La giornata di Enrico Rossi dopo la notte dell’aggressione alla Festa dell’Unità di San Miniato inizia molto presto. Il tempo di riposare qualche ora e si torna immediatamente al lavoro negli uffici della Presidenza della Regione Toscana in piazza Duomo. Dopo però, per tranquillizzare tutti, aver postato all’alba su Facebook:
“Sono stato aggredito da un violento alla Festa dell’Unità di San Miniato: mi ha scaricato addosso un secchio di letame. Mi sono lavato e rivestito con abiti prestati dai compagni e ho ripreso il dibattito in altro luogo della festa, che purtroppo era disturbato dalla musica del ballo. Se pensano di fermarmi così si sbagliano di grosso. Ai compagni di San Miniato dico che ci rivedremo a settembre per discutere insieme il mio libro “Rivoluzione socialista” “.
A metà mattinata la decisione di convocare una conferenza stampa per raccontare e commentare l’accaduto. Rossi rivela anche particolari inediti. L’incontro, prima che l’intervista avesse inizio, con la persona che di lì a poco lo aggredirà, il quale gli annuncia che la serata sarebbe stata per lui (Rossi) “terribile”.
Rossi racconta tutto l’iter della delibera che avrebbe suscitato la reazione sconsiderata del macellatore di ovini per il consumo da parte di persone di religione islamica. Una delibera regionale del 2009 stabilisce il limite di 40 capi all’anno. “Il caso – spiega il Presidente della Toscana – sta nelle carte”. Contrariamente a quanto l’aggressore racconta, “questo signore – dice Rossi – è stato ricevuto più di una volta in Regione dal mio capo di gabinetto e dal dipartimento sanitario, chiedendo di ampliare l’attività della cosiddetta macellazione per l’autoconsumo degli agnelli, passando dai 40 capi fissati per legge a 200”.
“Le istituzioni toscane – spiega – non sono certo chiuse o refrattarie dall’ascoltare i cittadini”, ma la normativa dell’Unione Europea non permette questo, e per un numero così alto di capi l’unica strada è “aprire un macello e sottostare a tutte le regole sanitarie previste”.
In un primo momento Rossi aveva pensato di non denunciare l’autore del gesto “perché non porto rancore”, in mattinata, però, ha maturato un’altra idea, la possibiltà di sporgere denuncia “perché episodi del genere non si ripetano”. Al Presidente della Toscana interessa un’altra questione, il rispetto della legalità e delle regole. Nei prossimi giorni si recherà dal Procuratore della Repubblica di Pisa per portare all’attenzione la questione della macellazione clandestina, perché nel territorio ci sono “zone d’ombre sulle quali verificare. La macellazione clandestina è vietata per legge e non ci sono religioni, riti o credenze che possono giustificarla”.
L’episodio di cui è rimasto vittima il Presidente toscano è una novità assoluta per le Feste dell’Unità. “Io – dice Rossi – ho sempre girato liberamente da solo per la Toscana, e vorrei continuare a farlo. “E’ giusto – prosegue – che ci sia protezione nei luoghi pubblici. Nel mio libro scrivo che i partiti debbano essere strutturati. Quando un tempo lo erano, non si notava e non si diceva, ma c’era anche il servizio d’ordine. Quanto accaduto deve far riflettere sotto questo aspetto. Una certa debolezza nell’organizzazione è evidente”.
Rossi ringrazia tutti “i compagni e gli amici che mi hanno pulito e rivestito. Uno é anche andato a casa a piedi nudi per darmi le sue scarpe”.
Numerosissime le telefonate di esponenti toscani e nazionali del Pd, dal segretario regionale Dario Parrini al vice segretario nazionale Lorenzo Guerini, al presidente del Pd Matteo Orfini a Gianni Cuperlo, fino all’ex presidente della Toscana Vannino Chiti. Hanno telefonato per esprimere anche il sindaco di Livorno Nogarin e i 5Stelle. Solidarietà anche da Forza Italia.
Già nella notte era arrivata a Rossi la telefonata di Matteo Renzi. Racconta Rossi: ”Mi voleva abbracciare, ma l’ho messo in guardia”!
In giornata telefona ad Enrico Rossi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per esprimergli “solidarietà e vicinanza”
La vicenda solleva il problema del linguaggio politico di oggi che ha fatto di Enrico Rossi quasi una vittima predestinata di questo clima di odio e di demonizzazione di quello che da avversario politico oggi viene visto solo come nemico. Rossi si è sempre mosso in assoluta libertà, senza scorta. Dopo l’aggressione della notte scorsa forse non potrà più farlo. “Consiglierei a tutti – è il suo auspicio – di abbassare i toni. Che la politica resti confronto di idee. E personalmente non verrò meno rispetto ai miei impegni ed obiettivi. Andrò avanti per la mia strada”. Più delle parole, a volte serve il silenzio. “Mi ha colpito – osserva Rossi – il video del Papa ad Auschwitz: la lezione politica e morale che arriva da Papa Francesco è molto importante, fra l’altro da una persona che stimo molto. Il silenzio in questo momento credo che sia il vero comportamento da prendere come esempio”. Rossi ricorda anche Enrico Berlinguer. Ieri era l’anniversario dell’intervista concessa ad Eugenio Scalfari 35 anni fa. “Allora – fa notare – la politica era lotta per le idee”.
Per chiudere, riportiamo pari pari e facciamo nostro un post del profilo Gramnsciani per Enrico Rossi: “Destano estrema preoccupazione le dichiarazioni di Giovanni Cialdini riportate questo pomeriggio da due quotidiani locali. Cialdini in un video dichiara di essere pronto a “ripetere il gesto” e in un’altra intervista si dice convinto che “altri faranno la stessa cosa”. Parole che rischiano di innescare pericolosi fenomeni di emulazione e che già ora stanno generando in rete centinaia di messaggi dal contenuto delirante e violento. Il sintomo del degrado e della pornografia massmediale è nella assoluta indifferenza morale con cui si dà tribuna all’autore di un reato che rivendica il diritto di violare la legge, edificando il falso mito di un forcone sanculotto”.
—
Nella foto di copertina: Enrico Rossi sul palco di una manifestazione sindacale del Primo Maggio a Piombino