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Serena Spinelli: “Liberi e Uguali, alternativi a destra, 5Stelle e al Pd”

Non potranno essere le banche, la composizione dei collegi, la popolarità dei leader, le fake news, le possibili alleanze post voto a scandire la campagna elettorale delle prossime elezioni politiche di primavera. Non potranno essere questi, almeno non potranno esserlo per Liberi e Uguali, i temi su cui concentrare le energie. Ora come non mai dobbiamo creare qualcosa di nuovo, proprio come abbiamo detto nelle nostre tante assemblee e confermato il 3 dicembre a Roma, quando con Pietro Grasso abbiamo lanciato “Liberi e Uguali”. Quel qualcosa di nuovo adesso dovrà costruire un programma, una proposta politica seria che richiami a raccolta il popolo della sinistra, i tantissimi delusi delle esperienze passate, i milioni di giovani che hanno il diritto e il dovere di occuparsi del proprio futuro.

Adesso siamo chiamati a formulare la miglior proposta possibile, a un impegno straordinario in una campagna elettorale nella quale non mancheranno attacchi e tentativi di delegittimazione. Tocca a ognuno di noi darsi da fare affinché il progetto unitario della sinistra, raccolto in Liberi e Uguali, ottenga alle elezioni politiche di marzo il miglior risultato possibile. Da questo dipenderà molto del futuro della sinistra in Italia.
Abbiamo trascorso mesi organizzando dibattiti, riunioni, assemblee in cui ci siamo detti e ridetti che era necessario leggere fino in fondo la società in cui viviamo, dando gambe a una forza politica che sarebbe stata strumento di lotta e di giustizia sociale. Bene, abbiamo fatto tanto. Ci siamo definiti, credo adeguatamente, Liberi e Uguali, e ci siamo detti che saremmo stati alternativi, alla destra e al M5S ovviamente, e anche al Pd. Sfidanti e alternativi, collegio per collegio, non tanto con i nomi dei candidati, o per il gusto di personali duelli, ma con i valori, le idee, i programmi per il Paese e i territori.

A maggior ragione perché, dopo una lunga stagione segnata, tra più ombre che luci, dal predominio del maggioritario, alle prossime elezioni avremo a disposizione, con pregi e difetti, un sistema elettorale prevalentemente proporzionale, nel quale tutte le forze sono indotte a misurarsi singolarmente. Ma che vedrà, però, proprio nei collegi uninominali – dove peraltro, non a caso, noi di Liberi e Uguali saremo più in difficoltà – un forte elemento di traino per i voti sul simbolo della lista. Insomma, visto che non c’è neppure il voto disgiunto, come peraltro avevamo proposto, avere candidati in grado di raccogliere molti consensi nei collegi uninominali, è un grande vantaggio anche per la lista.

Alle forze politiche il compito quindi di confrontarsi serenamente su proposte e programmi; al futuro Parlamento il compito (difficile) di formare il prossimo Governo. Di certo, purtroppo, c’è poco. Se non che maggiore sarà il consenso raccolto da “Liberi e Uguali”, maggiore e più autorevole sarà la nostra rappresentanza parlamentare, maggiori saranno le possibilità di incidere da sinistra sulle decisioni e sulle politiche nazionali dei prossimi mesi e anni. E poi di certo c’è che quando si corre, si corre per vincere, senza calcoli né eventuali patti di non belligeranza, che senz’altro non sarebbero percepiti come il massimo della chiarezza agli occhi degli elettori.

Non siamo stati noi, intendo la sinistra tutta, a volere questa legge elettorale, che oltre a non essere garanzia né di governabilità né di rappresentatività, altro non farà che avvantaggiare la destra, che anche stavolta nasconde i dissapori sotto al tappeto presentandosi unita alle elezioni. Da tempo il Pd ha scelto di non svolgere più il compito di garantire uno spazio nel quale trovassero piena agibilità politica le proposte di una sinistra plurale, moderna ed europea, di cui il nostro Paese ha bisogno, oggi più che mai. Insomma, nonostante gli sforzi del soldato Fassino, che la ricomposizione pre-elettorale di un centro-sinistra, dove il PD fa il centro e Liberi e Uguali la sinistra, fosse difficilmente percorribile era nelle cose. Insomma, al di là dei fatti politici di quest’anno e più recenti, bisognava pensarci prima.

