Non è vero che la sinistra è in impasse. Sembra. In realtà, metabolizzato il mazziatone elettorale, è tutto un pullulare di strategie e aspiranti leader. L’Argine è in grado di anticipare gruppi, correnti e candidati.
Il Giglio Magico. A differenza di una narrazione pregiudizialmente antirenziana, la possibilità di accedere a questo ristretto ed esclusivo gruppo non dipende dall’assoluta e acritica fedeltà a Matteo Renzi: la discriminante è il lampredotto. Solo chi apprezza incondizionatamente l’abomaso di bovino può accedervi. La vittima più illustre è stata Gianni Cuperlo. Quest’ultimo alla sola vista dava di stomaco. Sostituito da Matteo Orfini che era munito di adeguata copertura. Non a base di lanzoprazolo, ma di pelo.
La predilezione per un piatto tipico della cucina popolare fiorentina non deve, però, trarre in inganno, perché la modernità e il futuro non mancano anche in questo caso: il lampredotto non sarà accompagnato dal solito e superato Chianti Gallo Nero, ma dallo spritz. Non è stata comunque ancora trovata una sintesi tra Luca Lotti che fa pressioni per uno spritz con Campari, e Maria Elena Boschi che propende per l’Aperol. Chi tra i due prevarrà sarà il candidato alla segreteria del PD.
Harambee. E’ l’originale nome con cui Matteo Richetti ha battezzato la sua corrente. Il fatto che il termine sia di origine africana ha già destato irritazione in Marco Minniti, ma ha trovato l’entusiastica adesione di Sergio Marchionne nel momento in cui ha scoperto che in lingua Kiswaili è un’espressione usata dal capo degli operai per richiedere loro un ulteriore sforzo collettivo.
Club Tenco. I leader di riferimento sono Andrea Orlando e Maurizio Martina. Anche in questo caso c’è un problema di sintesi. Il primo vede in “Vedrai, Vedrai” la piattaforma programmatica per il futuro della sinistra (Vedrai, Vedrai/ Vedrai che cambierà/Forse non sarà domani/ Ma un bel giorno cambierà), il secondo propende per “Un Giorno dopo l’altro” (e gli occhi intorno cercano/ quell’avvenire che avevano sognato/ma i sogni sono ancora sogni/ e l’avvenire ormai quasi passato). Oggettivamente l’opzione Martina rappresenta meglio storia e presente della sinistra.
Te c’hanno mai mannato. Il riferimento alla celebre canzoncina di Alberto Sordi non deve trarre in inganno perché si tratta della corrente che fa capo a Debora Serracchiani la quale, infatti, deve le sue fortune politiche ad una grande intuizione che da Nanni Moretti in poi è diventato un brand a sinistra: trattare a pesci in faccia il leader di turno. Fu così che, dopo aver pubblicamente umiliato Walter Veltroni, si trovò catapultata in Parlamento. Da allora, però, i prestigiosi incarichi istituzionali nazionali e regionali, hanno prodotto un notevole salto di qualità, per questo la mozione congressuale dell’attuale Governatrice del Friuli Venezia Giulia avrà un titolo inequivocabile: “Andate tutti affanculo!”.
Ditegli sempre di sì. Non è una corrente organizzata, ma il nome che il direttore Mario Calabresi ha dato alla redazione de “la Repubblica”. Il riferimento alla celeberrima commedia di Eduardo trae origine dalle continue piroette di Eugenio Scalfari rispetto al PD e, in particolare, a Matteo Renzi. In vista del probabile congresso dei democratici, il suggerimento dato da Calabresi ai suoi collaboratori e di schierarsi ufficialmente con il candidato indicato dal fondatore del giornale, ma in realtà scrivere e appoggiare che e chi gli pare a ciascuno di loro. Si chiama, ufficialmente, “ricca pluralità di posizioni”.
Buti gol. Anche a sinistra del PD si muove qualcosa e il più attivo pare essere Enrico Rossi. Il nome dato alla sua area è il rivoluzionario tentativo di unire pisani e fiorentini in una prospettiva politica comune. Il simbolismo usato è davvero promettente: il paese pisano rosso per eccellenza e il vero leader riconosciuto da sempre a Firenze: Gabriel Batistuta.
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Foto in evidenza: La delegazione del Pd si reca al Quirinale per il primo turno di consultazioni