Sabato 2 giugno, all’età di 85 anni, è morto Michel Rocard. È stato segretario, primo ministro, eurodeputato, ministro, senatore, sindaco, ma soprattutto militante del Partito Socialista Francese. Avversario storico di François Mitterand. Pioniere della socialdemocrazia e mentore di una generazione intera di socialisti. Il suo grande sogno era di diventare Presidente della Repubblica, ma questo sogno non si è mai realizzato. Oggi, però, nel Partito Socialista, nei ministeri, nei think tank della sinistra che sognava di rifondare, sono molti i suoi discepoli, nutriti da quella “seconda sinistra” realista e ridistribuiva che aveva finito per incarnare.
Il quotidiano Le Monde lo ricorda così: «La sua sinistra era una sinistra socialdemocratica “liberata” dal marxismo, una sinistra riformista agli antipodi dell’illusione rivoluzionaria, una sinistra regolatrice piuttosto che dirigista, decentralizzatrice piuttosto che giacobina, sociale piuttosto che statalista: questa è l’eredità di Michel Rocard».
Michel Rocard che era, sempre secondo Le Monde, «spontaneo se non addirittura impulsivo, sincero se non addirittura naïf, maldestro ma spesso e volentieri calcolatore; predicatore di un “parlare vero”, tavolta devastatore, che era in grado di maneggiare senza mai utilizzare un linguaggio basso; […] oratore spesso oscuro, ma, fuori dalle tribune, di un approccio semplice e diretto. Assillato dall’idea di essere ascoltato, riconosciuto, rispettato».
Rocard incarnava l’accezione più nobile dell’azione pubblica: quella che non strumentalizza le idee al servizio della mera conquista ed esercizio del potere. La sua politica cercava senza tregua di comprendere il presente per immaginare, con sguardo lungo, l’avvenire, costruire un “progetto di società”, fuggendo così alla dittatura dell’adesso e dell’istante.