Noi la nostra scelta l’abbiamo fatta. A sinistra adesso c’è una nuova proposta unitaria, che risponde alla necessità di (ri)costruire una formazione che senza veti proponga misure di redistribuzione della ricchezza, di lotta alla povertà, di investimenti sul lavoro, per i diritti, per un futuro dignitoso per i giovani. Attorno a Liberi e Uguali ci sono energie ed entusiasmo, che hanno bisogno di essere incanalati in una proposta politica credibile e attuale. Una proposta politica che contenga misure inevitabilmente diverse da quelle attuate finora, e che sia rappresentata dai volti migliori e più preparati di questa nuova formazione.

Misure diverse e soprattutto nuove, rispetto a quelle che negli ultimi anni hanno contribuito ad allargare la forbice delle disuguaglianze, ma anche a quelle di un centrosinistra storico la cui ricetta appare oggi insufficiente a far fronte a un quadro sociale ed economico radicalmente mutato. Perché ad essere mutata è la cornice di senso, per la prima volta l’attesa del futuro non è associata a un miglioramento delle condizioni di vita. Per la prima volta ci sono più probabilità che le generazioni future stiano peggio, piuttosto che meglio, della nostra. E per ribaltare questa prospettiva serve una sinistra che non può limitarsi a correggere le virgole di fronte al predominio del mercato e della finanza, che ritrovi il proprio compito storico avendo la capacità di proiettarlo nella complessità del presente e soprattutto nel futuro.

Magari non sarà il Pd il nostro principale avversario, non dipenderà solo da noi, ma va da sé che nei collegi tutte le forze presenti saranno nostri competitori. Perché con questa legge è così che tecnicamente funziona e soprattutto perché le nostre sono proposte diverse, che partono da una ferma critica nel merito delle politiche che il Pd al Governo ha elaborato e sostenuto ad ogni costo, incurante delle ferite che queste hanno creato nel corpo sociale e nella nostra comunità. So bene anch’io che nel Pd ci sono ancora tante persone di buona volontà, che hanno davvero a cuore le sorti del Paese e che sono convinti che queste passino attraverso l’unità del centrosinistra, che le nostre idee possano coincidere su alcuni punti, così come credo che altri punti di contatto ci siano con le forze che si stanno organizzando alla nostra sinistra e soprattutto nella società, nelle associazioni, nel volontariato, nella cooperazione internazionale, nell’ambientalismo. Ma laddove i nostri punti programmatici non sono alternativi, trarranno comunque maggior forza dalla propria autonomia.

Sono dell’idea che a questo concetto dobbiamo rimanere fedeli, e che dalla chiarezza e dalla radicalità sociale del nostro programma, passi la concretezza e la credibilità della nostra proposta. Così come dobbiamo mantenere quella volontà che in questi mesi ci siamo più volte ripetuti: recuperare quel popolo disperso, privato di una rappresentanza politica, che in gran parte diserta le urne, orfano di una sinistra di governo in grado di perseguire una società più giusta, uno sviluppo inclusivo, un modello economico e sociale con più opportunità per tutti. Per farlo non serve iniettare nelle vene dei nostri militanti e potenziali elettori massicce dosi di realismo politico evocando accordi al ribasso, ma risvegliare una speranza di cambiamento e di partecipazione.

