoli bancari, più che dimezzato nel suo valore in un anno (Il FTSE Italia Banche che quotava 15.829 il 7/12/2015 era sceso a 7.381 il 28 novembre scorso). Gran parte di questo crollo è stato alimentato, come noto, da forti vendite allo scoperto sui titoli bancari italiani, specie dall’estero, alimentate dalla sfiducia (ben oltre le effettive criticità del sistema). A risultato acquisito, gli scopertisti sono corsi a ricoprirsi, acquistando sul mercato a pronti, i titoli venduti a termine senza possederli.

Il tutto viene amplificato dai meccanismi di negoziazione in borsa affidati a computer che operano su basi prevalentemente statistiche, cioè senza tenere conto della valutazione delle prospettive di mercato dei singoli titoli, e con milioni di operazioni al secondo che gonfiano enormemente rispetto al passato le oscillazioni giornaliere delle quotazioni (volatilità).
Esaurite le ricoperture dell’ipervenduto, sulla base dell’evoluzione del quadro politico italiano e delle decisioni di politica monetaria della BCE (di cui sapremo qualcosa dal Presidente, Mario Draghi, già dopo la riunione del “board” di domani) la Borsa prenderà la sua strada.

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