La domanda che mi sono posto negli ultimi giorni di campagna elettorale è se nonostante i risultati elettorali, soprattutto nel caso in cui questi sarebbero stati negativi, noi saremmo stati in grado di continuare a lottare.
Come una zanzara in estate mi ha perseguitato costantemente l’idea che un fallimento elettorale non avrebbe significato altro che la rinuncia agli ideali, ai valori, alla lotta per la dignità del lavoro, per il contrasto alle disuguaglianze sociali ed economiche, per il riconoscimento dei diritti civili, per un’università più equa, per un’Europa più solidale, per una rinascita culturale, soprattutto tra le nuove generazioni, che faccia fronte alla continua crescita di fascismi ed affini. Dopo il 5 marzo saremmo stati in grado di continuare a lottare per un’Italia più giusta?
Ciò che non ho mai preso seriamente in considerazione è che questo risultato elettorale non è che un frammento di un lungo progetto, ma che oggi è chiaro deve essere guardato, studiato ed analizzato nel profondo.
E la risposta è che sinceramente non lo so ancora se saremo o meno in grado, ma sono certo di una cosa: ne varrà la pena.
La passione politica, ma soprattutto per degli ideali e dei valori che possano essere le fondamenta di una rigenerazione della Sinistra, per una riforma dell’Italia e dell’Europa, non può essere messa da parte e soprattutto non può essere sconfitta da chi oggi innegabilmente ha vinto le elezioni e si trova su una sponda completamente opposta alla nostra, mettendo seriamente a rischio il nostro paese e promuovendo politiche che andranno a gravare sugli italiani, ed in particolare sulle fasce più deboli ed indifese, miseramente rappresentante all’interno degli organi istituzionali.
Organi istituzionali dentro i quali Liberi e Uguali ha una presenza risicata, e a malincuore dico, con tutto il rispetto e la stima per la classe dirigente che ci ha guidato, completamente inadatta per il contesto politico nel quale viviamo.
L’elettorato la differenza tra Matteo Renzi e Nicola Fratoianni non è stato in grado d’inviduarla, noi non siamo stati in grado né di far comprendere le nostre scelte né di costruire un’alternativa che intercettasse il mondo al quale ci rivolgevamo. E quelli che ci hanno sentiti, che ci hanno ascoltati e che non ci hanno mandato a fanculo perché ci presentavamo per l’ennesima volta hanno preferito un’altra storia, un nuovo racconto (7% ex voti Bersani 2013, oggi al M5S) o sono rimasti a casa (Emilia Romagna, affluenza -4%).
Dai dati possiamo tirare fuori numerose ed altre considerazioni come la completa inutilità dei nomi dei collegi uninominali o dei motivi per cui non siamo arrivati alla gente, avendo un’infinita lista di punti e di criticità da evidenziare e risolvere a partire dalla mancata chiarezza e coraggio nel parlare di alcuni temi come le alleanze di governo o l’Europa, la completa incapacità di apparire come una novità, come l’antiestablishment. Ci siamo fermati per mesi interi su noi stessi senza cavare un ragno dal buco ed nelle sedi opportune a fianco delle criticità io credo si debbano anche cominciare a studiare e a scrivere le soluzioni.
Noi giovani siamo costretti, e forse è un bene, ad una lunga e dolorosa riflessione, ad un lungo e doloroso lavoro di ripensamento completo dei contenuti e dei contenitori che fino ad oggi abbiamo portato avanti. Siamo costretti a tenere le fila e ad essere protagonisti di questo processo.
Dobbiamo continuare a lottare per un’Italia più giusta e sono convinto che per ricostruirla si debba ripartire da un tavolo largo, da un coinvolgimento forte di tutti quei ragazzi e di tutte quelle ragazze che fino a ieri non siamo riusciti ad agganciare, perché senza di loro non andremo da nessuna parte, saremo condannati all’invisibilità politica. E saremo condannati anche all’invisibilità anche se non torneremo strada per strada, azienda per azienda, casa per casa, ma stavolta dobbiamo tornarci preparati.
Non sarà tra un mese che otterremo risultati, sarà forse alla prossima tornata elettorale, probabilmente non prima di diversi anni, ma si riparte subito. Entusiasti e sicuri che quello in cui crediamo non solo è giusto, ma sarà il futuro.
—
Foto di copertina: Yuri Ferrari (MGS) ad una iniziativa di Liberi e Uguali
Yuri Ferrari: saremo ancora in grado di lottare per un’Italia più giusta?
