“Basta la mossa”, è un modo di dire tipicamente pugliese per il quale basta la sola intenzione di compiere un’azione, che gli effetti della stessa è come se si fossero compiutamente realizzati. E’ quella che i giuristi chiamerebbero legalità sostanziale. Mi raccontavano di un episodio accaduto durante il periodo della seconda guerra mondiale. In seguito allo sbarco delle truppe alleate nel nostro Paese, era fatto divieto di tenere luci accese nei treni, onde evitare che fossero individuate dagli aerei e, quindi, possibili oggetto di bombardamenti. In un convoglio di pendolari, si pensò di ingannare il tempo del viaggio con una sana partita a tresette. Un viaggiatore fece per alzarsi, con l’intenzione di avvitare una lampadina, quando fu sorpreso dal controllore che gli irrorò, seduta stante, una multa. Alle rimostranze del passeggero, che lamentava il fatto di non avere acceso alcuna luce, il controllore eccepì: “basta la mossa”. Il viaggiatore, quindi, estrasse la somma dovuta dal portafogli e nel momento in cui il controllore fece per prendere il denaro, l’altro rimise rapidamente i soldi in tasca eccependo: “basta la mossa!”.
L’episodio mi è tornato in mente ascoltando diversi esponenti politici che sostengono il NO alla riforma costituzionale. Gli scenari che prospettano, dando già per scontata la vittoria elettorale, sono diversi e, spesso, in conflitto tra loro. E’ in campo innanzitutto l’ipotesi di un Renzi bis (parte della minoranza dem e, per motivi diversi, l’immarcescibile Berlusconi) con il preciso mandato di rivedere la legge elettorale e poi….
No, il poi non è dato sapere con esattezza.
Attivissimi grillini, destra di matrice missina e Lega uniti sia nella bocciatura del quesito referendario sia nell’eleganza dei modi e dei termini usati. Rivitalizzati e ringalluzziti dalla vittoria di Trump, cercano di accreditarsi presso il loro neo Mentore con una campagna elettorale i cui toni farebbero impallidire lo sceneggiatore della saga del “Er Monnezza”. Bombolo, buonanima, compreso. Tutti costoro reclamano immediate elezioni anticipate, senza se e senza ma.
E che dire di quelli a sinistra del PD – Sinistra Italiana, SEL, Rifondazione Comunista, Possibile di Pippo Civati e certamente ho dimenticato qualche altra sigla – divisi su tutto ma uniti da un’unica ossessione: Matteo Renzi, il cui difetto principale, in parte condivisibile, sarebbe quello di avere scarsa dimestichezza con politiche, idee e strategie della sinistra e di aver concepito una riforma minacciosa per la democrazia. Queste accuse, prescindendo qui dal merito, difettano di due elementi fondamentali: chiarire qual è la loro idea di sinistra (Enrico Rossi, ad esempio, potrebbe essere un possibile interlocutore?) e quali riforme costituzionali ritengono necessarie ed indefettibili. Magari se molti di loro fossero rimasti nel PD o vi fossero entrati, ora la dialettica interna sarebbe stata diversa e, in prospettiva, l’asse del Partito spostato nella direzione da loro (a parole) auspicata.
Tutto questo variegatissimo miscuglio di persone, partiti e movimenti – notare il dispendio di battute e spazi per evitare il termine, inopportuno e censurabile, di “accozzaglia” – si sono eretti a baluardi della Costituzione della Repubblica Italiana e della sua immodificabilità, salvo poi calpestarla quotidianamente.
Vorrei, infatti, sommessamente ricordare a tutti i crociati del NO che i nuovi governi e/o eventuali elezioni anticipate, non vengono decisi dalla rete o da qualsiasi altro dirigente di partito (Renzi compreso), ma dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento. E sono poteri, questi, esclusivi e non oggetto di alcuna modifica, a differenza della riforma costituzionale Berlusconi-Bossi-Fini del 2006. Così, giusto per ricordarlo quando parliamo di deriva autoritaria.
Ha ragione Giorgio Napolitano, questa riforma non contiene nulla di miracolistico. La sua approvazione o il suo rigetto non avrà alcuna ripercussione drammatica sulle dinamiche sociali, politiche ed economiche del Paese. E’ comunque un primo utile passo in avanti. Non ci sto al giochino dei “se”. Per me non basta la mossa. E’ così che difendo la Costituzione e la legalità formale che la ispira.