Scrolliamoci di dosso ogni malcelata subalternità, senza il timore di non essere abbastanza forti o di poter disturbare qualcuno. Ma con l’obiettivo di essere riconoscibili nella proposta e competitivi al massimo in tutti i collegi. In tutti i territori dovremo metterci alla prova, anche a livello organizzativo, chiedendo uno sforzo di partecipazione condiviso e necessario. E anche per iniziare finalmente ad allungare lo sguardo, a costruire qualcosa che guardi oltre le elezioni e il flipper delle candidature, per poi crescere e radicarsi nei territori e nel Paese come una nuova forza della Sinistra nazionale ed europea.
Ecco perché non condivido le ventilate ipotesi di pseudo-accordi di “non eccessiva belligeranza” con il Pd sui collegi, così come non la condividono tanti militanti sul territorio, che ne sono rimasti a dir poco confusi, perché è controproducente. Non solo per Liberi e Uguali, ma in fondo per entrambi.

È vero, c’è un rischio Austria anche in Italia. Le destre, anche quelle più estreme, cavalcano il malcontento di una società impoverita a cui non viene data altra medicina che quella della paura e dell’odio. Tutto questo non è ‘risorto’ per caso, ma per ragioni precise che hanno incrementato la povertà e le disuguaglianze sociali. Per costruire un’alternativa a questa situazione, di cui neppure i governi di centrosinistra ne sono responsabilmente esclusi – abbiamo sì poco tempo, ma allo stesso tempo una forte convinzione. Se è vero che conosciamo le cause, che andiamo elencando da diverso tempo, ora dobbiamo elaborare un programma, un nostro pacchetto di proposte che siano in grado di migliorare la vita delle persone; che siano percepite come vere e realizzabili. La fiducia che saremo riusciti a raccogliere sarà direttamente proporzionale alla forze che potremo mettere in campo, a disposizione di tutte le forze di sinistra e progressiste del Paese. Quelle che lo sono e lo saranno nei fatti, non solo perché sostengono di esserlo.

Anche rispetto al nostro contributo nelle amministrazioni dove siamo forza di governo, come in Toscana, insieme al PD, questo chiaramente non può limitarsi a ruolo di comparsa. Deve essere un rapporto leale e trasparente, con l’impegno da parte nostra di portare il più possibile un contributo innovativo alle politiche di governo, anche laddove questo significhi aprire un nuovo confronto su alcuni temi prioritari che la sinistra non può eludere. Non è solo per deformazione professionale che prendo il tema della sanità. E’ perché ci sono centinaia di migliaia di persone che rinunciano alle cure sanitarie, e perché credo che dovremmo riflettere sul modello sanitario che vogliamo promuovere, sia a livello regionale che nazionale; affinché non ci si fermi alla gestione amministrativa delle risorse ma si possa ripensarne il funzionamento, ad esempio alla luce dei mutamenti epidemiologici, della gestione delle cronicità sul territorio, insistendo su un’assistenza che sia sempre più costruita tenendo al centro la persona e i suoi bisogni, riducendo le permanenze in ospedale e le peregrinazioni tra un servizio e l’altro. Una sanità universale e pubblica, davvero per tutti, che sappia ricostruire un rapporto virtuoso tra il terzo settore, il privato sociale e il controllo e la programmazione pubblica.

Ho citato la sanità ma avrei potuto parlare del lavoro, o meglio del lavoro che non c’è visto che gli ultimi dati Istat registrano la disoccupazione al 10,7 per cento. Su questo tema come su altri, Liberi e Uguali dovrà presentarsi con una proposta politica di peso. Ed è qui che siamo chiamati a misurarci, o ancora meglio che vogliamo misurarci e competere. Non saremo noi a cadere nel tranello dei falsi temi, a cedere ad un’agenda di argomenti che ad oggi non sono la priorità per la grande maggioranza delle persone, e non lo sono soprattutto per coloro che ci proponiamo di rappresentare.
Siamo una formazione nuova e non sarà facile affrontare una campagna elettorale che si preannuncia aspra e dissipata di insidie. Ma sarà determinante farlo con generosità e coraggio, senza cercare le strade meno impervie. Sarà determinante non solo per il risultato elettorale, ma per il futuro che alla nostra nuova proposta politica vogliamo dare.

Nella foto: Maria Cecilia Guerra, capogruppo Articolo Uno-MDP al Senato; Serena Spinelli, capogruppo Articolo Uno-MDP Toscana

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