Altro che Corriere della Sera, la Repubblica o Il Fatto Quotidiano, il vero scoop giornalistico ve lo riveliamo noi de L’Argine. Come avrete appreso dalla totalità della stampa, Matteo Renzi ha dato mandato a Piero Fassino di incontrare esponenti politici delle formazioni alla sinistra del PD per verificare le condizioni di una possibile alleanza alle prossime elezioni. Bene, per MDP, complice l’indisponibilità reale o di facciata della quasi totalità dei big nazionali (e anche per evitare che con Bersani e/o D’Alema arrivassero alle mani), la delegazione era composta da chi scrive e da Carlo Notarpietro, e cioè il vecchio che avanza e il nuovo che si affaccia. Premettiamo che la nota frugalità con cui Fassino affronta i pranzi di lavoro e la sua altrettanto nota astèmia, ci ha indotto ad assumere un atteggiamento di ingiustificata e pregiudiziale diffidenza. Comunque l’incontro è cominciato in maniera cordiale e ha virato immediatamente sulle corde della comune condivisione degli ideali e della passione che per lunghissimo tempo ci ha uniti. Citazioni di Berlinguer e di Di Vittorio sul valore assoluto dell’unità e un perfido richiamo a Vladimir Ilic Ulianov e all’estremismo quale malattia infantile del comunismo. Ero già sul punto di capitolare, quando mi è venuto in soccorso Notarpietro ricordando, con la coraggiosa sfrontatezza dei giovani, che, appunto, oggi abbiamo a che fare non con la visione della società di quegli storici dirigenti di partito e del sindacato, che facevano della cultura e delle competenze un valore imprescindibile su cui individuare, formare e selezionare le classi dirigenti. I Lotti, i Rosato, le Boschi, e via elencando, formatisi con Federico Moccia e Fabio Volo (con tutto il rispetto), hanno una visione del mondo un tantino più limitata, un respiro culturale e politico un tantino più ristretto, purtroppo. Era il caso, quindi, che l’arma segreta di Renzi, il dirigente che rappresentava l’unica garanzia di successo, ci spiegasse su quali punti riteneva si potesse trovare un’intesa.
Fassino non è solo un uomo colto ed intelligente, ma anche un capace e raffinato politico.
Ci ha messi in guardia sui rischi di un eventuale successo del centrodestra o, peggio, del populismo grillino, sostanzialmente reazionario ed inconcludente, a cui sarebbero esposte proprio quelle fasce di popolazione che intendiamo rappresentare e riscattare. L’onda lunga del “trumpismo”, dell’antisemitismo che si manifesta in larga parte d’Europa, dei tanti fascismi, deve necessariamente essere fermata. Attardarsi su ciò che ci ha diviso può essere pericoloso per il futuro della democrazia stessa . Una sintesi è urgente trovarla e non possono essere d’ostacolo personalismi e veti. Non è accettabile, ci ricorda, che non si riconosca il consenso che due milioni, tra iscritti e simpatizzanti del PD, hanno attributo a Matteo Renzi alle ultime primarie. Metterne in discussione la leadership sarebbe un’ingerenza in questioni di altri partiti e non avremmo alcun titolo per porla. Il problema, conclude, non è il futuro personale di questo o quel dirigente politico, ma quale futuro per l’Italia e per l’Europa.
Nessuna nostra perplessità su quanto esposto da Fassino. La condivisione degli scenari che ci ha prospettato è assoluta. Così come di assoluta rilevanza è il tema delle alleanze, ma alcuni aspetti devono essere immediatamente chiariti, sia dal punto di vista dell’analisi che delle prospettive programmatiche.
Le destre, i nuovi e vecchi fascismi, i populismi che preoccupano gran parte del Vecchio Continente, emergono o riemergono in virtù di loro meriti, della loro proposta politica, o per la progressiva debolezza della sinistra, del suo pensiero, della sua elaborazione culturale? Casa Pound ha semplicemente occupato il posto che storicamente la sinistra occupava nelle periferie delle città e dell’intero Paese e che ha lasciato vacante. Laddove c’era qualcuno che indirizzava la paura verso la possibilità e la fiducia nel riscatto, in un domani migliore, ora c’è qualcuno che quella paura alimenta e la indirizza verso l’intolleranza e la sfiducia nella politica. Non è anche per questo (soprattutto per questo) che, ad esempio, abbiamo perso Torino? Se dodici milioni di italiani rinunciano a cure mediche specialistiche perché non hanno risorse economiche sufficienti, la sinistra non deve sentirne il peso e la responsabilità per aver contribuito, anche se marginalmente, a determinarlo? Se le risorse per la sanità e l’istruzione pubblica sono insufficienti a garantire prestazioni sanitarie e istruzione adeguate, è il caso di intervenire immediatamente già nella prossima legge di bilancio? Se il 97% dei contratti di lavoro sono atipici e precari, senza tutele e senza diritti, non è compito della sinistra porre rimedio ad errori che sono anche, e soprattutto in questo caso, suoi magari votando la proposta di legge di MDP e Sinistra Italiana sulla reintroduzione dell’art. 18 e per porre un freno ai licenziamenti disciplinari e collettivi? Se si limitano gli investimenti pubblici per la messa in sicurezza del territorio, ad alto moltiplicatore e che garantirebbe un alto tasso di occupazione soprattutto nel Mezzogiorno, e si continua a privilegiare bonus indiscriminati ed inutili, non si commette un gravissimo errore? Se anche la sinistra aderisce all’idea che l’immigrazione rappresenti un problema per la sicurezza nazionale e ci si affida alle milizie libiche per limitare gli sbarchi, non è arrendersi ai peggiori istinti reazionari?
Se non si discute e si riflette seriamente su tutto ciò, quale alleanza sarà in grado di sconfiggere coloro che su quei ritardi, su quegli errori stanno costruendo le proprie fortune politiche?
Erano sinceramente prevedibili le obiezioni di Fassino secondo il quale non è possibile chiedere l’abiura delle politiche dei governo Renzi e Gentiloni e che il futuro si costruisce guardando avanti.
Caro Piero, nel nostro documento programmatico ci impegniamo “cambiare la vita delle persone”, vogliamo debellare non solo la condizione di precarietà, ma anche quella di “infelicità” nella quale sono costretti a vivere milioni di nostri giovani. Abbiamo la speranza e l’ambizione di fare della politica qualcosa che torni ad appassionare e ad emozionare. E ad indicare un nuovo orizzonte certo, anche a costo di sacrifici personali.
“Per passione ho fatto tanti passi indietro, passi che altri non avrebbero mai fatto”. L’hai detto tu, lo hai scritto.
Queste sono le condizioni concrete su cui confrontarci. Aspettiamo fiduciosi una proposta altrettanto concreta dal PD. Nel frattempo io e Carlo sorseggiamo soddisfatti due spritz.
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Foto di copertina: Piero Fassino