La domanda che mi sono posto negli ultimi giorni di campagna elettorale è se nonostante i risultati elettorali, soprattutto nel caso in cui questi sarebbero stati negativi, noi saremmo stati in grado di continuare a lottare.
Come una zanzara in estate mi ha perseguitato costantemente l’idea che un fallimento elettorale non avrebbe significato altro che la rinuncia agli ideali, ai valori, alla lotta per la dignità del lavoro, per il contrasto alle disuguaglianze sociali ed economiche, per il riconoscimento dei diritti civili, per un’università più equa, per un’Europa più solidale, per una rinascita culturale, soprattutto tra le nuove generazioni, che faccia fronte alla continua crescita di fascismi ed affini. Dopo il 5 marzo saremmo stati in grado di continuare a lottare per un’Italia più giusta?
Ciò che non ho mai preso seriamente in considerazione è che questo risultato elettorale non è che un frammento di un lungo progetto, ma che oggi è chiaro deve essere guardato, studiato ed analizzato nel profondo.
E la risposta è che sinceramente non lo so ancora se saremo o meno in grado, ma sono certo di una cosa: ne varrà la pena.
La passione politica, ma soprattutto per degli ideali e dei valori che possano essere le fondamenta di una rigenerazione della Sinistra, per una riforma dell’Italia e dell’Europa, non può essere messa da parte e soprattutto non può essere sconfitta da chi oggi innegabilmente ha vinto le elezioni e si trova su una sponda completamente opposta alla nostra, mettendo seriamente a rischio il nostro paese e promuovendo politiche che andranno a gravare sugli italiani, ed in particolare sulle fasce più deboli ed indifese, miseramente rappresentante all’interno degli organi istituzionali.
Organi istituzionali dentro i quali Liberi e Uguali ha una presenza risicata, e a malincuore dico, con tutto il rispetto e la stima per la classe dirigente che ci ha guidato, completamente inadatta per il contesto politico nel quale viviamo.
L’elettorato la differenza tra Matteo Renzi e Nicola Fratoianni non è stato in grado d’inviduarla, noi non siamo stati in grado né di far comprendere le nostre scelte né di costruire un’alternativa che intercettasse il mondo al quale ci rivolgevamo. E quelli che ci hanno sentiti, che ci hanno ascoltati e che non ci hanno mandato a fanculo perché ci presentavamo per l’ennesima volta hanno preferito un’altra storia, un nuovo racconto (7% ex voti Bersani 2013, oggi al M5S) o sono rimasti a casa (Emilia Romagna, affluenza -4%).
Dai dati possiamo tirare fuori numerose ed altre considerazioni come la completa inutilità dei nomi dei collegi uninominali o dei motivi per cui non siamo arrivati alla gente, avendo un’infinita lista di punti e di criticità da evidenziare e risolvere a partire dalla mancata chiarezza e coraggio nel parlare di alcuni temi come le alleanze di governo o l’Europa, la completa incapacità di apparire come una novità, come l’antiestablishment. Ci siamo fermati per mesi interi su noi stessi senza cavare un ragno dal buco ed nelle sedi opportune a fianco delle criticità io credo si debbano anche cominciare a studiare e a scrivere le soluzioni.
Noi giovani siamo costretti, e forse è un bene, ad una lunga e dolorosa riflessione, ad un lungo e doloroso lavoro di ripensamento completo dei contenuti e dei contenitori che fino ad oggi abbiamo portato avanti. Siamo costretti a tenere le fila e ad essere protagonisti di questo processo.
Dobbiamo continuare a lottare per un’Italia più giusta e sono convinto che per ricostruirla si debba ripartire da un tavolo largo, da un coinvolgimento forte di tutti quei ragazzi e di tutte quelle ragazze che fino a ieri non siamo riusciti ad agganciare, perché senza di loro non andremo da nessuna parte, saremo condannati all’invisibilità politica. E saremo condannati anche all’invisibilità anche se non torneremo strada per strada, azienda per azienda, casa per casa, ma stavolta dobbiamo tornarci preparati.
Non sarà tra un mese che otterremo risultati, sarà forse alla prossima tornata elettorale, probabilmente non prima di diversi anni, ma si riparte subito. Entusiasti e sicuri che quello in cui crediamo non solo è giusto, ma sarà il futuro.
—
Foto di copertina: Yuri Ferrari (MGS) ad una iniziativa di Liberi e Uguali
Commenti
Yuri Ferrari
Articoli correlati
Anna Falcone: fascismo non compatibile con la Costituzione
Genova per noi